Cardinale, un po’ di carità cristiana...
Bruno Gambardella *
Mentre scrivo queste righe, la Corte di Cassazione è ancora riunita in camera di consiglio per emettere una sentenza, questa volta veramente definitiva, sul caso di Eluana Englaro, la donna da diciassette anni in coma irreversibile.
Qualche anno fa ho conosciuto suo padre, Peppino, che durante un congresso radicale chiedeva aiuto per liberare sua figlia da un corpo che ormai è diventato una prigione per la sua anima. Ho ammirato il rigore, la lucidità, la determinazione di un padre che chiedeva di rispettare le volontà di Eluana, la quale più volte si era espressa per l’interruzione dell’alimentazione artificiale e contro l’accanimento terapeutico in caso di incidente grave.
In queste drammatiche ore il cardinale Barragan, ministro della sanità dello Stato della Città del Vaticano, non ha esitato a intervenire pesantemente sulla Corte di Cassazione di uno stato estero, l’Italia, per ricordare che per la chiesa cattolica romana un’eventuale autorizzazione ad interrompere le cure che tengono artificialmente in vita Eluana è paragonabile ad un omicidio.
Perché tanta crudeltà? Perché tanta mancanza di misericordia? Perché la battaglia sull’egemonia culturale nel nostro Paese deve essere combattuta anche sulla pelle della famiglia Englaro? E’ troppo chiedere ad un cardinale un po’ di carità cristiana?