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Donne e occupazione

CAMPANIA: LAVORO NERO E SICUREZZA ZERO. Due donne, una di 15 anni, muoiono in una fabbrica-garage.

giovedì 6 luglio 2006 di Federico La Sala
DRAMMA IN CAMPANIA. UN LABORATORIO CHE PRODUCEVA MATERASSI RICAVATO IN UN GARAGE SENZA VIE DI FUGA
Bruciano vive nella fabbrica abusiva
Due operaie muoiono a Salerno. Una aveva 15 anni e lavorava in nero
di Fulvio Milone (La Stampa, 6/7/2006)
MONTESANO MARCELLANA. Aveva interrotto gli studi e trovato un lavoro per portare qualche soldo a casa.
Ce ne sono a centinaia, come lei, in questi paesi sperduti nell’interno della provincia salernitana, pronte a consumare per un pugno di euro (...)

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venerdì 7 luglio 2006

RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA --- Ruolo, problematiche e proposte degli Rls - ( 2 giugno 2006)*

Sono passati dodici anni da quando il governo italiano, recependo direttive della Cee, ha emanato un decreto legge sulla sicurezza e igiene del lavoro, meglio conosciuto come Dlgs 626/94. Il decreto individua obblighi e doveri delle varie figure preposte alla sua attuazione. Non per ultima la nuova figura del Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza(Rls).

Il rappresentante dei lavoratori, che viene normalmente individuato dalle rappresentanze sindacali, dopo un corso di formazione di 32 ore (poche) si trova a dover affrontare il problema della sicurezza e salute nei vari luoghi di lavoro solo e soltanto con le proprie forze. Spesso si trova a confrontarsi con un datore di lavoro che percepisce sicurezza e salute dei lavoratori, non come un investimento sul futuro dei propri dipendenti, ma solo come un mero costo aggiuntivo che la legge impone.

Ma anche gli stessi lavoratori vedono l’Rls come un rompiscatole che impone l’uso dei vari dispositivi di protezione individuale. Purtroppo in molti lavoratori, e anche in alcuni datori di lavoro, manca ancora una vera e propria cultura della sicurezza e igiene sul lavoro. Dopo dodici anni è ancora difficile far comprendere che il nostro ruolo è quello di rappresentanti e non di responsabili: non abbiamo poteri decisionali, che infatti sono nelle mani dei datori di lavoro. D’altra parte è ancora difficile affermare il concetto che la sicurezza non può essere barattata con più soldi in busta paga, perché il rovescio della medaglia (purtroppo) non è altro che l’infortunio.

La cultura della sicurezza sul lavoro, così come la cultura della sicurezza in generale, andrebbe insegnata fin dalle scuole elementari come si fa in Francia: è inconcepibile che negli istituti tecnici e professionali, da cui escono geometri, tecnici e periti industriali ciò non avvenga. Nel Dlgs 626/94 si parla tanto di informazione e formazione dei lavoratori (articoli 21 e 22), purtroppo la formazione che dovrebbe essere fatta quando una lavoratore viene assunto o quando gli viene attribuita una determinata mansione, o non si fa o si fa male (di solito la si affida al collega più anziano ed esperto, solo del lavoro e non del lavoro sicuro)

Ancora peggio per quando riguarda l’informazione: di solito si riassume in una dispensa consegnata al lavoratore (diteci se questo è informare e formare un lavoratore?!!). Noi crediamo che se esiste un corso di formazione obbligatorio per gli Rls per ottemperare alle disposizioni degli articolo 22, comma 4, debba esistere anche un corso per tutti i lavoratori sui loro diritti/doveri previsti dalla 626.

Anche dal punto di vista puramente sindacale, le organizzazioni devono tornare a parlare di sicurezza sul lavoro, a fare formazione integrativa ai propri Rls, a includerla nei rinnovi dei contratti (per esempio, chiedendo l’aumento delle ore a disposizione degli Rls rispetto all’accordo interconfederale). Servono più assemblee, dove gli Rls possano esprimersi e non (come succede sempre) dove non hanno spazio per parlare, perché ci sono già gli interventi programmati dagli organizzatori.

Un altro problema che riscontriamo è lo scarso interesse da parte dei media per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro: se ne ricordano solo di fronte a un infortunio grave o mortale (è l’amara verità). Ecco perché abbiamo cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica scrivendo al programma “Ballarò”, elemosinando una puntata per la sicurezza sul lavoro. Ma non abbiamo avuto successo. Abbiamo provato anche a scrivere ai quotidiani, chiedendo la creazione di una striscia quotidiana per la sicurezza sul lavoro, dove i lavoratori o gli Rls o i rappresentanti sindacali potessero dire la loro. Anche in questo caso non abbiamo ottenuto niente.

Il primo passo

Nello stesso tempo, però, abbiamo chiesto, domandato e proposto nei convegni, ai dibattiti, nelle assemblee, la creazione di un coordinamento unitario, che coinvolga gli Rls e tutte le parti sociali, dedicato ad affrontare problemi relativi alla sicurezza sul lavoro, ma anche quelli ambientali, perché ci servono risposte ben precise e fatti concreti. Non vogliamo più solo parole che rimangono fumo che si disperde nell’aria.

Con nostro immenso piacere in Toscana è nata la “Rete degli Rls”, grazie allo sforzo della Regione, dei Dipartimenti di prevenzione e delle organizzazioni sindacali. Il 15 marzo 2006 c’è stata la prima riunione d’insediamento, con la partecipazione dell’assessore alla sanità, del settore Prevenzione e sicurezza della Regione Toscana, dei Dipartimenti di prevenzione delle Usl Toscane, dei sindacati e dei 40 Rls convocati.

Il primo passo è stato fatto, ma servono ancora una maggiore organizzazione, trasparenza e coordinamento tra i vari enti e associazioni, in modo da non avere lungaggini burocratiche nella risoluzione delle problematiche inerenti.

Va anche ricordato che i vari elementi inerenti a tutelare la sicurezza e salute nei luoghi di lavoro(Inps, Inail, Ispesl, Ispettorati del lavoro, Vigili del fuoco, Comuni, Provincie, Regioni, organizzazioni sindacali) mettano in campo tutte le risorse di cui dispongono. Per esempio le Usl devono investire tutte le risorse disponibili destinate al settore tutela e salute nei luoghi di lavoro(in Toscana siamo all’1%, stando ai valori del 2004) e non destinarlo ad altro.

Gli Organi di vigilanza devono controllare di più i luoghi di lavoro, soprattutto le aziende che comportano maggiori rischi (cantieri edili, cave, ecc). Certo, sappiamo che le forze sono quelle che sono e che gli ispettori della Direzione provinciale del lavoro sono pochi. E così i tecnici delle Asl. Ma si devono trovare le risorse economiche necessarie, non solo per un maggior monitoraggio del territorio, ma per andare a incidere, debellando e sanzionando, sulle abitudini imprenditoriali che portano a evadere le normative.

La sicurezza su carta

La “Rete degli Rls” della Toscana potrebbe creare un organo di informazione, un vero prodotto su carta dedicato alla sicurezza, dove gli Rls possano far pervenire le proprie esperienze e nello stesso tempo rimandarle ai lavoratori. Uno sforzo a cui si potrebbero affiancare riunioni e assemblee, grazie alle quali trasmettere e promuovere la cultura della sicurezza.

Servirebbe anche un rapporto più omogeneo, chiaro, semplice e non demagogico con gli Rls, attraverso tutti gli organi di informazione e consulenza, per arrivare a uno scambio di idee e di opinioni che portino a una realtà più costruttiva. Perché la sicurezza sui luoghi di lavoro non si fa ogni tanto, ma tutti i giorni dell’anno, e quindi abbiamo la necessità che tutte le forze in campo si diano da fare per realizzarla.

RLS-Marco Bazzoni-Andrea Coppini-Mauro Marchi fonte: m_bazzoni@tele2.it


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http://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o6821


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