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LA COSCIENZA A POSTO. Apologo sull’onestà nel paese dei corrotti

L’URLO DI ITALO CALVINO (1980). PER L’ITALIA E PER LA COSTITUZIONE

C’era un paese che si reggeva sull’illecito. Non che mancassero le leggi, né che il sistema politico non fosse basato su principi che tutti più o meno dicevano di condividere (...)
domenica 22 gennaio 2012 di Federico La Sala
L’urlo di Pier Paolo Pasolini (1974)

LA COSCIENZA A POSTO
(Apologo sull’onestà nel paese dei corrotti)
di Italo Calvino*
C’era un paese che si reggeva sull’illecito. Non che mancassero le leggi, né che il sistema politico non fosse basato su principi che tutti più o meno dicevano di condividere. Ma questo sistema, articolato su un gran numero di centri di potere, aveva bisogno di mezzi finanziari smisurati (ne aveva bisogno perché (...)

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> L’URLO DI ITALO CALVINO (1980). PER L’ITALIA E PER LA COSTITUZIONE -- il Calvino di Ossola, oltre che rabdomante capace di prefigurare il futuro, è anche moralista classico, “grande stoico”, custode di un umanesimo sempre incompiuto.

lunedì 9 maggio 2016

Italo Calvino custode dell’invisibile

di Franco Marcoaldi (la Repubblica, 08.05.2016)

      • Italo Calvino. L’invisibile e il suo dove di Carlo Ossola Vita e Pensiero, pagg. 120, euro 13

Nel suo intenso saggio su Italo Calvino. L’invisibile e il suo dove, Carlo Ossola ripercorre l’ultradecennale tragitto letterario dello scrittore ligure. A partire dal romanzo d’esordio ( Il sentiero dei nidi di ragno), per passare poi alla trilogia fantastica, alla “filosofia del vivere” delle Città invisibili e Palomar, fino alle Lezioni americane.

È un’opera variegata quant’altre mai, quella di Calvino, ma in cui ricorrono due elementi portanti: l’ inesausto esercizio della ragione critica (con tutte le sue virtù di trasparenza, ordine, esattezza) e lo scatenamento fantastico, l’uso tumultuoso dell’immaginazione. Lo scrittore è perfettamente consapevole delle frizioni a cui questo sguardo stereoscopico può dare luogo. E soprattutto sa che “il mondo scritto” non necessariamente riesce a dare voce al “mondo non scritto”. Purtuttavia, con infinita tenacia, prosegue nel suo cammino, convinto che l’unico modo di contrastare “la perdita di forma” che dolorosamente constata nella vita, risieda proprio nella parola letteraria.

Sempre sospeso tra “fiamma” e “cristallo”, aporia e geometria, passione e calcolo, il Calvino riletto da Ossola combatte “il pulviscolo informe” che caratterizza il mondo di fuori, l’universo esteriore, con un’attenzione crescente allo sviluppo della vita interiore, a quanto si sottrae di continuo al nostro sguardo. È lì che si situa l’invisibile a cui allude il titolo ed è da lì che bisogna ripartire per riscoprire la “grana della voce”, quel timbro morale che risuona in ciascuno di noi e che va preservato a ogni costo. Non per caso il Calvino di Ossola, oltre che rabdomante capace di prefigurare il futuro, è anche moralista classico, “grande stoico”, custode di un umanesimo sempre incompiuto.


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