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LIBERALIZZAZIONE

Farmaci da banco nei supermercati. Una scelta opinabile

lunedì 3 luglio 2006 di Mauro Diana
Farmaci da banco nei supermercati. Una scelta opinabile.
Il centrosinistra sembra finalmente uscito da quel torpore che gli ronzava intorno dopo la vittoria al cardiopalma delle scorse politiche. Con un provvedimento firmato dal ministro Bersani, il governo Prodi ha dato il via libera ad una serie di liberalizzazioni che riguardano tutti i singoli cittadini: dalle licenze dei taxi, agli onorari dei liberi professionisti sino alla tanto discussa abolizione dell’ICI che la Chiesa non pagava (...)

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> Farmaci da banco nei supermercati. Una scelta opinabile

mercoledì 16 agosto 2006
Gentile Diana ho letto il suo articolo ed i vari commenti ad esso e devo sinceramente congratularmi con tutti per la pacatezza e la onestà intellettuale dimostrata. Se permette, però, vorrei intervenire anch’io sull’argomento, sperando di essere altrettanto pacato ed efficace. Da tempo mi sono reso conto che quando si parla di farmacie, non tutti conoscono a fondo il problema, così come io non conosco le problematiche dei tassisti, degli avvocati, dei fornai, ecc. In realtà è da un pò che cerco di divulgare la questione, nel mio piccolo, parlandone con più gente possibile e scrivendo lettere ai quotidiani, ma la gente, per quanto d’accordo con le mie tesi, resta comunque indifferente, e i direttori dei quotidiani, tranne un paio di volte, non pubblicano i miei scritti, forse perchè scritti male, forse perchè offensivi, o perchè utilizzo uno pseudonimo, o solo perchè non so utilizzare bene il PC e chissà dove le mando le mie osservazioni!? E’ vero che, probabilmente, il risparmio per i cittadini non sarà enorme con il decreto Bersani; è vero anche che non è molto allettante l’idea di lavorare accanto a reparti che nulla hanno a che fare con i farmaci; che potrebbe esserci un pericoloso aumento del consumo di alcuni farmaci; è vero pure che alcune farmacie più piccole potrebbero soffrirne....ammettiamo pure che tutto fosse negatvo, nel decreto. Il punto è che in qualche modo bisogna distruggere questo mostro medievale che è il servizio farmaceutico in Italia. E’ un mostro che impedisce a me, e ad altre migliaia di laureati di svolgere la professione secondo scienza e coscienza, come dice la Costituzione. Un mostro che da trecento anni non si fà sfiorare da nessuna brezza di cambiamento, che si è arrocato a difendere privilegi ingiusti, immeritati ed anacronistici. Siamo diventati una barzelletta in Europa per questo motivo. Vi presento il mostro: c’è qualche farmacia in Italia che passa di padre in figlio fin dalla prima metà del "700; questo sarebbe un merito se non si trattasse di una concessione statale data ad un farmacista del "700, appunto! Immaginate i cambiamenti da allora ad oggi: loro sono sempre lì. Il decreto Bersani ha ridotto il tempo massimo per un erede per mettersi in regola per entrare da titolare nella farmacia del padre. Era di 10 anni si è detto; non è vero: in alcuni casi avevano 30 anni di tempo.....più di un erede al trono! Si dividono una torta da 50000 miliardi di vecchie lire, che è più o meno quanto spendiamo complessivamente in farmacia in un anno, in 16000 circa: bella competizione! Quando mi iscrissi all’Università, nel 1979, un laureato in farmacia poteva insegnare diverse materie nella scuola; l’anno dopo una legge, fortemente voluta da Federfarma, come mi hanno informato successivamente, aboliva questa possibilità. I chimici, i biologi, gli avvocati, i fisici non furono interessati dal provvedimento, pur avendo una formazione equivalente. Avevano bisogno di mano d’opera a basso prezzo, per poter aricchirsi senza lavorare. Perchè, secondo voi, dopo aver sostenuto per decenni che il farmaco deve essere dispensato da un farmacista, ora, non provando alcuna vergogna, dicono che per alcuni farmaci non è più necessario? Lo sa la gente che un figlio di titolare di farmacia impiega mediamente il doppio degli anni a laurearsi rispetto a chi la farmacia non ce l’ha? L’ho sentito con le mie orecchie da un professore universitario. Per il 90% di quelli che conosco io è così; il record è di un mio amico: 21 anni, e vi posso assicurare che è più intelligente e colto di me....., ma che fretta c’era!? Dopo l’esame di Stato, sei abilitato ad esercitare la professione, ma non ad essere titolare. Devi superare un concorso. Per me non è giusto, ma, almeno, facciamolo tutti. NO! Si può acquisire la titolarità anche dimostrando di aver lavorato per due anni in una farmacia; anche in quella di tuo padre ( furbi, no?). Ma se un titolare decide di partecipare ad un concorso, parte da un punteggio per titoli doppio. E se uno qualsiasi sbaglia tutte le domande del concorso, anzi dà sempre la risposta più errata, dimostrando di non capire un tubo, non c’è problema; basta avere i soldi di papà o vincere la lotteria ed il giorno dopo può comprare una bella farmacia in centro. Non è eccezionale? Forse non tutti sanno che l’80% dei comuni italiani, pari al 27% della popolazione, ha una sola farmacia. Andate a vedere i prezzi e la disponibiltà, in quelle farmacie. Lo sa Diana quant’è il mio stipendio, dopo vent’anni di lavoro ed un piccolo periodo di direzione? Non glielo dico, chè mi vergogno! Sappia solo che è inquadrato nel settore del commercio e non in quello sanitario. Naturalmente è così per tutti i collaboratori. Vogliamo parlare un pò di professionalità e di corretteza? Se si guarda agli scandali che hanno coinvolto farmacisti titolari solo nell’ultimo anno, c’è da rabbrividire. In una cittadina pugliese sono state chiuse tutt’e quattro le farmacie contemporaneamente. Nella mia città scandali per ricette false si sono succeduti, ora sembrano finiti, con regolarità. "Si tratta di poche mele marce" dice il dr. Siri; ma loro pochi sono. Conoscete qualche farmacista che chiede ancora la ricetta voi? Che non abbia praticato, e che non pratichi, sconti anche sui farmaci per cui è vietato? Che abbia il laboratorio in ordine? Che detenga in farmacia la quantità sufficiente al normale servizio di antiolorifici oppioidi? Quindi, caro Diana, secondo me il punto non è se il suddetto decreto porterà dei vantaggi oppure no; il punto è che a 30mila persone ( forse di più ) viene negata la libertà....in Italia.... nel 2006! I supermercati sono una parte del discorso: i titolari vorrebbero impedire la libera circolazione ed utilizzo di capitali: l’ho gia detto che sono medievali! Non ci si può opporre a questo! Io dico che se anche fossi l’unico a soffrire questa situazione, se anche tutto quello che ho scritto fosse falso, se anche tutti i titolari fossero perfetti, comunque avrei ragione. Un’ultima considerazione: in una parte del suo articolo, giustamente, dice che, già grazie al decreto Storace, si poteva scegliere la farmacia in cui si risparmiava di più. Questa sua osservazione spontanea è frutto di una politica scellerata di Federfarma tesa ad omologare le farmacie; se dovesse scegliere un cardiologo, userebbe lo stesso metodo? Quando vuole, chiunque voglia, possiamo farci un giro per le farmacie d’Italia perchè le possa dimostrare a cosa hanno portato trecento anni di privilegi e che non tutti i farmacisti sono uguali. Grazie e scusi per la lungaggine...mi sono limitato il più possibile.

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