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Crollo sulla Catania-Siracusa sepolti dalle macerie 10 operai

sabato 24 giugno 2006 di Federico La Sala
Crollo sulla Catania-Siracusa
sepolti dalle macerie 10 operai
SIRACUSA - Drammatico incidente sul lavoro sull’autostrada Catania-Siracusa, all’altezza dello svincolo di Augusta: una rampa è crollata e ha trascinato giù gli operai che la stavano costruendo.
Una decina le persone sepolte dalle macerie e date per ferite, ma il bilancio potrebbe essere più grave. Il tratto autostradale da Siracusa per Catania e da Catania per Siracusa è bloccata e stanno arrivando i primi soccorsi.
Il crollo è (...)

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lunedì 3 luglio 2006

Anas, sempre aperti i cantieri del malaffare di Sandra Amurri *


Di fronte al giudizio tranciante espresso dal direttore generale dell’Anas, Claudio Artusi, prima di rassegnare le dimissioni al ministro Di Pietro: «All’Anas tutto era fuori controllo», il Direttore Centrale, Giuseppe Minenna, ha scritto una lettera da far firmare a tutti i dirigenti lavori dei dipartimenti d’Italia in cui ha elencato le attività prodotte e i risultati conseguiti.

Fax inascoltato del tipo: abbiamo fatto il catasto delle strade (una sorta di banca dati delle strade, opera iniziata e mai terminata), abbiamo mandato avanti questi ed altri lavori ecc... Una specie di raccolta firme da consegnare al presidente Vincenzo Pozzi per attestare le sue straordinarie capacità di "direttore centrale lavori". Ma ai dipartimenti non ha inviato per fax il testo che avrebbe potuto costituire il "corpo della prova" ma solo la parte finale: «Si firma per condivisione». E il testo, che si sarebbe dovuto condividere, veniva letto su richiesta al telefono provocando, come è facile immaginare, stupore ed indignazione. Conclusione: il fax è stato firmato solo da 7 fedelissimi su 50. Autore quell’ingegner Minenna, che assieme al presidente Pozzi, era tra gli uomini fidati di Lunardi tanto che l’ex ministro il 19 dicembre del 2001, lo nominò direttore centrale dell’Anas, cioè responsabile nazionale di tutti i lavori autostradali e stradali. Eppure Minenna, quando era capo del compartimento della viabilità dell’Anas di Bari, fu condannato in primo grado ad un anno e sei mesi di carcere e all’interdizione dai pubblici uffici (condanna confermata in Appello ad eccezione dell’interdizione), per reati connessi a lavori affidati a trattativa privata in cui vi era il vincolo della continuazione. Tale nomina venne denunciata da l’Unità anche quando, successivamente, la Cassazione confermò la condanna ad un anno di carcere. Ma il ministro ed il presidente Pozzi restarono indifferenti.

Poco dopo Minenna venne arrestato dalla Dia su richiesta della DDA di Catanzaro, nell’ambito dell’operazione "Tamburo" con l’accusa di aver fatto parte di un tavolo comune attorno a cui sedevano funzionari, imprenditori, politici ed esponenti della criminalità per spartirsi una preziosa torta, il maxilotto dal valore di 512 milioni di euro per i lavori di ammodernamento dell’A3 Salerno-Reggio. Per questa imputazione Minenna è stato assolto in primo grado mentre è ancora in corso l’Appello.

Ma l’Anas di Pozzi non guardava in faccia a nessuno tantomeno si fa influenzare dai "precedenti penali". Come nel caso dell’avvocato Marco Annoni che, coinvolto in Tangentopoli, sospeso dal consiglio dell’ordine per presunti reati contro la pubblica amministrazione (pena patteggiata), è stato nominato consulente giuridico per l’alta sorveglianza sull’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria. Non solo: ad Annoni furono pure affidato, come si legge nell’interrogazione dei senatori Brutti e Montalbano «consulenze per oltre 600 mila euro in un solo anno, nonostante fosse notoriamente legato, da vincoli professionali ventennali all’impresa Astaldi - arrivata seconda nella gara per il Ponte sullo Stretto - tanto da tentare l’accordo tra questa e la Impregilo, risultata vincitrice». E, come se non bastasse, era anche consulente della Quadrilatero, incarico remunerato con 280 mila euro.

Ma l’elenco continua. A Fabio Mangini, ex consulente della direzione generale dell’Anas ed ex segretario del consigliere Giuseppe Bonomi (Lega Nord), arrestato per turbativa d’asta aggravata nell’ambito di una gara d’appalto per il rifacimento di una galleria in provincia di Varese (pena patteggiata), l’Anas ha interrotto la consulenza solo dopo numerose interpellanze diessine. Ma in compenso gli è stato fatto un bel contratto dalla Quadrilatero spa di cui l’Anas è azionista di maggioranza.

Così si apre il capitolo "assunzioni familiari" dove si registra quella di Fabio Costantini, figlio di Mario, coordinatore dei sistemi informativi dell’Anas e amministratore delegato della Quadrilatero, che è stato assunto dall’Anas e distaccato alla Quadrilatero. E anche quella di Barbara Piciarelli, figlia di Giancarlo, direttore centrale amministrazione strategie e finanza dell’Anas, anche lei distaccata alla Quadrilatero. Giancarlo Piciarelli, assunto al servizio risorse umane e trattamento economico, in soli due anni è divenuto direttore centrale gestendo, a firma unica, un conto corrente che veniva utilizzato per pagare consulenze e membri del consiglio di amministrazione. Un conto che il magistrato della Corte dei Conti nella relazione al Parlamento definì «fuori controllo».

Piciarelli, secondo quanto raccontato dal "Testimone numero 2" agli 007 dell’Alta Sorveglianza sulle Grandi opere, «ha consegnato certamente al direttore generale Artusi l’informativa della rilevazione fatta il 31 dicembre 2005 che determinava l’importo complessivo della mancata copertura finanziaria delle opere in circa 3 miliardi e 800 milioni di euro nel corso dell’ultimo trimestre». Come dire che era al corrente della situazione disastrosa in cui versava l’Anas.

«Quando Berlusconi, Lunardi e i suoi saranno già in altri lidi, gli italiani sentiranno nelle loro tasche il reale peso del loro passaggio al governo del Paese». Così scriveva l’Unità il 5 febbraio del 2004. Quel tempo è arrivato.

*www.unita.it, o3.07.2006


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