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Palestina, Israele e la rinascita della lingua ebraica....

ELIEZER BEN-YEHUDA. “Tante parole nuove dovranno essere inventate, e quando l’Ebraico non basterà, la lingua araba, sorella della nostra, ci fornirà i suoi suggerimenti. Che cos’è infatti un amico, se non quello che ti offre la parola mancante?” Memoria di ELIEZER BEN-YEHUDA - di Massimo Leone.

giovedì 29 giugno 2006 di Federico La Sala
Alla lingua ebraica
Memoria di Eliezer Ben-Yehuda
di Massimo Leone*
La mia ombra si proietta nel cerchio chiaro di una lampada, mentre siedo, la nuca irrigidita, ad una delle scrivanie di questa biblioteca. Sono qui dentro da undici ore, chino sul mio lavoro. La vista mi si annebbia e gli occhi sono ormai due piccoli bracieri, la schiena mi si incurva e gambe e braccia ormai mi dolgono. Respiro affannosamente, qualche piccola macchia rossa si nasconde minacciosa nel mio fazzoletto. Ho (...)

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> “Tante parole nuove dovranno essere inventate, e quando l’Ebraico non basterà, la lingua araba, sorella della nostra, ci fornirà i suoi suggerimenti. Che cos’è infatti un amico, se non quello che ti offre la parola mancante?” Memoria di BEN YEHUDA

giovedì 19 aprile 2007

Se i palestinesi non studiano l’ebraico e gli israeliani non studiano l’arabo

di Francesca Paci *

Cresce il divario linguistico tra le due comunità

Nonostante sia sempre attenta alle cose che uniscono, ai ponti più che ai muri, e nonostante sia convinta che la società palestinese e quella israeliana convivano nel day-by-day assai più naturalmente di quanto la politica racconti e di quanto faccia per creare divisioni, mi ha colpito un articolo del quotidiano The Jerusalem Post: cresce il divario linguistico, sempre meno giovani palestinesi studiano l’ebraico e sempre meno giovani israeliani studiano l’arabo. Fino ad alcuni anni fa la lingua era una chance reciproca professionale e di conoscenza. Ora no. Che i due popoli non si amino è noto, che ci siano comunque forti legami anche. Ma che uno strumento come la lingua, sia pur utilizzato per scopi lavorativi, venga abbandonato mi sembra una brutta notizia. Uno può studiare la lingua del nemico per necessità ma studiandola intanto comincia a conoscerla e forse ad averne meno paura. Ma se rinuncia a monte condanna al silenzio anche quel piccolo legame in divenire.

* La Stampa, 9/4/2007


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