Il responsabile della Giustizia del governo brasiliano respinge al mittente le critiche
piovute sul suo Paese dopo la mancata estradizione dell’ex terrorista
Battisti, il ministro attacca l’Italia
"Ci tratta come un paese di ballerine"
Genro in Senato usa parole dure: siamo stati aggrediti nella nostra sovranità
Replica della Farnesina: "Ribadiamo legami di amicizia e cooperazione"
BRASILIA - "Il Brasile è stato aggredito nella sua sovranità per alcune dichiarazioni delle autorità italiane": lo ha detto il ministro della Giustizia brasiliano Tarso Genro, durante un’audizione congiunta alle commissioni Esteri e Diritti umani al Senato, sul caso di Cesare Battisti.
In Brasile, ha proseguito Genro, ci sono stati altri casi simili riguardanti ex terroristi italiani, ma solo quello dell’ex membro dei Proletari armati per il comunismo ha avuto tanta ripercussione. "Da parte dell’Italia non c’era mai stato tanto interesse come nei confronti di questo caso", che - ha sottolineato Genro - deve essere "de-ideologizzato" e affrontato senza idee "preconcette".
In Italia, ha proseguito, è stato tra l’altro detto che "il Brasile è un paese di ballerine e non di giuristi. Noi abbiamo l’orgoglio di essere un paese di ballerine e anche di grandi giuristi", ha aggiunto Genro durante l’audizione in Senato, seguita da numerosi giornalisti.
Nel merito del caso Battisti, al quale il Brasile ha accordato lo status di rifugiato politico negando l’estradizione in Italia, il ministro ha detto che a suo giudizio nei processi svolti in Italia contro di lui non sono stati rispettati del tutto i "diritti alla difesa". Genro ha comunque definito "legittima" la reazione dello Stato italiano contro le organizzazioni che cercavano di destabilizzare il Paese negli anni ’70. Precisando, però, che anche in uno Stato di diritto esiste il germe dell’eccezione: "Quando diciamo che l’eccezione convive, eventualmente, con il diritto non stiamo aggredendo lo stato di diritto in Italia", ha spiegato citando come esempio gli Usa, dove c’è democrazia ma nella precedente amministrazione sono state dettate norme d’eccezione per ottenere "la confessione sotto tortura".
Di fronte a questa serie di dichiarazioni, la Farnesina ha replicato con una nota: "Non si ha nulla da commentare se non ribadire gli stretti legami di amicizia e cooperazione che uniscono Italia e Brasile. Rimaniamo per parte nostra in fiduciosa attesa dell’imparziale decisione che verrà assunta dal Tribunale supremo di giustizia Brasiliano".
* la Repubblica, 12 marzo 2009