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Medioevo

PUGLIA: A GRAVINA, UNA CITTA’ SOTTO LA CITTA’. Un patrimonio storico-culturale da salvaguardare

venerdì 7 luglio 2006 di Federico La Sala
[...] L’amministrazione comunale sta ultimando le pratiche per chiedere all’Unesco il riconoscimento di patrimonio dell’umanità. Oggi l’ente dell’Onu premia i territori, così Gravina si unirà a Matera e ai suoi Sassi, distanti 30 chilometri. Presto arriverà il via libera. L’obiettivo è creare un polo di turismo culturale nel profondo sud. E salvare la città sotterranea.
PUGLIA
A trenta chilometri dai Sassi di Matera, un sito eccezionale per il quale è stata richiesta la tutela dell’Unesco (...)

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> PUGLIA: A GRAVINA, UNA CITTA’ SOTTO LA CITTA’. Un patrimonio storico-culturale da salvaguardare ----- L’addio di Gravina a Ciccio e Tore. Migliaia di persone ai funerali dei fratellini morti dopo la caduta nella cisterna.

giovedì 10 aprile 2008


-  Migliaia di persone ai funerali dei fratellini morti dopo la caduta nella cisterna
-  In chiesa anche la madre. Il vescovo: "Adesso sono in paradiso"

-  L’addio di Gravina a Ciccio e Tore
-  Il padre: "Siete i miei piccoli angeli"

GRAVINA - Tanta gente dentro e fuori la cattedrale. Palloncini in cielo e dolore. C’è l’intera Gravina a salutare, per l’ultima volta, Ciccio e Tore, i fratellini di 13 e 11 anni scomparsi il 5 giugno 2006 e trovati morti il 25 febbraio scorso. Almeno tremila persone. Lacrime, applausi al passaggio delle bare bianche nella piazza della cattedrale. Tanta gente. Troppa per entrare in chiesa. Molti restano fuori davanti ad un maxischermo. Altri seguono la diretta di Telepace.

In chiesa ci sono anche il padre e la madre dei piccoli. Il primo, a lungo in carcere perché sospettato di averli uccisi, adesso è tornato a casa da innocente. La madre, Rosa Carlucci, arriva circondata da Carabinieri che la scortano fino all’altare. Arriva anche il questore di Bari che parla con Filippo Pappalardi. Tra i due una stretta di mano.

L’omelia è affidata al vescovo, monsignor Mario Paciello. Tocca a lui usare parole di speranza per cercare di dare un senso ad un vicenda così tragica: "Finora abbiamo pregato insistentemente che Ciccio e Tore fossero vivi e tornassero tra noi. Oggi, anche se tra molte lacrime, celebriamo questa eucaristia, sostenuti da una speranza più grande, che è certezza: certezza che Ciccio e Tore sono nella gioia del Paradiso".

Poi, rivolto alla folla, il vescovo lancia un messaggio: "Davanti alle bare è facile dire ’siamo tutti responsabili’. Non voglio strumentalizzare la morte dei fratellini per lanciare anatemi, ma non dobbiamo permettere che la loro morte lasci il mondo come si trova".

La commozione è forte. La sorella diciassettenne di Ciccio e Tore sviene per il dolore. In molti guardano verso Filippo Pappalardi. E lui affida il suo addio ad una lettera letta dal palco. Una lettera per "i suoi piccoli angeli". Parla dei figli inghiottiti nel buio della cisterna, dice di sentire ancora "le grida di Ciccio e la disperazione del piccolo Salvatore osservare impotente spegnersi suo fratello nel buio freddo di una cisterna. Interminabili momenti di atroce dolore". Poi l’ultimo saluto: "Addio Ciccio, addio Salvatore. Angeli che con il loro spirito hanno chiamato un altro bambino, salvando lui e me, che resto un uomo solo che può continuare a vivere libero nel ricorso di tanti giorni felici vissuti insieme". Infine, prima che le bare escano, l’ultimo disperato abbraccio ai figli. Pappalardi si getta sulle bare, le abbraccia, le accarezza. Fuori, centinaia di palloncini bianchi si alzano in volo.

* la Repubblica, 9 aprile 2008.


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