IL DIO CHE NON C’È
Testo preparato da Alberto Maggi per la conferenza di ieri ad Ancora, dal titolo “Il dio che non c’è”. La conferenza è stata organizzata dalla UAAR (Unione Atei Agnostici Razionalistici) è ha suscitato molte polemiche ancora prima del suo svolgimento. Quello che pubblichiamo è il canovaccio, poi sarà disponibile anche il video della stessa conferenza che è lievemente diversa rispetto a questo scritto.
unione degli atei e degli agnostici razionalisti
Il dio che non c’è
ancona, 12 maggio 2009,
ore 17
sala conferenze palazzo bottoni
Da quando il dott. Svarca mi ha gentilmente invitato a tenere questo incontro con voi, conferenza che a quanto pare ha suscitato apprensione in certi ambienti e preoccupazione in altri, ho cominciato a pensare alla tematica da trattare, “il dio che non c’è”, e la mia attenzione è stata attratta da tre affermazioni che di seguito elenco:
Il 22 aprile Rita Levi Montalcini, grande donna e grande scienziato, ha compiuto ben 100 anni, cento anni in splendida forma intellettuale e morale. Alla richiesta se credesse o no in un dio, la Montalcini ha risposto: “Invidio chi ha la fede. Io non credo in dio. Non posso credere in un dio che ci premia e ci punisce”.
Le faceva quasi eco, una settimana dopo su Repubblica, nella sua tanto breve quanto interessante Amaca, Michele Serra, il quale prendendo spunto da quei fondamentalisti religiosi, sia cristiani che islamici, per i quali l’influenza suina era un castigo di Dio, scriveva che:
“Una delle prove dell’inesistenza di Dio, perlomeno del Dio pedante e cattivo invocato in questi casi, sta nel fatto che alcuni dei suoi seguaci in terra non vengano folgorati all’istante ogni volta che dicono una cazzata” (Michele Serra, La Repubblica, L’amaca, 29 aprile 2009).
[...] (PER CONTINUARE A LEGGERE TUTTO IL TESTO, PREMERE SULLA ZONA ROSSA SOTTOSTANTE)
Colui che impedisce il sacrificio non è Elohîm, bensì Yahvé, il Dio d’Israele: “L’Angelo di Yahvé disse: non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli alcun male!” (Gen 22,12).
Il significato della narrazione è chiaro: mentre le altre divinità (Elohîm) chiedono sacrifici umani, Yahvé, il Dio d’Israele, non li accetta.