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MESSAGGIO EVANGELICO E SANTO PADRE?! ABUSO DEL TITOLO E MENZOGNA. L’ERRORE DI RATZINGER (E DI TUTTI I PAPI).

mercoledì 16 maggio 2012
"CHARISSIMI, NOLITE OMNI SPIRITUI CREDERE...
DEUS CHARITAS EST" (1Gv., 4. 1-8). *
CARISSIMI, NON PRESTATE FEDE A OGNI SPIRITO ...
DIO E’ AMORE (1 Gv., 4. 1-8)

LA "SACRA FAMIGLIA" DELLA GERARCHIA CATTOLICO-ROMANA E’ ZOPPA E CIECA: IL FIGLIO HA (...)

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> MESSAGGIO EVANGELICO --- "Il Vangelo è uno solo", quello di Paolo. "Per lui il Vangelo è ciò che lui predica, questo che si chiama il kerygma, cioè l’annuncio" (Papa Francesco)..

mercoledì 4 agosto 2021

PAPA FRANCESCO
-  UDIENZA GENERALE
-  Aula Paolo VI
-  Mercoledì, 4 agosto 2021


Catechesi sulla Lettera ai Galati - 3. Il Vangelo è uno solo

Fratelli e sorelle, buongiorno!

Quando si tratta del Vangelo e della missione di evangelizzare, Paolo si entusiasma, esce fuori di sé. Sembra non vedere altro che questa missione che il Signore gli ha affidato. Tutto in lui è dedicato a questo annuncio, e non possiede altro interesse se non il Vangelo. È l’amore di Paolo, l’interesse di Paolo, il mestiere di Paolo: annunciare. Arriva perfino a dire: «Cristo non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo» (1 Cor 1,17). Paolo interpreta tutta la sua esistenza come una chiamata a evangelizzare, a far conoscere il messaggio di Cristo, a far conoscere il Vangelo: «Guai a me - dice - se non annuncio il Vangelo» (1 Cor 9,16). E scrivendo ai cristiani di Roma, si presenta semplicemente così: «Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il Vangelo di Dio» (Rm 1,1). Questa è la sua vocazione. Insomma, la sua consapevolezza è di essere stato “messo a parte” per portare il Vangelo a tutti, e non può fare altro che dedicarsi con tutte le sue forze a questa missione.

Si comprende quindi la tristezza, la delusione e perfino l’amara ironia dell’Apostolo nei confronti dei Galati, che ai suoi occhi stanno prendendo una strada sbagliata, che li porterà a un punto di non ritorno: hanno sbagliato strada. Il perno intorno a cui tutto ruota è il Vangelo. Paolo non pensa ai “quattro vangeli”, come è spontaneo per noi. Infatti, mentre sta inviando questa Lettera, nessuno dei quattro vangeli è ancora stato scritto. Per lui il Vangelo è ciò che lui predica, questo che si chiama il kerygma, cioè l’annuncio.
-  E quale annuncio? Della morte e risurrezione di Gesù come fonte di salvezza. Un Vangelo che si esprime con quattro verbi: «Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto, è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e apparve a Cefa» (1 Cor 15,3-5). Questo è l’annuncio di Paolo, l’annuncio che ci dà vita a tutti. Questo Vangelo è il compimento delle promesse ed è la salvezza offerta a tutti gli uomini. Chi lo accoglie viene riconciliato con Dio, è accolto come un vero figlio e ottiene in eredità la vita eterna.

Davanti a un dono così grande che è stato fatto ai Galati, l’Apostolo non riesce a spiegarsi come mai essi stiano pensando di accogliere un altro “vangelo”, forse più sofisticato, più intellettuale... un altro “vangelo”. È da notare comunque che questi cristiani non hanno ancora abbandonato il Vangelo annunciato da Paolo. L’Apostolo sa che sono ancora in tempo a non compiere un passo falso, ma li ammonisce con forza, con tanta forza. La sua prima argomentazione punta direttamente sul fatto che la predicazione compiuta dai nuovi missionari - questi che predicano la novità - non può essere il Vangelo. Anzi, è un annuncio che stravolge il vero Vangelo perché impedisce di raggiungere la libertà - una parola chiave - acquisita venendo alla fede. I Galati sono ancora “principianti” e il loro disorientamento è comprensibile. Non conoscono ancora la complessità della Legge mosaica e l’entusiasmo nell’abbracciare la fede in Cristo li spinge a dare ascolto a questi nuovi predicatori, illudendosi che il loro messaggio sia complementare a quello di Paolo. E non è così.

L’Apostolo, però, non può rischiare che si creino compromessi su un terreno così decisivo. Il Vangelo è uno solo ed è quello che lui ha annunciato; un altro non può esistere. Attenzione! Paolo non dice che il vero Vangelo è il suo perché è stato lui ad annunciarlo, no! Questo non lo dice. Questo sarebbe presuntuoso, sarebbe vanagloria. Afferma, piuttosto, che il “suo” Vangelo, lo stesso che gli altri Apostoli andavano annunciando altrove, è l’unico autentico, perché è quello di Gesù Cristo.
-  Scrive così: «Vi dichiaro, fratelli, che il Vangelo da me annunciato non segue un modello umano; infatti io non l’ho ricevuto né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo» (Gal 1,11). Si comprende allora perché Paolo utilizzi termini molto duri.
-  Per due volte usa l’espressione “anatema”, che indica l’esigenza di tenere lontano dalla comunità ciò che minaccia le sue fondamenta. E questo nuovo “vangelo” minaccia le fondamenta della comunità. Insomma, su questo punto l’Apostolo non lascia spazio alla trattativa: non si può negoziare. Con la verità del Vangelo non si può negoziare. O tu ricevi il Vangelo come è, come è stato annunciato, o ricevi un’altra cosa. Ma non si può negoziare, con il Vangelo. Non si può scendere a compromessi: la fede in Gesù non è merce da contrattare: è salvezza, è incontro, è redenzione. Non si vende a buon mercato.

Questa situazione descritta all’inizio della Lettera appare paradossale, perché tutti i soggetti in questione sembrano animati da buoni sentimenti. I Galati che danno ascolto ai nuovi missionari pensano che con la circoncisione potranno essere ancora più dediti alla volontà di Dio e quindi essere ancora più graditi a Paolo. I nemici di Paolo sembrano essere animati dalla fedeltà alla tradizione ricevuta dai padri e ritengono che la fede genuina consista nell’osservanza della Legge. Davanti a questa somma fedeltà giustificano perfino le insinuazioni e i sospetti su Paolo, ritenuto poco ortodosso nei confronti della tradizione. Lo stesso Apostolo è ben cosciente che la sua missione è di natura divina - è stata rivelata da Cristo stesso, a lui! - e quindi è mosso da totale entusiasmo per la novità del Vangelo, che è una novità radicale, non è una novità passeggera: non ci sono vangeli “alla moda”, il Vangelo è sempre nuovo, è la novità. La sua ansia pastorale lo porta a essere severo, perché vede il grande rischio incombente sui giovani cristiani.
-  Insomma, in questo labirinto di buone intenzioni è necessario districarsi, per cogliere la verità suprema che si presenta come la più coerente con la Persona e la predicazione di Gesù e la sua rivelazione dell’amore del Padre. Questo è importante: saper discernere. Tante volte abbiamo visto nella storia, e anche lo vediamo oggi, qualche movimento che predica il Vangelo con una modalità propria, alle volte con carismi veri, propri; ma poi esagera e riduce tutto il Vangelo al “movimento”. E questo non è il Vangelo di Cristo: questo è il Vangelo del fondatore, della fondatrice e questo sì, potrà aiutare all’inizio, ma alla fine non fa frutti perché non ha radici profonde. Per questo, la parola chiara e decisa di Paolo fu salutare per i Galati ed è salutare anche per noi. Il Vangelo è il dono di Cristo a noi, è Lui stesso a rivelarlo. È questo che ci dà vita.

      • [...]

* Fonte: Vatican.va, 4 agosto 2021 (ripresa parziale).


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