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"X"- FILOSOFIA. LA FIGURA DEL "CHI" - "ESSERE": IL NUOVO PARADIGMA.

venerdì 19 aprile 2024
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"CHI" SIAMO NOI IN REALTÀ. Relazioni chiasmatiche e civiltà. Lettera da ‘Johannesburg’ a Primo Moroni (in memoriam)
RIPENSARE L’EUROPA!!! CHE COSA SIGNIFICA ESSERE "EU-ROPEUO".
RIPENSARE L’EUROPA... ANCORA NON SAPPIAMO DISTINGUERE L’UNO DI (...)

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> X - FILOSOFIA. A FIGURA DEL CHI --- La "X.Phi", invece, è è l’acronimo che designa "experimental philosophy" (articoli di Massimialiano Panarari e di Franco Volpi).

sabato 14 marzo 2009


-  Il fenomeno dell’ "experimental philosophy"

-  X-Phi, filosofi del domani nella caverna del nuovo pensiero

-  Nata in Inghilterra considera il dato empirico non un sostegno alla teoria ma il suo stesso fondamento
-  Una tendenza che combina la riflessione con esperimenti sondaggi e questionari

-  In controtendenza rispetto all’analisi tradizionale,sceglie di esprimersi sui blog e internet
-  Studia attraverso le neuroscienze l’attività mentale alle prese con problemi concettuali

di Massimiliano Panarari (la Repubblica, 14.03.2009)

Suona un po’ come X Files, ma non è esattamente la stessa cosa, anche se il metodo scientifico rivendicato con forza dall’agente Dana Scully, tutto sommato, potrebbe trovarvi agevolmente il suo posto.

X-Phi è l’acronimo che designa la experimental philosophy, una tendenza filosofica molto giovane, che si è fatta largo nella cultura anglosassone e che combina la dimensione della riflessione e dell’elaborazione concettuale con una serie di esperimenti pratici e di ricerche quantitative condotte mediante sondaggi e questionari. A rilanciare il dibattito sulla X-Phi, presentata come la corrente più trendy della filosofia contemporanea, è, tra gli altri, un lungo articolo dei filosofi David Edmonds e Nigel Warburton apparso sul numero di marzo di Prospect, la prestigiosa rivista politico-culturale londinese, in cui gli autori prendono le mosse dai test di una neurobiologa tedesca, Katja Wiech, che ha dimostrato come la somministrazione di scariche elettriche a cattolici osservanti in atto di contemplare un’immagine della Madonna risulti meno dolorosa di quanto accade nel caso di un ateo o di un agnostico. Esiti sperimentali su cui la giovane scienziata si è confrontata successivamente con un gruppo di pensatori convinti che il dato empirico non fornisca un semplice sostegno alla filosofia, ma sia, in qualche modo, il fondamento stesso del fare filosofia.

La X-Phi si colloca così nettamente in controtendenza rispetto all’egemonia, sinora incontrastata, esercitata dall’analisi concettuale, e si scontra, quindi, con la tradizione di filosofia analitica dominante nel mondo anglosassone. Ragion per cui si esprime molto attraverso blog e siti (oltre che libri), e viene avversata o liquidata malamente da vari mostri sacri del pensiero angloamericano, suscitando, invece, entusiasmi tra i filosofi più giovani e alimentando una polemica culturale dove anche l’anagrafe gioca la sua parte.

Anche se, a onor del vero, pure una star del livello del filosofo del "cosmopolitismo" (e molto altro) Kwame Anthony Appiah mostra parecchio interesse, dopo avere pubblicato un libro di "esperimenti di etica", ed essendosi spinto a definirla sul New York Times come la "nuova nuova filosofia".

La filosofia sperimentale vanta una "scuola" molto dinamica che conta tra i suoi esponenti di punta Joshua Knobe, Shaun Nichols, Neill Levy, al lavoro tra Princeton e Oxford, figure, di cui si parlerà sempre più, che si muovono nei tre ambiti fondamentali, chiaramente interdisciplinari, che ne compongono lo scenario attuale. Ovvero, lo studio, mediante le tecnologie a disposizione delle neuroscienze, dell’attività mentale che si sviluppa quando gli individui si trovano alle prese con un problema di natura filosofica; l’utilizzo, uscendo dalle aule e dagli uffici universitari, di questionari per comprendere le intuizioni e le modalità di ragionamento nella vita quotidiana; e, infine, gli "esperimenti sul campo", con l’osservazione dei comportamenti e delle reazioni a specifiche situazioni da parte di un individuo, osservato a sua insaputa.

Tutto molto anglosassone, per l’appunto. E in Italia? Queste tematiche ricevono una certa attenzione da parte di Res cogitans (www.rescogitans.it), "sito di filosofia applicata" dedicato a Marco Mondadori, che annovera tra i suoi collaboratori Telmo Pievani, Maurizio Ferraris, Mario De Caro e Nicla Vassallo. A dirigerlo è Simona Morini, docente di Teoria delle decisioni razionali e dei giochi allo Iuav di Venezia (e autrice, con Pietro Perconti, di Email filosofiche, edito da Cortina), che nota come la X-Phi rappresenti «una sorta di interessante ritorno al passato, alla filosofia morale e alla tradizione del Sei-Settecento.

Basti pensare, infatti, che il famosissimo Trattato sulla natura umana di David Hume aveva come sottotitolo: Un tentativo di introdurre il metodo sperimentale di ragionamento negli argomenti morali.

Dunque, vari sono gli aspetti positivi: da un lato, i filosofi ricominciano a fare scienza (superando lo specialismo introdotto nell’Ottocento) e, dall’altro, tornano a occuparsi di fatti reali, soprattutto in Italia dove la produzione filosofica negli ultimi tempi è stata orientata per lo più verso l’ermeneutica e la storia. Questi esperimenti, inoltre, tornano al senso comune, ma confutano anche i luoghi comuni. E sprovincializzano la disciplina, attribuendole una dimensione veramente mondiale, mostrandoci, per esempio, come la filosofia del linguaggio contemporanea risulti molto collegata alle lingue occidentali.

Naturalmente, ci sono anche i limiti: gli scienziati si rivelano oggi ancora piuttosto deboli sotto il profilo filosofico, e viceversa. Come diceva Robert Hooke: "La vera filosofia inizia dalle mani e dagli occhi, ma deve procedere con la memoria e continuare con la ragione". È così che dovrebbe accadere, tornando davvero all’idea del filosofo naturale seicentesco». E, quindi, se son rose (filosofiche), magari fioriranno anche in Italia.


-  Due tradizioni a confronto

-  Se il modello britannico batte l’Europa continentale

di Franco Volpi (la Repubblica, 14.03.2009)

Attaccata alle proprie tradizioni come una cozza al suo scoglio, la filosofia continentale ha mostrato finora scarsa propensione al rinnovamento. Sta iscritto nel suo codice genetico storicista.

Eppure, qualcosa si sta muovendo. Proprio in seno alla filosofia britannica, fermentano irregolarità e provocazioni che infrangono i canoni tradizionali. È la New British Philosophy, recita il titolo di un libro che raccoglie le voci dei «nuovi filosofi» inglesi.

Alcuni, come Ray Monk, Stephen Mulhall e Aaron Ridley, tutti del Center of Post-Analitic Philosophy di Southampton, cercano di capire quale sarà il futuro paradigma, dopo analitici e continentali. «La filosofia dovrà impegnarsi in problemi concreti», sostiene da Edinburgo la femminista Rae Langton, e si applica coerentemente alla comprensione di fenomeno di cui tutti fanno uso ma nessuno sa cos’è: la pornografia. Altri, come Simon Critchley, che da Essex è passato a dirigere la New School di New York, propone nel suo Libro dei filosofi morti una divertente versione moderna - si fa per dire - dell’antica meditatio mortis.

Intanto, nelle vecchie roccaforti continentali, francesi e tedesche, si soffre per il vuoto lasciato dalla scomparsa dei maîtres-à-penser. È ancora possibile riempirlo con un grande gesto di sintesi? Ci hanno provato Marcel Gauchet e, passando a Oriente, François Jullien. E soprattutto Peter Sloterdijk, prima con una Critica della ragione cinica, poi con la trilogia Sfere, una vera e propria filosofia della globalizzazione. Ma oggi - si chiede la più diffusa rivista tedesca di filosofia - il vero Meisterdenker non è forse il controverso e richiestissimo Giorgio Agamben? È la riprova, ha commentato un lettore, che in filosofia il metodo migliore per avanzare è girare sempre intorno allo stesso punto.


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