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FESTIVAL DI SANREMO. BONOLIS: "VOGLIO L’ITALIA MIGLIORE". La Zanicchi, europarlamentare, serafica, ha trovato la soluzione al suo conflitto d’interessi. Grazie al duetto con Mannheimer che canta "Zingara", Blob ha materiale assicurato: "Forza Italia"!!!

mercoledì 21 gennaio 2009
Con il debutto di Bonolis a Radio2 è di fatto partito il Festival
Stasera a "Porta a porta" il conduttore respinge critiche e polemicheIl "B day" di Sanremo
"Voglio l’Italia migliore"
di SILVIA FUMAROLA *
ROMA - Dalla radio alla tv, è il giorno dell’incoronazione di Paolo Bonolis in Rai. (...)

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> FESTIVAL DI SANREMO. BONOLIS: "VOGLIO L’ITALIA MIGLIORE". --- BENIGNI. Lungo monologo, al centro Veltroni e Berlusconi. Poi un tributo agli omosessuali, "perseguitati solo perché amavano un’altra persona" e legge una lettera di Oscar Wilde..

mercoledì 18 febbraio 2009


-  Lungo monologo dell’attore, al centro Veltroni e Berlusconi
-  Poi un tributo agli omosessuali, "perseguitati solo perché amavano un’altra persona"

-  Benigni: "Rialzati, Walter"
-  e la crisi del Pd entra all’Ariston

-  "Mina ormai manda solo video, come Bin Laden
-  Silvio, fai come lei: se vuoi diventare un mito, sparisci"

-  dal nostro inviato ALESSANDRA VITALI

SANREMO - "Ho detto Berlusconi? Non lo volevo dire, ma è una cosa che m’esce da sé". E comunque, "è meglio nominarlo, qualche volta: a una persona che non lo ha nominato mai, non è che gli è andata troppo bene...". Non poteva, Roberto Benigni, ignorare l’attualità politica nel suo intervento al Festival. Ed eccolo, seppur con garbo, invocare Walter Veltroni, che in campagna elettorale definì Berlusconi sempre come "il leader dello schieramento avversario". Il segretario del Pd è il bersaglio, anche se solo per poco, perché "è già abbattuto abbastanza". "Tirati su, Walter - gli dice Benigni dal palco - ti trovo lo slogan per la prossima campagna elettorale: rialzati, Walter ("Rialzati Italia" era lo slogan del Pdl, ndr), che vuoi che sia la Sardegna, c’è Montecristo, c’è Capraia, e le Eolie...".

Accolto da un’ovazione, Benigni ha fatto il suo ingresso sul palco dell’Ariston per un intervento preceduto dalle polemiche legate all’accordo che la Rai avrebbe stipulato per ottenere la sua partecipazione al Festival. Un lungo monologo, il presidente del Consiglio l’obiettivo primario ma anche colpi di genio, come quello riservato a Mina, "che ormai manda solo filmati come Bin laden". E però "è un mito", e allora potrebbe essere d’esempio a Berlusconi, al quale "non interessa la Sardegna ma la Corsica, Ajaccio", patria di Napoleone. "Berlusconi - dice l’attore rivolgendosi idealmente al premier - ti propongo di diventare un mito come Mina, come Greta Garbo: devi sparire, devi andare lontano. Più lontano vai e più mito sei, magari con Apicella scrivi una canzone e ogni tanto la mandi, come Mina".

Si ride a lungo, poi Benigni cambia registro. E dice la sua sulle polemiche sugli omosessuali: "E’ una storia incredibile che va avanti da millenni. Gli omosessuali non sono fuori dal piano di Dio. Di peccati c’è solo la sutpidità". "Per rendere l’idea dell’assurdità e ridicolaggine" di certi atteggiamenti, Benigni ricorda che gli omosessuali "sono stati seviziati e sono morti nei campi di concentramento perché amavano un’altra persona. Mettiamo che un eterosessuale si innamori focosamente di una persona dell’altro sesso - spiega - e a un certo punto lo prendono, lo torturano e lo uccidono perché si è innamorato. Tanti omosessuali sono stati torturati perché amavano un’altra persona, lasciate stare il sesso. E’ un’assurdità".

L’attore giudica "assurdo" che si parli di omosessualità "con tanta rozzezza", "sono persone che si amano, non è che per colpa loro finisce la razza, come dice qualcuno". Nella storia dell’umanità, continua, "ci hanno fatto dei doni enormi, ed è il sentimento dell’amore che caratterizza gli omosessuali. E quando c’è l’amore tutto diventa grande. Nemmeno la fede rassicura, l’unica cosa che rassicura è l’amore".

Poi Benigni ricorda Oscar Wilde, "messo ai lavori forzati per la sua omosessualità. In prigione ha scritto una lettera alla persona per la quale era stato condannato". La lettera, Benigni la legge tutta. Poi lascia il teatro, ed è standing ovation.

* la Repubblica, 17 febbraio 2009


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