Il Vaticano vuole salvare la congregazione, potente strumento di
evangelizzazione.
di Joëlle Stolz
“Le Monde” del 5 gennaio 2010 (traduzione: www.finesettimana.org)
Che cosa ha saputo Giovanni Paolo II delle trasgressioni di Marcial Maciel? La domanda si ripresenterà con l’avvicinarsi della beatificazione del papa polacco. La fretta con cui le autorità vaticane desiderano concludere la nuova inchiesta aperta sui Legionari di Cristo - a metà marzo 2010, meno di nove mesi dopo aver cominciato sul campo - rivela il loro imbarazzo. La prima “visita apostolica”, nel 1956, in un’epoca in cui le istituzioni della Legione erano molto più modeste di oggi, era durata due anni.
Ora, Giovanni Paolo II ha incontrato alcuni dei figli di Maciel. Norman Hilda, che ha studiato in una università della Legione, ha ricevuto la prima comunione a Roma dalle mani del papa, afferma l’avvocato José Bonilla, in base a delle foto che sono stato mostrate agli inquirenti del Vaticano. Da bambini, anche i figli messicani del fondatore dell’ordine si sono avvicinati al papa: come questi ha potuto non stupirsi di sentirli chiamare “papà” Padre Maciel? L’ottenebramento di cui Maciel ha goduto può essere spiegato con la sua estrema abilità politica.
Fin dal suo arrivo a Roma, nel 1946, il giovane prete messicano si rende conto che la preoccupazione di Pio XII è di resistere all’ondata di crescita del comunismo. La Spagna franchista diventa la testa di ponte europea della Legione, dato che Maciel manda lì a comperare la morfina che non può procurarsi in Italia.
Il pontificato di Giovanni Paolo II sarà per lui decisivo. Fin dal 1979, il nuovo papa si reca in Messico (vi farà altri quattro viaggi), dove i Legionari gli offrono un contatto indimenticabile con le folle, benché la dottrina statale vi reprima il cattolicesimo da sessant’anni.
L’analogia con il proprio paese si impone al papa polacco, e lo trasforma in un entusiasta di padre Maciel, nonostante le lagnanze che si accumulano contro quest’ultimo, prima attraverso i canali ecclesiastici e poi attraverso i media. Alla fine del 1997, irritati per il fatto che il papa ha affidato a Maciel un ruolo chiave nell’organizzazione del sinodo dei vescovi dell’America Latina sulla rievangelizzazione, otto ex Legionari pubblicano una lettera aperta, prima di reclamare un processo canonico per “assoluzione del complice, menzogna e incitamento alla menzogna”.
Secondo uno dei presentatori della denuncia, José Barba, Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione della fede e futuro Benedetto XVI, è stato costretto a trattare con riguardo Maciel: il dossier è stato riaperto solo poco prima della morte di Giovanni Paolo II, nell’aprile 2005. Nel maggio 2006, il Vaticano proibisce a Maciel di celebrare la messa in pubblico e gli chiede di fare penitenza, senza specificare i motivi della sentenza.
Ormai, la principale preoccupazione delle autorità ecclesiastiche è salvare il formidabile strumento che è la Legione. “Ma la seduzione di Maciel è stata tale, confida una fonte vicina al Vaticano, che sarà molto difficile aiutare quelle persone a liberarsene senza distruggerle.” Una delle possibili vie d’uscita è che la congregazione abbandoni il suo padre indegno e scelga un’altra guida spirituale - come Giovanni Paolo II.