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Quale stella seguire?

VALENCIA 2006: quale modello di famiglia? Quello di ’Maria’ - e ’Gesù’, ... o quello di Maria, Giuseppe e Gesù?! L’URLO di una mamma dell’AGEDO di Palermo

Una conversione reciproca tra genitori, figli, e figlie.
giovedì 6 luglio 2006 di Federico La Sala
[...] è arrivato il momento storico della dignità, della visibilità, dei diritti.
Prima ancora del matrimonio, pacs o unioni civili, i nostri figli vogliono comunicarci e comunicare la gioia di essere se stessi.
Essi chiedono che la loro esistenza in quanto persone [...]
Non ci convincerete più a discriminare i nostri figli.

UNA MAMMA AGEDO: "E’ ARRIVATO IL MOMENTO STORICO DELLA DIGNITA’, DELLA VISIBILITA’, DEI DIRITTI"
di (...)

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> VALENCIA 2006: quale modello di famiglia? Quello di ’Maria’ - e ’Gesù’, ... o quello di ’Maria’ ’Giuseppe’ e ’Gesù?! L’URLO di una mamma dell’AGEDO di Palermo ... Vi racconto la mia storia (di Mila Banchi, Livorno).

mercoledì 17 ottobre 2007

Vi racconto la mia storia quando un giorno si è spalancato un mondo diverso

Essere genitore di un figlio omosessuale

di MILA BANCHI *

Nessuno sceglie di essere omosesssuale, ognuno è libero di decidere come vivere, la condizione dell’omosessuale in Italia è complessa, circondata da sospetti e assenza di dialogo

PRESENTANDOMI a voi, spero non rimaniate con­dizionati dal mio ruolo nel­l’Associazione genitori paren­ti e amici di omosessuali (Agedo) per la quale sono rap­presentante nella sezione ter­ritoriale di Livorno. Vorrei che mi ascoltaste solo come si ascolta un genitore che rac­conta il suo percorso familia­re. Sarò forse un po’ lunga, ma non è facile cercare di far conoscere un vissuto in ma­niera obiettiva a chi magari non ha sentito parlare di certi argomenti che in certi termini «teologici» o «scientifici».

Ho avuto la fortuna di par­tecipare a gruppi di lavoro nelle chiese battiste della To­scana riguardanti le benedi­zioni delle coppie omoses­suali e in queste occasioni ho capito che ci sono strade che portano lontano dall’essere informati in modo completo e corretto, perché, se da una parte si ricorre a usare una conoscenza riferita solo a una piccola corrente integra­lista, dall’altra mancano gli strumenti per rispondere an­che da un punto di vista teo­logico, ma per questo non mi ritengo di certo una persona in grado di dare delle rispo­ste. Dunque, mi sento in do­vere di mostrare una strada tra la confusione di informa­zioni che vi vengono date, per fornire gli strumenti ne­cessari per poter arrivare a capire che cosa significa ve­ramente essere omosessuali.

Ecco la mia storia: ho due figli, un maschio e una fem­mina, il più piccolo a 17 anni ci ha detto di essere omoses­suale. Come l’ha capito? Si è innamorato. Sapete che cosa è successo alla mia famiglia e a me personalmente? Che do­po aver allevato i figli con amore, cercando di dar loro senso dell’onestà e giustizia, sei costretto a dire che in un certo modo li hai imbrogliati. Dov’è l’amore, se quel Dio che tu hai indicato come ac­cogliente e illuminante non capisce il loro di amore? Dov’è la giustizia se questo mondo di «peccatori», come dicono le chiese, lascia che alcuni di questi «peccatori» si sentano superiori e dalla par­te del giusto rispetto agli altri?

No signori, mi sono ribel­lata a tutto questo. La mia famiglia è stata capace di ca­pire la lezione di sincerità, di dignità e coraggio che ci ha dato il nostro ragazzo. Sono fortunata per la sincerità che trovo sempre in mio figlio, ma mi fa troppo male il velo di tristezza che attraversa i suoi occhi, quando lui, cat­tolico osservante, si sente of­feso dai rappresentanti della sua chiesa e del suo Stato nel momento in cui gli vengono negati i diritti che stanno al­la base del consolidamento della felicità e della dignità di ogni persona.

Quanti ragazzi e ragazze vanno persi nel mondo del dolore per l’ignoranza di chi non vuol vedere. Si parla di «scienza» in un documento che ho potuto leggere ultima­mente e quello che vi si dice in riferimento all’omosessua­lità è a dir poco sconcertante. In tutti questi anni non ho mai creduto di poter stare vi­cino ai ragazzi senza formar­mi prima una conoscenza e una coscienza obiettiva su queste tematiche.

L’Organizzazione mondia­le della Sanità nel 1983 ha de­finito l’omosessualità come «variante naturale dell’orien­tamento sessuale-affettivo della persona umana». Nel 1987 l’Associazione psichia­trica americana ha eliminato anche l’omosessualità egodistonica dall’edizione riveduta del Dsm III R* in quanto «tale categoria diagnostica poteva far pensare all’omosessualità come a qualcosa di patologi­co in sé», interpretando il di­sagio egodistonico (vedi an­che omofobia interiorizzata) come processo evolutivo e non come sindrome a se stante. Nel Dsm IV pubblica­to nel 1994 la posizione è ri­masta inalterata (Pietrantoni 1999) e nel 1985 la maggiore associazione psicologica mondiale (Associazione Psi­cologi Americani) ha creato la Divisione 44 dedicata allo studio delle tematiche gay e lesbiche alla quale attual­mente si contano più di 2000 iscritti. Nel 1990 anche in Eu­ropa è nata l’European Association of Lesb Gay and Bisex Psychology e nel 1998 la British Psychological Society ha fondato una sezione dedicata alla psicologia gay e lesbica. Al momento, e per semplifi­care l’argomento, le maggiori associazioni mondiali di psi­chiatri e psicologi lavorano nel rispetto di quanto asseri­to dall’Organizzazione mon­diale della Sanità. Potete con­sultare riguardo a quella che Nicolosi definisce terapia riparativa, Gay e lesbiche in psicoterapia, di Paolo Rigliano e Margherita Graglia (2006), con particolare riferi­mento al capitolo IV.

Potrei citare dati e autori a non finire, ma voglio conclu­dere con la mia esperienza di volontaria Agedo e mamma. Da anni svolgo per l’associa­zione servizio di counseling telefonico (dopo aver ricevu­to un’adeguata formazione per farlo) e vi posso assicura­re che mi convinco sempre di più di quello che un gior­no ho sentito dire dallo scrit­tore Piergiorgio Paterlini: «nessuno sceglie di essere omosessuale, ma ognuno è libero di scegliere come vuo­le vivere». La ricerca di una via facile per raggiungere una «buona qualità di vita», può indurre a fare scelte che poi vengono pagate: al te­lefono non sempre sono ge­nitori che cercano condivi­sione di esperienze o ragazzi che hanno scoperto che non è poi così facile parlare con gli adulti che hanno intorno, sono anche adulti che hanno scelto di essere eterosessuali per spinte esterne, timori personali, e non riescono più a sopportare il male che si sono fatti e stanno facendo vivendo nella menzogna.

Parlando per luoghi comu­ni, il mestiere di genitore ai nostri tempi, o forse da sem­pre in realtà, non è dei più fa­cili, qualcuno è un tantino più fortunato però, e io riten­go di appartenere a questa categoria.

* Per Dsm si intende il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (Manuale dia­gnostico e statistico dei disturbi mentali), pubblicato dall’American Psychiatric Association (Apa), nel 1994. La prima edizio­ne risale al 1952.

Il presente articolo è tratto da Riforma - SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI Anno143 - numero 39 - 12 ottobre 2007. Ringraziamo la redazione di Riforma (per contatti: www.riforma.it) per averci messo a disposizione questo testo

* Il dialogo, Mercoledì, 17 ottobre 2007


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