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IRAN: ELEZIONI PRESIDENZIALI. Alta partecipazione. Affluenza superiore al 70%

domenica 28 giugno 2009
L’IRAN SCEGLIE IL PRESIDENTE, OBAMA: "CAMBIARE SI PUò" *
TEHERAN - Affluenza superiore al 70% nel voto per le presidenziali in Iran. Quattro anni fa si era recato alle urne il 60% degli aventi diritto.
L’alta partecipazione dovrebbe in teoria favorire il candidato moderato Mir Hossein (...)

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> IRAN: ELEZIONI PRESIDENZIALI. --- AHMADINEJAD A USA E GB: STOP INGERENZE: MUSSAVI: PROTESTA LEGITTIMA. KHATAMI PROTESTA, SEGNI FRATTURA IN ESTABLISHMENT.

domenica 21 giugno 2009

Ansa» 2009-06-21 21:45

AHMADINEJAD A USA E GB: STOP INGERENZE: MUSSAVI: PROTESTA LEGITTIMA

TEHERAN - L’ex candidato alle presidenziali iraniane Mir Hossein Mussavi ha sostenuto che sono legittime le proteste popolari "contro le frodi e le bugie". In un comunicato diffuso attraverso il suo sito web, Mussavi afferma che il popolo iraniano "ha il diritto di protestare". "Oggi il paese è in lutto per quelli che sono stati uccisi nelle proteste, vi chiedo di restare calmi".

Mussavi ha condannato "gli arresti di massa" dei suoi sostenitori effettuati dalle forze di sicurezza durante le proteste contro i presunti brogli elettorali, ammonendo che gli arresti "creeranno una frattura tra il popolo e le forze armate".

Un appello che cade in una situazione di incertezza. Secondo testimoni citati dall’agenzia Reuters molti spari si sono sentiti in almeno due quartieri settentrionali di Teheran.

Di nuove proteste contro il regime iraniano aveva parlato la Cnn sul suo sito. Un video amatoriale, comparso anche su YouTube con la data di oggi, mostra una grande folla ripresa dall’alto di un edificio. La gente marcia composta in un viale del centro non meglio identificato al grido incessante di "Non abbiate paura, siamo uniti" e di "Morte al dittatore".

In un blog di Twitter dedicato all’Iran si parla di 50.000 dimostranti che avrebbero sfilato oggi davanti alla sede delle Nazioni Unite nello Shahrzad Boulevard a Teheran. Secondo quanto riporta la Cnn, un’altra manifestazione di protesta ha avuto luogo nella Università Azad, nella zona meridionale della capitale. Il sito della tv americana scrive che, secondo alcuni testimoni, migliaia di poliziotti in tenuta antisommossa sono schierati lungo le strade della città ma che non sono in vista mezzi blindati.

Ottavo giorno consecutivo di proteste dunque dopo il sabato di sangue nella capitale iraniana. Una battaglia durissima, in un’area molto vasta del centro, durata fino a notte e che ha visto morire decine di manifestanti. Questo e’ quanto raccontano i testimoni degli scontri avvenuti ieri nel centro di Teheran.

La televisione di Stato parla invece di non piu’ di una decina di morti, e il capo della polizia, Ahmad Reza Radan, ha affermato che le forze di sicurezza non hanno fatto uso di armi da fuoco. Gli abitanti delle zone interessate agli scontri, invece, parlano di diversi manifestanti uccisi dai proiettili. Uno di questi, raccontano, si chiamava Said Abbasi, un giovane di circa 20 anni. Stamane la sua fotografia campeggiava su un drappo nero appeso in segno di lutto alla serranda abbassata di un negozio sulla Via Rudaki, probabilmente appartenente alla famiglia. Chi si e’ recato oggi in centro parla dei segni, ovunque sull’asfalto, degli incendi appiccati dai manifestanti quando sono cominciati gli attacchi delle forze di sicurezza, di cui facevano parte i reparti anti-sommossa e molti agenti in borghese, probabilmente appartenenti alle milizie islamiche dei Basiji.

Ad essere data alle fiamme e’ stata nella maggior parte dei casi immondizia rovesciata dai cassonetti, che stamane erano spariti da interi viali del centro. Su alcune strade si puo’ ancora sentire odore di gomma bruciata. I testimoni riferiscono infatti che, lungo l’autostrada urbana Navvab, i manifestanti hanno divelto e dato alle fiamme le protezioni in materiale sintetico di un grande cantiere per lo scavo di un tunnel sotterraneo stradale. I vetri di alcune banche sono in frantumi, come quelli di una moschea, all’angolo tra la via Jomhuri e la Navvab, al cui interno e’ scoppiato un incendio. Ma le strutture portanti dell’edificio non sono danneggiate e i muri esterni non sono anneriti.

Secondo i racconti di chi era presente, migliaia di manifestanti si erano radunati nel primo pomeriggio di ieri a Piazza Enghelab per marciare verso la Piazza Azadi, quattro chilometri ad ovest, nonostante il divieto delle autorita’. Ma quando le forze di sicurezza, che li aspettavano in numero massiccio, hanno reagito, si sono dispersi nelle vie laterali e gli incidenti si sono diffusi in varie zone, distanti anche chilometri fra loro. Si va dalle strade a sud della Piazza Azadi, come le vie Rudaki, Azerbaigian, Jomhuri e Karun, al Viale Kargar, a nord-est, lungo il quale sorge il piu’ grande dormitorio universitario della capitale.

Gli scontri sono stati particolarmente duri sul Viale Sattarkhan, tra la Piazza Azadi e il Viale Kargar. Le truppe anti-sommossa, racconta chi era presente, hanno inseguito i manifestanti fin dentro i vicoli, dove non poche famiglie hanno aperto le loro porte per dare rifugio a chi scappava. In questi vicoli i vetri di molti portoni e delle auto in sosta sono andati in frantumi nella violenza delle cariche. Gli incidenti sono andati avanti fin quasi a mezzanotte. Verso le cinque del mattino, sono entrati in azione i mezzi della municipalita’ che hanno ripulito le strade dai segni piu’ evidenti della battaglia.

AHMADINEJAD A USA E GB: STOP INTERFERENZE Il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad ha intimato oggi a Stati Uniti e Gran Bretagna di cessare ogni interferenza negli affari interni della Repubblica Islamica.

"Considerando le vostre sconsiderate affermazioni, non potete più essere considerati degli amici della nazione iraniana. Pertanto vi consiglio: correggete il vostro atteggiamento fatto di ingerenze", ha detto Ahmadinejad parlando a un consesso di chierici e insegnati. Il riferimento è alle critiche che numerosi paesi occidentali hanno rivolto alle autorità iraniane per lo svolgimento delle elezioni e il rifiuto di accogliere le richieste dell’opposizione.

KHATAMI PROTESTA, SEGNI FRATTURA IN ESTABLISHMENT Vietare le manifestazioni di piazza potrebbe avere "pericolose conseguenze" e addebitare la crisi iraniana ad un complotto delle potenze straniere è "indicazione di una falsa politica". Con queste dichiarazioni oggi l’ex presidente riformista Mohammad Khatami, appartenente al clero sciita con il titolo intermedio di hojatoleslam, è uscito allo scoperto nella disputa che è arrivata ad investire l’establishment del regime islamico. Mantiene invece ancora il silenzio l’ex presidente pragmatico Akbar Hashemi Rafsanjani, considerato tra i principali sponsor dell’ex candidato moderato Mir Hossein Mussavi, come del resto Khatami.

Ma un segno della tensione crescente è la notizia, data oggi dall’agenzia Fars, vicina al governo del presidente Mahmud Ahmadinejad, dell’arresto di una figlia di Rafsanjani, Faezeh Hashemi, che ieri era presente in una manifestazione non autorizzata nel centro di Teheran, dispersa dalle forze di sicurezza con un pesante bilancio di vittime. Organizzazioni di studenti fondamentalisti avevano chiesto nei giorni scorsi l’arresto e un processo pubblico per la Hashemi, accusandola di avere avuto un "ruolo nel provocare i disordini". L’assenza di Rafsanjani risaltava venerdì alla preghiera collettiva a Teheran, quando la Guida suprema, ayatollah Ali Khamenei, ha affermato che le manifestazioni dovevano cessare e ha avvertito che i promotori sarebbero stati ritenuti "responsabili della violenza, dello spargimento di sangue e del caos". L’ultima volta che Rafsanjani aveva fatto sentire la sua voce era stato con una lettera inviata allo stesso Khamenei prima delle elezioni, in cui gli chiedeva di garantire uno svolgimento corretto della consultazione e avvertiva che in caso di sconfitta di Mussavi attraverso brogli, nelle piazze sarebbero potuti scoppiare gravi incidenti.

Nella sua dichiarazione di oggi, Khatami chiede "l’immediato rilascio di tutti gli arrestati durante le proteste", ritenendo che ciò "può calmare la situazione nel Paese". E chiede alle autorità di "rispettare i diritti del popolo". Da parte sua, il grande ayatollah dissidente Hossein Ali Montazeri, già successore designato dell’ayatollah Ruhollah Khomeini come Guida suprema e poi defenestrato, ha chiesto tre giorni di lutto nazionale per i manifestanti uccisi e ha affermato che resistere alle richieste del popolo sulle elezioni é proibito dalla religione. Sebbene sia fuori dall’establishment politico del Paese da 20 anni, Montazeri ha ancora un vastissimo seguito di fedeli come esponente religioso.


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