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Archeologia ed Ermeneutica..:

NEL "DISCO" DI FESTO... UNA STORIA D’AMORE. L’IPOTESI DI PADRE MADAU. Un articolo di Tito Siddi - a cura di Federico La Sala

Il fiore in bulgaro si chiama «ànghelma» che in greco vuol dire «messaggio». Per lo studioso francescano, si narra una storia d’amore sulle sponde del Mar Nero e del Danubio.
domenica 25 giugno 2006 di Federico La Sala
[...] Un giovane principe del popolo dei Traci si innamora di una principessa lontana, la nobile Pellicana figlia del re dei Pelagi. Ad aiutarlo nell’intento di impalmare la giovane e bellissima principessa è lo stesso padre del principe. Con l’aiuto del nobile genitore e delle tribù dei Daci, raffigurati nel disco col simbolo dei lupi, e degli Apuli raffigurati col simbolo delle api, il giovane principe dopo varie peripezie riesce a sposare l’innamorata. Dalla coppia regale nasce un (...)

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> NEL "DISCO" DI FESTO... L’IPOTESI DI PADRE MADAU -- L’enigma della civiltà danubiana. Gli archeologi: «Bulgaria, qui la prima scrittura del mondo» (di Stefano Giantin)

sabato 20 agosto 2016

La scoperta

Gli archeologi: «Bulgaria, qui la prima scrittura del mondo»

Gli esperti del museo di Pleven annunciano alla radio pubblica: «Rinvenuto un frammento di oltre 5mila anni fa»

di Stefano Giantin*

      • Scavi nel sito archeologico di Riben, in Bulgaria

BELGRADO. Tre grandi fiumi, sulle sponde dei quali sorsero le prime grandi civiltà e nacquero le prime forme di scrittura: Eufrate, Tigri, Nilo. No, c’è un quarto fiume da aggiungere: è il Danubio, e con esso una civiltà dai contorni ancora incerti e misteriosi ma più arcaica di quelle egizia e sumera, con la sua scrittura. E la storia andrebbe riscritta.

È quanto sostiene un gruppo di archeologi bulgari, che ha annunciato quella che a loro dire potrebbe rivelarsi «la scoperta del secolo». Parola di Volodya Popov, studioso di fama in Bulgaria, da poco nominato direttore del Museo storiografico della città di Pleven, come precisa Ljudmil Vagalinski, direttore dell’Istituto Nazionale di Archeologia di Sofia.

Popov - fa sapere la radio pubblica bulgara - ha rivelato che un team di archeologi del suo museo ha ritrovato un antichissimo frammento, probabilmente di un vaso o piatto in ceramica, durante uno scavo nel villaggio di Riben, paesino situato a metà strada tra la città di Pleven e il Danubio.

      • Il reperto proverebbe l’esistenza di una forma di scrittura nell’area danubiana

A Riben si cercavano reperti di epoca romana. È stato invece portato alla luce qualcosa di più antico e prezioso, un coccio con incisi strani simboli. Simboli, tra cui uno che ricorda «la svastica», che rappresenterebbero il «primo esempio di scrittura» dall’inizio dei tempi, ha riferito Popov. Il reperto infatti «potrebbe avere più di 5mila anni». In pratica quella scrittura sarebbe anteriore - e di molto - a quella ideata nelle pianure della Mesopotamia e nei deserti d’Egitto.

A confermare il quadro al Piccolo anche Sergey Torbatov, archeologo dell’Istituto nazionale di archeologia di Sofia, presente sul posto al momento del ritrovamento. «Non voglio dire niente, stiamo organizzando una trasmissione alla radio bulgara in cui forniremo maggiori dettagli, non sono ancora pronto», esordisce, promettendo anche «una foto ad alta definizione dell’oggetto per la prossima settimana». Ma poi non riesce a trattenersi e racconta, eccitato. Il frammento «è stato rinvenuto il 2 agosto scorso, alle 7 del mattino».

Sull’oggetto «compare una svastica» e almeno «un pittogramma» ben riconoscibile. Quale l’età presunta dell’oggetto? «Si tratta di un pittogramma simile a quello inciso su un altro frammento» ritrovato in Bulgaria 40 anni fa, nel distretto di Vratsa, sul Danubio. Ma quello scoperto a Riben, secondo le stime del suo team, sarebbe anteriore. «Parliamo del più antico linguaggio scritto al mondo, del primo tipo di scrittura», si dice certo Torbatov. Tesi che dovrà ora essere confermata da indagini suffragate da prove scientifiche, che arriveranno presto, confermano da Pleven.

      • Il Museo storiografico della città di Pleven, in Bulgaria

L’ipotesi di ricerca potrebbe non essere affatto campata in aria. «Ho analizzato e stabilito che la scrittura nella cultura danubiana è molto più vecchia che in quelle mesopotamiche ed egiziane» e la recente scoperta in Bulgaria «è solo uno dei tanti punti che rafforzano» il quadro, spiega al telefono dalla Finlandia il professor Harald Haarmann, linguista tedesco e autore di "Storia della scrittura" e di "L’enigma della civiltà danubiana", oggi vicepresidente dell’Institute of Archaeomythology.

Haarmann già in passato aveva scritto di precisi indizi - vedi le Tavolette di Tartaria, ritrovate in Romania nel 1961 e oggetto di dispute fra archeologi - che indurrebbero ad attribuire alla cultura danubiana la prima forma di scrittura. Altri elementi a corroborare l’ipotesi di una civiltà evoluta, «la fusione del bronzo, che iniziò nell’attuale Serbia nel 5.400 a.C.» e «il tesoro di Varna, antichi manufatti in oro e quanto ritrovato ora in Bulgaria», aggiunge.

Ma è possibile definire scrittura quella svastica e quel pittogramma? «La svastica è fra i segni più antichi, propri di remoti tipi di scrittura non alfabetici, con centinaia di simboli diversi necessari per un linguaggio» senza lettere. E sì, la chiosa dello studioso, «possiamo parlare di sistema di scrittura, non di decorazioni quando ci sono gruppi di segni» allineati, come a Riben.

Ora la palla torna proprio in quel villaggio finora sconosciuto, nell’attesa che la scoperta del secolo venga consolidata da prove inconfutabili.

* Il Piccolo, 20 agosto 2016 (ripresa parziale - senza foto).


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