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DONNE E RELIGIONI. Prima donna cattolica svizzera ordinata "prete", rischia scomunica.

martedì 27 giugno 2006 di Federico La Sala
(...) nel 2002, quando era ancora il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Joseph Ratzinger scomunico’ sette donne per questo motivo. Le donne-sacerdote, che non hanno voluto rinunciate alla fede cattolica ed abbracciare il credo di quelle sette protestanti che ammettono il sacerdozio femminile, affermano che il divieto vaticano per le donne-prete "e’ un errore della Chiesa, e non una norma voluta da Gesu’ Cristo" (...) (...)

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> DIO CHIAMA AL SACERDOZIO GLI UOMINI E LE DONNE. ATTACCO FINALE A PADRE BOURGEOIS ... Il cammino che lo ha portato al sostegno della causa dell’uguaglianza di genere nella Chiesa è raccontato nel libro "My Journey form Silence to Solidarity" (scaricabile dal suo sito).

lunedì 26 novembre 2012

ATTACCO FINALE A PADRE BOURGEOIS. DOPO LA SCOMUNICA ARRIVA LA DIMISSIONE DALLO STATO CLERICALE *

36944. NEW YORK-ADISTA. Scomunica, espulsione dalla propria congregazione religiosa e dimissione dallo stato clericale: il massimo della “pena”, dopo quattro anni di braccio di ferro, per p. Roy Bourgeois, religioso dei missionari di Maryknoll, noto per la sua attività pacifista e per il suo impegno contro la famigerata Scuola delle Americhe (terra di coltura delle milizie paramilitari latinoamericane), colpevole di aver appoggiato l’ordinazione sacerdotale femminile (v. Adista nn. 86/08; 66/10; 28, 32, 69, 78, 80/11). Nel 2008, infatti, p. Bourgeois, 74 anni, concelebrò nel Kentucky la funzione in cui venne ordinata una donna, Janice Sevre-Duszynska, ricevendo una scomunica immediata latae sententiae. Non ha mai ritrattato il suo sostegno alla causa delle donne prete, facendone una questione di giustizia e di parità.

Secondo quanto si legge nel laconico e freddo comunicato emesso il 19 novembre dai superiori di Bourgeois, il provvedimento - di cui nemmeno il difensore del religioso, il canonista domenicano p. Tom Doyle, era al corrente - è stato firmato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede ad ottobre. Lo scorso giugno, durante un incontro tra Doyle, Bourgeois e il superiore generale p. Edward Dougherty, la questione dell’espulsione non era neppure stata sfiorata: «Si pensava che le cose sarebbero continuate così, che non avrebbero espulso Roy e che il dialogo sarebbe proseguito», ha detto Doyle, secondo quanto riporta il National Catholic Reporter (19/11). «E invece è appena successo questo, uniltateralmente. Bourgeois non ne aveva idea».

Il comunicato ha un tono piuttosto freddo e parla di «disobbedienza e predicazione contraria all’insegnamento della Chiesa cattolica sull’ordinazione femminile». «Con questa divisione - si legge - la Società di Maryknoll ringrazia calorosamente Roy Bourgeois per il suo servizio alla missione e tutti i membri gli augurano il meglio per la sua vita personale. In uno spirito di equità e carità - conclude - Maryknoll assisterà il sig. Bourgeois [sic] in questo passaggio».

Dopo un primo “no comment”, p. Roy ha diffuso una propria dichiarazione. «Sono prete cattolico nella comunità di Maryknoll da 40 anni», afferma. «Vi sono entrato da giovane per il suo lavoro per la giustizia e l’uguaglianza nel mondo. Essere espulso da Maryknoll e dal sacerdozio perché ritengo che anche le donne siano chiamate ad essere preti è molto difficile e doloroso». Il Vaticano e Maryknoll, continua Bourgeois, «possono espellere me, ma non possono espellere il tema dell’uguaglianza di genere nella chiesa. La richiesta di uguaglianza di genere affonda le sue radici nella giustizia e nella dignità e non scomparirà». L’esclusione delle donne dal sacerdozio, ribadisce ancora una volta, «è una grave ingiustizia contro le donne, contro la nostra Chiesa e il nostro Dio d’amore che chiama sia uomini che donne ad essere preti». Di qui l’esigenza di parlare, perché «dove c’è un’ingiustizia, il silenzio è la voce della complicità». «Ad un incontro con la mia congregazione - aveva detto in un’intervista rilasciataci nel 2011 (v. Adista n. 80/11) ho detto ai miei confratelli: “C’è un grande dibattito nella Chiesa, il sensus fidelium va nella direzione dell’appoggio al sacerdozio femminile; le donne sono chiamate da Dio come voi”. Ma il superiore mi ha risposto: “Non capisci, Roy, papa Giovanni Paolo II ha detto che non vi sarà discussione ulteriore su questo tema”. “Ma i cattolici ormai sono adulti - ho ribattuto - e come adulti si sentono offesi. Il dibattito ci sarà, con o senza di voi. Anche se voi deciderete di non partecipare, la discussione andrà avanti lo stesso”». Un percorso faticoso

La vicenda di Bourgeois è complessa. Era il marzo del 2011, quando la congregazione dei missionari di Maryknoll aveva rivolto un primo ultimatum al religioso: entro 15 giorni avrebbe dovuto ritrattare il proprio sostegno alla causa del sacerdozio femminile pena l’espulsione dalla comunità (Bourgeois aveva già ricevuto, come detto, la scomunica automatica prevista per questi atti). Il provvedimento dell’espulsione, tuttavia, si è fatto attendere: il 7 marzo 2012 la punizione è stata decisa con votazione all’interno del consiglio generale della congregazione, formato dal superiore generale, tre assistenti e un’altra persona, necessaria per raggiungere il numero minimo di cinque voti. L’esito della votazione era però stato piuttosto ambiguo: due voti a favore dell’espulsione e tre astenuti.

Doyle e Bourgeois si erano lamentati già all’epoca della mancanza di comunicazione: la votazione era avvenuta già qualche mese prima, senza che nulla fosse stato notificato: un modo di procedere che indicava che «manca qualcosa nell’applicazione del diritto canonico», aveva fatto presente Doyle in una lettera al superiore generale, rimasta senza riscontro. «Hanno votato per espellere Bourgeois e lo hanno fatto sapere al Vaticano. Roy non aveva idea di ciò che stava accadendo e nemmeno io, che sono il suo avvocato». Da parte sua, Bourgeois ne faceva una questione di trasparenza: qualsiasi religioso di Maryknoll che si trovi in una situazione del genere, aveva detto, «deve avere il diritto di sapere cosa viene riferito in Vaticano».

La solidarietà

Numerose le attestazioni di solidarietà, tra le quali quella della Women Ordination Conference (Woc). «Forse non sarà più un prete agli occhi del Vaticano o della comunità di Maryknoll - scrive la presidente Erin Saiz Hanna - ma p. Roy resterà un profeta agli occhi degli emarginati. P. Roy si unisce a una Chiesa più ampia, la Chiesa del popolo di Dio, che comprende che uomini e donne sono uguali per Dio. La storia è dalla nostra parte e un giorno, quando lo canonizzeranno, il Vaticano chiederà perdono per questo errore doloroso». Solidariteà anche da parte dell’ex superiore di Maryknoll, p. John Sivalon, che ha parlato del «profondo amore per la Chiesa» di p. Roy e ha definito l’espulsione da parte del Vaticano un’interferenza negli affari della congregazione religiosa, che «ne ha intaccato l’integrità».

Il cammino che lo ha portato al sostegno della causa dell’uguaglianza di genere nella Chiesa è raccontato nel libro My Journey form Silence to Solidarity (scaricabile dal sito http://www.roybourgeoisjourney.org/. (ludovica eugenio)

* Adista Notizie n. 43 del 01/12/2012


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