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In principio era ...

LA STELLA DELLA REDENZIONE (1921). La matrice di quello che Rosenzweig chiama «nuovo pensiero».

Un capolavoro unico! Tante cartoline spedite agli amici e alla madre dal fronte balcanico
domenica 25 giugno 2006 di Federico La Sala
[...] Il paganesimo, che è uno stato, o uno strato, non uno stadio dell’umanità (è la possibilità sempre aperta dell’immanenza) mantiene questi tre dati elementari irrelati l’uno all’altro, autonomi. Grazie alla rivelazione, invece, Dio l’uomo e il mondo entrano in un reciproco rapporto temporale, e perciò storico, e l’uno ha bisogno dell’altro.
Si scopre a ritroso la creazione. Si sente la necessità della redenzione. Creazione rivelazione e redenzione instaurano un ordine diverso da (...)

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> LA STELLA DELLA REDENZIONE (1921). --- Fra Atene e Gerusalemme, il "nuovo pensiero" di Rosenzweig (di Daniele Di Matteo).

mercoledì 12 maggio 2010


-  Un’indagine sul filosofo ebraico autore de «La stella della redenzione»

-  Atene, Gerusalemme e il nuovo pensiero di Rosenzweig

-  di Daniele Di Matteo

-  Riforma. L’eco delle valli valdesi, Anno 146 - numero 19 - 14 maggio 2010

FRANZ Rosenzweig nel 1906, immerso negli studi scientifici di medicina, che poi abbandonerà per approdare definitivamente alla filosofia, scrive su un diario che da sempre lo «spontaneo senso di Dio» è «presente all’interno» dell’essere umano. «Esso viene paragonato metaforicamente - nota Francesco Paolo Ciglia
-  in un libro di grande interesse, articolato in sei «studi»* - ad una sostanza che è presente in natura allo stato gassoso e che, in questa forma, è in grado di riempire totalmente tutti gli spazi vuoti che sussistono all’interno» e sulla superficie della persona. Così né il senso di Dio né l’essere umano vengono minimamente alterati dal contatto reciproco. «Le religioni », invece, per il giovanissimo studioso, «sarebbero sopravvenute solo in un secondo momento», appropriandosi del «senso di Dio allo scopo di manipolarlo radicalmente». Si tratta di una polemica destinata a riproporsi nell’elaborazione del pensatore, pur se in maniera più matura.

Analogamente tornerà sempre la tensione dinamica fra «Atene», luogo per antonomasia della classicità greca e del «paganesimo» antico, e «Gerusalemme », simbolo della realtà giudaico-cristiana. Così in
-  Globus. Studi sulla dottrina storico- universale dello spazio vengono evocate una raffigurazione «omerica» e mediterranea del mondo, con un grande «mare interno» circondato da un anello costiero, «a sua volta circoscritto dalla sottile striscia acquatica del mitico fiume Oceano», e una raffigurazione «biblica» di esso, con un grande blocco terrestre delimitato «da un’enorme massa acquatica », «la cui estensione si perde all’infinito».

Il discorso su «Atene» e «Gerusalemme » assume poi un’originalità e una profondità eccezionali nel capolavoro filosofico di Rosenzweig, La Stella della Redenzione. La cultura greca antica era riuscita a cogliere le tre figurazioni concettuali «elementari»: Dio, il mondo, l’uomo; il Dio mitico, il cosmo plastico, l’eroe tragico.

Si tratta di tre «elementi» distinti e non riducibili l’uno all’altro. La classicità «pagana », però, li ha pensati come fra loro irrelati. Il senso della rivelazione biblica, invece, è quello di porli in relazione, pur rispettandone la differenza. Il pensatore, inoltre, mostra ciò che, nell’ottica biblica, lega i tre elementi. La relazione fra Dio e il mondo si esprime nella creazione, quella fra Dio e l’uomo nella rivelazione, quella fra l’uomo e il mondo nella redenzione.

Bastano tali cenni per rilevare come il rapporto fra «Atene» e «Gerusalemme» venga esplorato dal filosofo in maniera dissimile rispetto agli autori che, nei secoli, hanno affrontato il tema. Per comprendere Rosenzweig, però, non va dimenticato che al «nuovo pensiero», di cui è considerato il fondatore, fanno riferimento anche altri studiosi e che egli è profondamente legato a un gruppo di amici con interessi affini, ebrei e cristiani. E grande è il suo travaglio interiore riguardo alle scelte di fede: di famiglia ebraica, ma religiosamente tiepida, si avvicina al cristianesimo ed è a un passo dal battesimo nella chiesa luterana quando riscopre le proprie radici spirituali e culturali.

E qui si colloca la richiesta di «riconoscimento» rivolta agli amici cristiani, che approda alla domanda, rivolta agli interlocutori, «di cimentarsi nell’elaborazione di una vera e propria teologia cristiana dell’ebraismo», impegnandosi nel contempo «nell’elaborazione di un’appassionata ed altrettanto impegnativa rilettura del messaggio neotestamentario a partire da una chiave di lettura rigorosamente ebraica».

Da ciò Ciglia prende le mosse per proporre un modello metodologico di dialogo interculturale che coniughi il riconoscimento fra diversi, chiesto e offerto, con il tentativo di interpretare, dal proprio punto di vista ma con spirito di apertura, la cultura dell’altro, in un gioco di rimandi senza fine. Suggestive sono poi le pagine volte a evidenziare alcune non trascurabili analogie fra Rosenzweig e il pensiero postmoderno e quelle dedicate alla sua concezione estetica.

* Francesco Paolo Ciglia,
-  Fra Atene e Gerusalemme - Il «nuovo pensiero» di Franz Rosenzweig.
-  Milano, Marietti, pp. 256, euro 25,00.


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