Inviare un messaggio

In risposta a:
Appello

Cattolicesimo, fascismo, nazismo, stalinismo: il sogno del "regno di ‘dio’" in un solo ‘paese’ è finito. UN NUOVO CONCILIO, SUBITO. 95 TESI? NE BASTA UNA SOLA!

UNA MEMORIA DI "VECCHIE" SOLLECITAZIONI. Il cardinale Martini, da Gerusalemme, dalla “città della pace”, lo sollecita ancora!!!
martedì 5 giugno 2007 di Federico La Sala
Foto. Frontespizio dell’opera di Thomas Hobbes Leviatano.
IL NOME DI DIO. L’ERRORE FILOLOGICO E TEOLOGICO DI PAPA BENEDETTO XVI, NEL TITOLO DELLA SUA PRIMA ENCICLICA. Nel nome della "Tradizione"
GUARIRE LA NOSTRA TERRA: VERITÀ E RICONCILIAZIONE. Lettera aperta a Israele (già inviata a Karol Wojtyla) sulla necessità di "pensare un altro Abramo"
LEZIONE DI PIETRO: "Ὁμοίως γυναῖκες (...)

In risposta a:

> UN NUOVO CONCILIO, SUBITO. --- La profezia del cardinale Martini. Un concilio per una Chiesa collegiale (di Alberto Melloni)

domenica 2 settembre 2012


-  La profezia del cardinale Martini
-  Un concilio per una Chiesa collegiale

-  di Alberto Melloni (Corriere della Sera, 2 settembre 2012)

«Quand’eri giovane ti cingevi da te»: chissà quante volte Martini avrà riletto quei versi alla fine del Vangelo di Giovanni, nei quali Gesù disegna ad ogni discepolo la debolezza come via della fecondità spirituale. Che è piena solo quando «un Altro ti condurrà dove non vuoi». Chissà quante volte la Chiesa tornerà a riflettere sullo stile-Martini, così intriso di quella forza biblica che è l’ascolto, con cui Martini s’è lasciato accompagnare in una rarefazione della presenza, che fino al pomeriggio di venerdì è stata eloquente, sempre più eloquente. Per tutti, certo: ma soprattutto nella Chiesa.

Martini ha infatti spiazzato uno dei più duri e resistenti luoghi comuni del e sul cattolicesimo, specie in Italia: l’idea cioè che un cattolico, specialmente se gesuita e vescovo, debba essere e non possa non essere arrogante, chiuso, mordace, sprezzante, spietato con gli altri, autoindulgente con sé stesso. Tanti non credenti credono che, salvo rare eccezioni, essere cattolici sia esser così; alcuni cattolici, peraltro, vedono quelle come le virtù del perfetto intransigente e se la prendono - Martini è stato anche un bersaglio di cattolicissimi attacchi per questo - con chi è diverso. Martini, lo stile- Martini è stato per tutti questi un problema, una spina, una occasione di ripensamento.

Lo è stato da arcivescovo di Milano: «l’antipapa», diceva la canzoncina dei tradizionalisti, i quali anziché leggere la tradizione come un unico immenso fiume di diversità che inizia dentro il nuovo testamento, credono che sia il loro album di personali nostalgie e rimpianti. Martini lo sapeva. Si lasciava anche dare del «progressista», piccolo cilicio di tanti riformatori: ma sapeva anche che questa condizione, non insolita per il cardinale di Milano, andava riportata dentro quello che la malattia aveva ormai ammutolito, ma non cancellato. E di cui oggi tutti - dal papa al cristiano comune - sentono l’assenza, temono l’assenza.

In due momenti della sua lunga vita lo stile-Martini, marcato da un ascolto assiduo della parola, ha segnato non solo la sua vita di sposo della Chiesa di Milano ma anche quella della Chiesa universale. Quello di maggior clamore è stato il conclave del 18-19 aprile 2005.

Martini all’indomani della morte del papa polacco, quando ormai malato della stessa malattia, sembrava comunque il perfetto candidato di bandiera, utile a rendere visibile quella parte di collegio che riteneva scivolosa per la Chiesa un’agenda corta, fatta di lotta al relativismo e di concessioni ai lefebvriani. Rifiutò ovviamente il ruolo di «fantoccio»: ma del conclave fu un protagonista. Nelle prime tre votazioni, mentre la candidatura di Ratzinger palesava la sua consistenza, il cardinale argentino Bergoglio, gesuita, vide salire i propri voti, fino a varcare il martedì a mezzogiorno la quota dei due terzi. Cioè quella soglia che di norma sbarra la via a un candidato e costringe la maggioranza a cambiare nome.

Ma a quel punto, nella pausa del pranzo, fu Martini a portare i voti con i quali, nel primo scrutinio del 19 pomeriggio, Ratzinger superò il quorum e diventò papa. Nella mai celata differenza di posizioni Martini fece valere la stima intellettuale, sperò le «belle sorprese» (come disse in un’intervista) che non vennero e sbarrò la via alle mediocri soluzioni che vedeva profilarsi dietro la desistenza di Ratzinger. Una scelta che ha deciso del timbro d’un cattolicesimo che forse deve ritornare a riflettere sulle attese di Martini e sul suo stile.

Ma non è stato di minore importanza, e lo sarà ancora di più in un qualche futuro, il discorso che Martini pronunciò il 7 ottobre 1999, davanti al sinodo dei vescovi: allora egli espresse il «sogno» di un concilio e di una forma di espressione conciliare della collegialità nella Chiesa cattolica. Per riguardo alle prerogative del pontefice usò delle perifrasi: chiese un «confronto collegiale e autorevole tra tutti i vescovi su alcuni dei temi nodali».

Ma era evidente che il «sogno» era un balzo innanzi ver(s)o una collegial(ità) schietta e verso un concilio che non era il Vaticano III di chi voleva rottamare il Vaticano II: ma un concilio visto con quella fiducia (nel senso di pistìs) tipica del cristianesimo che affida i problemi urgenti alla disciplina, quelli normali alla misericordia e quelli immensi alla comunione.

Il tempo ha dato modo a Martini di vedere il valore della sua posizione nel conclave. Non l’alba della collegialità che il cattolicesimo attende pazientemente da quasi mezzo secolo. E nemmeno di un concilio al quale affidare la sempre più sfilacciata agenda della Chiesa: ma quando il concilio verrà, egli ne sarà detto profeta


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: