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La follia della "teoria delle civiltà", le gabbie dell’identità, e la grandiosità dell’essere umano. Una lezione di Amartya Sen

sabato 1 luglio 2006 di Federico La Sala
[...] quando l’eretico Giordano Bruno veniva bruciato sul rogo a Roma con l’accusa di apostasia, l’imperatore indiano Akbar, un musulmano, aveva appena portato a termine il suo progetto di tradurre in legge il diritto di ogni cittadino a professare liberamente la propria fede, e aveva appena completato una serie di intensi incontri di discussione che avevano coinvolto le diverse comunità religiose presenti in India: induisti, musulmani, cristiani, ebrei, parsi, giainisti e altri, inclusi (...)

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> La follia della "teoria delle civiltà", le gabbie dell’identità, e la grandiosità dell’essere umano. Una lezione di Amartya Sen

sabato 15 luglio 2006

Amartya Sen *

Amartya K. Sen (Santiniketan, 1933), economista indiano, Premio Nobel per l’economia nel 1998, Lamont University Professor presso la Harvard University.

Rendendo centrale il fattore umano rispetto ai fenomeni economici, Sen ha rinnovato l’analisi sulle disuguaglianze e sulla globalizzazione. Partendo da un esame critico dell’economia del benessere, che ha portato fra l’altro alla definizione di un indice di povertà largamente usato in letteratura (1977), negli ultimi due decenni Sen ha sviluppato un approccio radicalmente nuovo alla teoria dell’eguaglianza e delle libertà. In particolare, Sen ha proposto le due nuove nozioni di capacitazioni e funzionamenti come misure più adeguate della libertà e della qualità della vita degli individui. In estrema sintesi, Sen propone di studiare la povertà, la qualità della vita e l’eguaglianza non solo attraverso i tradizionali indicatori della disponibilità di beni materiali (ricchezza, reddito o spesa per consumi) ma soprattutto analizzando la possibilità di vivere esperienze o situazioni cui l’individuo attribuisce un valore positivo. Non solo, quindi, la possibilità di nutrirsi e avere una casa adeguata, ma anche essere rispettati dai propri simili, partecipare alla vita della comunità ecc. Secondo Sen, i funzionamenti sono, in sostanza, le esperienze effettive che l’individuo ha deciso liberamente di vivere, ciò che ha scelto di fare o essere. Le capacitazioni sono invece le alternative di scelta, ossia l’insieme dei funzionamenti che un individuo può scegliere. L’approccio di Sen ha convinto molti studiosi a considerare i tradizionali indicatori monetari del benessere (indici di povertà e diseguaglianza basati sul reddito o sulla spesa per consumi) come misure incomplete e parziali della qualità della vita di un individuo. Rimangono tuttavia numerose difficoltà irrisolte per quanto riguarda l’osservazione e la misura empirica dei funzionamenti e delle capacitazioni.

Sen utilizza il concetto di attribuzioni per indicare l’insieme dei panieri alternativi di merci su cui una persona può avere il comando in una società, usando l’insieme dei diritti e delle opportunità. Tale concetto può essere usato per spiegare le morti causate dalle carestie: le modeste attribuzioni di una parte della popolazione espone queste persone ai rischi della carestia benché il paese a cui appartengono possieda risorse alimentari sufficienti a sfamarli.

Il concetto di capacitazione indica l’abilità di fare cose. Dall’espansione delle capacitazioni dipende per Sen lo sviluppo economico. Le attribuzioni sostanziano le capacitazioni.

L’uso di queste categorie ha spiegato perché l’India è stata capace di combattere le carestie meglio della Cina, che a sua volta si è dimostrata più abile nel combattere la povertà e la fame endemica. In India le opposizioni e la stampa hanno indotto i governi a intervenire per affrontare le carestie, che hanno provocato molti più morti in un paese privo di una opposizione e di una stampa libera qual è la Cina, dove politiche sbagliate non sono state corrette in conseguenza di critiche insistenti.

Il merito di Sen è di aver usato nuove categorie, capaci di superare i limiti delle analisi economiche tradizionali.

Grazie agli studi di Sen si viene infatti a delineare un nuovo concetto di sviluppo che si differenzia da quello di crescita. Lo sviluppo economico non coincide più con un aumento del reddito ma con un aumento della qualità della vita. Ed è proprio l’attenzione posta sulla qualità, più che sulla quantità, a caratterizzare gli studi di questo economista.

Indice 1 Il paradosso di Sen 2 Opere divulgative 3 Bibliografia 4 Collegamenti esterni 5 Voci correlate

Il paradosso di Sen Prendendo spunto dal teorema di Arrow, Sen dimostra che, in uno stato che voglia far rispettare contemporaneamente efficienza paretiana e liberismo, possono crearsi delle situazioni in cui al più un individuo ha garanzia dei suoi diritti. Egli dimostra dunque matematicamente l’impossibilità del liberismo di Vilfredo Pareto, basato appunto sull’efficienza. Il paradosso è analogo a quello di Arrow sulla democrazia. Come per quest’ultimo, sono possibili alternative sociali che non ne sono soggette, ma richiedono l’abbandono dell’una o dell’altra assunzione. Sen ha ricevuto il Nobel proprio per aver sviluppato una teoria sociale scevra dal suo paradosso.

Opere divulgative "Risorse, valori e sviluppo" Bollati Boringhieri (1992) "Laicismo indiano" Feltrinelli (1998) "Lo sviluppo è libertà" Mondadori (2000) "Etica ed economia" Laterza (2003) "Globalizzazione e libertà" Mondadori (2003) "La democrazia degli altri" - perché la libertà non è un’invenzione dell’Occidente - Mondadori (2004) "L’altra India" Mondadori ([2005])

Bibliografia Sen, A. K. The Impossibility of a Paretian Liberal, Journal of Political Economy, n. 78, 1970, pp 152-157. Sen, A. K. The Impossibility of a Paretian Liberal:Reply, Journal of Political Economy, n. 79, 1971, pp 1406-1407.


* Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Amartya_Sen"


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