Sionismo. Sapete cosa significa veramente?
di Bruno Bongiovanni (l’Unità, 18.11.2012)
BENJAMIN NETANYAHU, ALLA DIFFUSIONE DEI PRIMI EXIT POLL AMERICANI CHE SEMBRAVANO FAVOREVOLI PER ROMNEY, ha esclamato che finalmente Israele poteva diventare la 51esima stella degli Usa. Una gaffe clamorosa. Tutti, laburisti e nazionalisti, gli si sono rivoltati contro, ricordando la lotta degli ebrei per fare della terra promessa uno stato nuovo e indipendente. Adesso, la ripresa degli attacchi israeliani contro Hamas ha riproposto nel mondo la polemica grondante ignoranza a sinistra come a destra contro il sionismo.
Quanti infatti sanno che cosa è il sionismo? All’inizio vi è una sineddoche. Sion, nome biblico del colle di Gerusalemme su cui si insediò Davide, è stato infatti piegato, seguendo la figura retorica, a costituire la classica parte per il tutto, indicando l’intera città di Gerusalemme e poi anche la terra promessa e lo stesso popolo d’Israele.
Il termine sionismo è stato però coniato nel 1890, con intenzionalità anti-assimilazionistiche, dallo scrittore ebreo viennese Nathan Birnbaum. Prima, mentre era studente, Birnbaum aveva formulato del resto, senza conoscerle, posizioni assai simili a quelle esposte nel 1882 dal russo Leon Pinsker, dopo un’ondata di pogrom antiebraici, nel breve trattato Auto-emancipazione (Il Melangolo, 2005).
Circolavano dunque già, nelle vesti dell’autonomismo etnopopolare, le proposte poi espresse da Herzl in Judenstaat (1896) e ancora nel congresso di Basilea (1897). Il programma sionistico ora prevedeva l’adozione di una patria nazionale in Palestina (Terra d’Israele) per gli ebrei.
Nel frattempo, l’Europa era stata scossa, a partire dal 1894, dall’Affare Dreyfus. Solo dopo la guerra dei sei giorni (1967), però, in vari scritti, talora antisemiti, il termine è diventato sinonimo di imperialismo. Una brutta virata semantico-politica. Il sionismo appartiene alla storia dell’autodeterminazione e del socialismo. L’iniziativa di questo o quel governo è una cosa, il sionismo un’altra.