Se i palestinesi non studiano l’ebraico e gli israeliani non studiano l’arabo
di Francesca Paci *
Cresce il divario linguistico tra le due comunità
Nonostante sia sempre attenta alle cose che uniscono, ai ponti più che ai muri, e nonostante sia convinta che la società palestinese e quella israeliana convivano nel day-by-day assai più naturalmente di quanto la politica racconti e di quanto faccia per creare divisioni, mi ha colpito un articolo del quotidiano The Jerusalem Post: cresce il divario linguistico, sempre meno giovani palestinesi studiano l’ebraico e sempre meno giovani israeliani studiano l’arabo. Fino ad alcuni anni fa la lingua era una chance reciproca professionale e di conoscenza. Ora no. Che i due popoli non si amino è noto, che ci siano comunque forti legami anche. Ma che uno strumento come la lingua, sia pur utilizzato per scopi lavorativi, venga abbandonato mi sembra una brutta notizia. Uno può studiare la lingua del nemico per necessità ma studiandola intanto comincia a conoscerla e forse ad averne meno paura. Ma se rinuncia a monte condanna al silenzio anche quel piccolo legame in divenire.
* La Stampa, 9/4/2007