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CRISI COSTITUZIONALE (1994-2011). "DUE PRESIDENTI" DELLA REPUBBLICA GRIDANO: FORZA ITALIA!!! LA DOMANDA E’: CHI E’ "PULCINELLA"? IL MENTITORE ISTITUZIONALE?!

mercoledì 23 marzo 2011
COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA:
L’ITALIA E’ UNA REPUBBLICA (ART. 1),
UNA E INDIVISIBILE (ART. 5).
LA SUA BANDIERA E’ IL TRICOLORE (ART. 12)...
E IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E’ IL CAPO DELLO STATO
E RAPPRESENTA L’UNITA’ NAZIONALE (ART. 87) (...)

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> CRISI COSTITUZIONALE (1994-2009). DUE PRESIDENTI GRIDANO: FORZA ITALIA!!! ---- Il Quirinale: "Napolitano imparziale, sta dalla parte della Costituzione". Di Pietro: "Berlusconi vada a a casa". Pd: "Tutti uguali davanti alla legge".

mercoledì 7 ottobre 2009


-  Dall’opposizione reazioni dure ma il Pd annuncia: "Non chiederemo le dimissioni"
-  Il Pdl fa quadrato attorno al premier. Bossi: "Niente elezioni anticipate. Andremo avanti"
-  Di Pietro: "Berlusconi vada a a casa"
-  Pd: "Tutti uguali davanti alla legge"
-  Il Quirinale: "Napolitano imparziale, sta dalla parte della Costituzione"

ROMA - Antonio Di Pietro non lascia spazio a mezze misure: "Berlusconi vada a casa". Dario Franceschini è soddisfatto perché la sentenza dimostra che anche il presidente del Consiglio "è un cittadino come gli altri", mentre Umberto Bossi si stringe attorno al premier: "Escludo il ricorso ad elezioni. Andiamo avanti, noi non ci pieghiamo". Dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo il Lodo Alfano, dalla maggioranza e dall’opposizione si alzano reazioni contrastanti.

Quirinale respinge sospetti di imparzialità. Ma sono le parole di Berlusconi pronunciate contro l’imparzialità del presidente della Repubblica ("Il capo dello Stato sapete da che parte sta"), che provocano la reazione indignata del Quirinale: "Tutti sanno da che parte sta il presidente della Repubblica", è scritto in una nota del Colle. "Sta dalla parte della Costituzione, esercitando le sue funzioni con assoluta imparzialità e in uno spirito di leale collaborazione istituzionale".

Italia dei Valori: "Dimettiti". Dure anche le parole dell’Italia dei Valori che rivendica la lunga battaglia sostenuta dal partito contro la legge: "Lo abbiamo detto subito anche al capo dello Stato", ripete Antonio Di Pietro. "La legge era uno scempio di incostituzionalità e immoralità. Berlusconi la smetta di fare leggi a proprio uso e consumo, e si dimetta. E’ letteralmente matto".

Il Pd. Soddisfatto della sentenza Dario Franceschini, segretario del Pd, convinto che la sentenza della Corte ribadisce "il principio dell’uguaglianza. Non ci possono essere eccezioni", spiega. "Tutti sono uguali davanti alla legge, anche i potenti". E il compagno di partito Pierluigi Bersani, candidato alla segretaria del Pd, avverte: "Che adesso il premier rispetti le parole dei giudici". Ma niente dimissioni. Il Pd, a differenza degli alleati dell’Italia dei Valori e della Sinistra radicale, non chiederà la crisi di governo.

"La sentenza - ha detto il presidente dei senatori Pd Anna Finocchiaro - è espressione della forza della Costituzione e dell’indipendenza della Corte", e Massimo D’Alema, osserva: "E’ sbagliato trarre conseguenze politiche. I governi cadono se manca la maggioranza, non per una sentenza". E Piero Fassino si scaglia contro Berlusconi che accusa Napolitano di imparzialità e la Corte di essere composta da "giudici di sinistra": "Berlusconi si difenda nei processi e non trasformi un suo problema, in un problema del Paese’’. "Inaccettabili" le parole che Berlusconi ha riservato a Napolitano, anche per Dario Franceschini e il suo predecessore Walter Veltroni: "Irresponsabili attacchi che vanno respinti. Il presidente Napolitano svolge il suo ruolo di garanzia in modo ineccepibile".

Anche l’Udc ritiene che la sentenza non debba avere conseguenze politiche ma "deve essere rispettata": "In questo paese c’è scarsa attitudine a rispettare le sentenze. Il governo - ha detto Pier Ferdinando Casini - deve continuare a occuparsi dei problemi degli italiani che vengono prima di quelli Berlusconi’’.

Intanto una trentina di rappresentanti di Sinistra e Libertà si è riunita davanti Palazzo Chigi per un sit-in. Alzano cartelli con scritto: "E adesso fatti processare". In piazza Paolo Cento, Grazia Francescato, Gennaro Migliore e Giuliana Sgrena.

Bossi: "Niente elezioni anticipate". Fa quadrato attorno a Silvio Berlusconi invece il centrodestra. A cominciare dall’alleato Umberto Bossi convinto che il presidente del Consiglio non mollerà: "E’ forte e deciso a combattere". E a chi gli domanda se la sentenza preannuncia elezioni anticipate, Bossi risponde deciso: "Ho parlato con Berlusconi. Neppure lui vuole le elezioni anticipate. Andiamo avanti, non ci piegano".

Ne è convinto anche il ministro delle Politiche Ue Andrea Ronchi, che invita il partito "a concentrarci ancora di più sulle prossime elezioni regionali, che ora avranno una maggiore valenza politica". E Jole Santelli, Pdl, vicepresidente della commissione Affari Costituzionali, avverte: "La Corte Costituzionale contraddice sè stessa".

Solidali a Berlusconi, anche il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo ("Quella della Consulta è una sentenza politica"); il collega di governo Luca Zaia, ministro dell’Agricoltura ("Il governo si rafforzerà"); quello dell’Istruzione Mariastella Gelmini ("La Consula non è più un organo di garanzia"), e il ministro della Gioventù Giorgia Meloni ("Ho il sospetto che i giudici si siano espressi secondo le indicazioni dei partiti"). Nessun commento ufficiale invece da Gianfranco Fini, presidente della Camera, anche se fonti parlamentari del Pdl assicurano che, in una lunga conversazione telefonica con il premier, Fini ha ribadito che "la maggioranza è solida e si va avanti".

Dai costituzionalisti Oscar Luigi Scalafo, già presidente della Repubblica, e Valerio Onida, presidente emerito della Corte Costituzionale, commenti più "tecnici". "Non mi interessa il caso personale - ha detto Scalfaro - quello che conta è che la Corte abbia fatto il suo dovere e abbia difeso la Costituzione". "Il nostro sistema costituzionale funziona", sono state le parole dell’ex presidente della Corte. "I giudici non si sono fatti condizionare dal clima di drammatizzazione costruito attorno al caso".

* la Repubblica, 7 ottobre 2009


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