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Crollo sulla Catania-Siracusa sepolti dalle macerie 10 operai

sabato 24 giugno 2006 di Federico La Sala
Crollo sulla Catania-Siracusa
sepolti dalle macerie 10 operai
SIRACUSA - Drammatico incidente sul lavoro sull’autostrada Catania-Siracusa, all’altezza dello svincolo di Augusta: una rampa è crollata e ha trascinato giù gli operai che la stavano costruendo.
Una decina le persone sepolte dalle macerie e date per ferite, ma il bilancio potrebbe essere più grave. Il tratto autostradale da Siracusa per Catania e da Catania per Siracusa è bloccata e stanno arrivando i primi soccorsi.
Il crollo è (...)

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mercoledì 28 giugno 2006

Anas, inchiesta sui bilanci falsi denunciati da Di Pietro

Dopo l’esposto presentato alla Corte dei conti da Antonio Di Pietro, ministro delle Infrastrutture, la procura di Roma ha aperto un fascicolo sulla società Anas per il reato di «false comunicazioni sociali»: una delle tre irregolarità denunciate dal ministro nella gestione della società pubblica, che vigila sulle strade e autostrade. A esaminare l’esposto di Di Pietro, però, è anche la procura regionale del Lazio della Corte, che ha evidenziato alcune analogie tra le ipotesi di reato avanzate dal ministro per l’attuale management dell’Anas e «alcuni aspetti su cui la Corte dei conti si era già pronunciata in passato - come ha spiegato il procuratore generale della Corte, Claudio De Rose - in particolare negli anni 2002-2003, quando si era notata una situazione di crisi per la società delle strade».

Ma non solo. Nell’esposto del ministro, annunciato alla Camera, Di Pietro ipotizza i reati di falso in bilancio e false comunicazioni sociali per i manager dell’Anas. E ha chiesto al ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, il commissariamento della società quotata in borsa, controllata dal Tesoro.

In particolare, Di Pietro ha detto che al momento della trasformazione in spa dell’Anas erano stati conteggiati 12,5 miliardi di euro di residui passivi, vale a dire soldi impegnati per opere programmate e non ancora spesi. Allora si decise di rimodulare questo importo lasciando 6,64 miliardi come residui passivi e destinando i restanti 4,47 miliardi per nuove opere inserite nel contratto di programma. Di Pietro ha detto che è stato poi accertato che in realtà di quei 4,47 miliardi ritenuti liberi, oltre 3,7 miliardi erano ancora vincolati a precedenti progetti di investimento e che la nuova assegnazione ha prodotto un buco.

Il ministro, inoltre, ha contestato ai vertici dell’Anas di avere nascosto il livello di indebitamento effettivo - «ipotesi per cui si va dritti con i libri in tribunale» - e ha descritto la situazione dei conti della società aggiornata a fine anno, rilevando che a fronte di impegni per 19 miliardi ci sono disponibilità per 15,5 miliardi con una differenza negativa di 3,5 miliardi. Questa descrizione dei conti Anas è stata contestata poi dal presidente Vincenzo Pozzi (in una foto del febbraio 2002 a palazzo Chigi) che in una nota ha detto che non è vero che Anas ha un patrimonio inferiore ai debiti, che non ci sono stati impegni presi senza copertura finanziaria e che la criticità di cassa deriva dal credito vantato verso il Tesoro per 7,548 miliardi ma non erogato. Pozzi ha anche detto di aver offerto in questi ultimi giorni le sue dimissioni al ministro senza avere risposta e che ora ritiene che una sua uscita possa essere inopportuna per il ruolo che Anas sta giocando nella trattativa con Autostrade. Autostrade avrebbe dovuto incontrare l’Anas prima dell’assemblea di venerdì per arrivare a fornire al governo le garanzie chieste per ottenere il via alla fusione con la spagnola Abertis, ma Di Pietro ha comunque «frenato» spiegando che serve un decreto interministeriale Infrastrutture ed Economia per arrivare alla fusione.

È già rovente, intanto, il clima politico. Per Mario Tassone, vicesegretario dell’Udc, «fare ricorso alla procura della Repubblica e ai magistrati per intervenire sull’Anas significa seminare allarmismo, applicando vecchi metodi che credevo appartenessero al passato». Per le associazioni dei consumatori, invece, «il commissariamento dell’Anas da parte del ministero dell’Economia è un atto sacrosanto, qualora il presidente dell’ente, Vincenzo Pozzi, non si dimetta». E anche Paolo Galassi, presidente dei piccoli e medi industriali (Confapi), si schiera «assolutamente a fianco del ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, che ha avuto il coraggio di puntare il dito sulla gestione poco trasparente dei capitali dell’Anas, chiedendone il commissariamento».

www.unita.it, Pubblicato il 28.06.06


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