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PADRE PIO. VISITA DI BENEDETTO XVI A SAN GIOVANNI ROTONDO

domenica 21 giugno 2009
Il Papa a San Giovanni Rotondo per pregare sulle spoglie di Padre Pio
Il manifesto della visita del Papa a San Giovanni Rotondo (dal sito ufficiale di San Pio da Pietrelcina)
ultimo aggiornamento: 20 giugno, ore 22:18
Città del Vaticano - (Adnkronos) - Dopo la visita nella cripta del (...)

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> PADRE PIO. VISITA DI BENEDETTO XVI A SAN GIOVANNI ROTONDO --- Padre Pio, imbroglione o santo? La religione cattolica ritorna al Totem. Note di don Aldo Antonelli e di Paolo Farinella

martedì 9 febbraio 2016


Padre Pio, imbroglione o santo?

di don Aldo Antonelli ( L’Huffington Post, 09/02/2016)

Il chiasso mediatico del viaggio turistico della salma di Padre Pio dalla cripta dorata di San Giovanni Rotondo alla piazza domata di San Pietro in Roma non può zittire tutti gli interrogativi sulla storia del cappuccino di Pietralcina. Le migliaia di flash che illuminano la bara del "santo" non riescono a diradare la nebbia che avvolge il personaggio. E tra le opposte sponde della venerazione e del biasimo, delle lacrime di commozione e dei gesti di rigetto sorge imperioso il bisogno di sapere, di vederci chiaro, e soprattutto di distinguere.

In occasione della canonizzazione di Padre Pio, decisamente voluta e pomposamente celebrata da papa Giovanni Paolo II il 16 Giugno del 2002, Giancarlo Zizola ebbe a dichiarare: "Se restano delle domande sul fenomeno di Padre Pio, tanto più inquietanti quanto più imponente è la massa che lo acclama santo in San Pietro, esse non riguardano affatto la sua santità, per quanto connotata da forme religiose primitive e fortemente antimoderne". A noi sembra, invece, di dover affermare che il "fenomeno" pone delle domande sul fatto stesso della sua "santità". Una santità, sia chiaro, non intesa secondo i canoni della religiosità popolare o, peggio, secondo le straordinarie capacità divinatorie; ma una santità che porti i connotati di colui che, per noi cristiani, è l’ "Unico Santo": Gesù di Nazareth.

A noi non risulta che questo Gesù abbia passato la sua vita rinchiuso in un confessionale, tra peccati e assoluzioni, così come ha fatto padre Pio. Né ci risulta che padre Pio abbia percorso, come Gesù, le strade polverose della sua Puglia accogliendo i piccoli e denunciando i poteri.
-  C’è un libro, edito dalla Einaudi: "Padre Pio. Miracoli e politica nell’Italia del Novecento" di Sergio Luzzatto dal quale, nel blog di don Franco Barbero, Antonio Vigilante estrae tre episodi della vita di questo frate molto significativi.

Primo. 1911-1913. Dopo essere stato ordinato sacerdote, il giovane fra’ Pio passa quasi tutto il tempo nella sua casa di Pietrelcina, perché malanni non meglio precisati gli rendono impossibile la vita in convento. E da casa sua scrive lettere ai suoi direttori spirituali, fra’ Benedetto e padre Agostino, entrambi di San Marco in Lamis. Lettere nelle quali descrive con trasporto il suo travaglio spirituale, le sue estasi, il suo rapporto personale con Cristo. Ma le lettere sono copiate, per la precisione riprese parola per parola dell’epistolario di Gemma Galgani, una donna di Lucca che aveva ricevuto le stimmate nel 1899, e il cui libro era tra le letture del giovane frate.

Due. 15 agosto 1920. San Giovanni Rotondo. Un’automobile esce dal convento dei cappuccini per giungere nella piazza principale del paese. A bordo padre Pio, acclamato dalla folla. Giunto in piazza, il frate benedice la bandiera dei reduci, che nella zona hanno organizzato le prime squadre fasciste. Due mesi dopo, in quella stessa piazza, undici contadini socialisti saranno massacrati dai soldati. All’indomani dell’eccidio, il frate accoglierà con grande cordialità nel suo convento Giuseppe Caradonna, figura di primo piano del nascente fascismo in Capitanata.

Tre. 1921. Il Santo Uffizio manda a San Giovanni Rotondo monsignor Raffaele Carlo Rossi, per interrogare il frate. Tra le altre cose, monsignor Rossi gli chiede conto di una certa sostanza da lui ordinata in gran segreto in una farmacia locale, che poteva servire a procurare le stimmate. Il frate si difende sostenendo che intendeva usarla per fare uno scherzo ai confratelli, mischiandola al tabacco in modo da farli starnutire.

Antonio Vigilante conclude, tagliente: "Il profilo che emerge è quello di un fascista un po’ imbroglione, privo di qualsiasi spessore umano e culturale". Che non sembrino irriverenti questi termini. Padre Gemelli, il fondatore dell’Università cattolica di Milano, in una relazione dopo una sua visita di ispezione lo definì "autolesionista, imbroglione, psicopatico".

Lasciamo agli specialisti l’analisi sociopsicologica sul rapporto tra questo frate e la massa di devoti che lo adorano al limite del feticismo. A noi non resta che denunciare il fenomeno: un minestrone tossico di superstizione, di fanatismo, di miracolismo. E in più: l’esteriorità dei riti, la rinuncia al pensiero, l’affarismo, la furbizia, l’abuso della credulità popolare. E ci interroghiamo su una Chiesa tutta ripiegata nella gestione affaristica del fenomeno, convinti, con il compianto Giancarlo Zizola, che tutto ciò non fa bene alla crescita della fede e alla maturazione dei fedeli. "Dubito - scriveva su Rocca del luglio 2002 - che la fede abbia qualcosa da guadagnare da questo genere di sfruttamento del mito messo in scena. Vi è una visibilità della religione che oscura il volto del Dio di Gesù Cristo, con le maschere di un Dio falso e perfino perverso, troppo simile alle figure degli idoli delle religioni naturalistiche. Per chi sente coabitare sotto lo stesso tetto della coscienza il credente e il non credente, è legittimo, e anzi necessario dichiararsi ateo di quella specie di falso dio".


Padre Pio, la religione cattolica ritorna al Totem

di don Paolo Farinella *

Mancavano all’appello padre Pio e frate Mandic, sono arrivati anche loro e ora siamo al completo. La religione è servita, il popolo, facile alla lacrima, si affolla per chiedere miracoli. I frati che hanno perseguitato padre Pio in vita ora lo portano in spalla e lo esaltano come supereroe. I preti, a cominciare dal vescovo Fisichella che pontifica dalla sacrestia di Porta a Porta, gongolano per la grande fede dimostrata dalle masse religiose, che, dopo quelle operaie dissoltesi in paradiso, sono le uniche rimaste sulla piazza.

Squillano le trombe, rullano i tamburi perché nel Giubileo che celebra il 50 anniversario del concilio Vaticano II, con questi simulacri, issati come Totem ancestrali, si archivia definitivamente la visione conciliare di Chiesa e di fede. Resta solo la religiosità sentimentale, priva di radici, oltre il vangelo, annegata in un’orgia di irrazionalità che offende la dignità della stessa religione e comunque della spiritualità.

Sia chiaro che rispetto la buona fede di chi nella propria semplicità è rimasto ancorato a forme religiose che rasentano, se proprio non sono, la superstizione e l’irrazionalità. Sono molto critico con una gerarchia che ha impedito una crescita spirituale per mantenere una sudditanza emotiva e facilona di quanti nulla hanno al di fuori del sentimentalismo religioso che con la fede non possono spartire alcunché

Gli attori e gli scrittori che in tv parlano disinvoltamente di Dio, miracoli, presenze, scie di profumi e amenità del genere, devono essere più prudenti perché spesso non sanno cosa dicono e di cosa parlano e comunque la loro esperienza non sarà mai una norma universale.

Pensavo che il culto dei Totem fosse una forma di religiosità infantile, che ha raggiunto il suo vertice nella cultura indiana del Texas di Tex Willer-Aquila-della-notte. Mi devo ricredere, vedendo le folle ammassate nella chiesa di San Lorenzo fuori le mura a fare muro alla mummia di padre Pio, sballottato per la goduria del popolo. Se i Romani perseguivano il Welfare del «panem et circenses», oggi la religione cattolica, anche quella rappresentata da Papa Francesco, si affida al simulacro del numinoso e ai Totem cristianizzati. Pazienza, ce ne faremo una ragione.

Deve essere chiaro che tutto quello che accade attorno a padre Pio e a frate Mandic, persone, rispettabilissime in quanto privati cittadini, anche se ammantato da vernice religiosa, non c’entra nulla con la spiritualità e la fede. Si tratta solo di religiosità primordiale che si trova in tutte le religioni e in tutte le latitudini della terra. Nulla di straordinario, solo l’impazzimento generale e la confusione più totale.

Quando nel seconda metà del sec. II si dovette scegliere tra le centinaia di vangeli che circolavano in Palestina e fuori, si stabilì un criterio di discernimento serio: «sono da escludere tutti quegli scritti dove vi è “eccesso di soprannaturale”». A far parte del canone, furono scelti quattro vangeli, i più sobri, che vanno sotto gli pseudonimi di Marco, Matteo, Luca e Giovanni. Tutti gli altri furono esclusi, non per nascondere questa o quella incresciosa verità, come dicono gli ignoranti della materia, ma perché in essi il divino, il miracolistico, il fascinoso abbondava come la nebbia in val padana o la sabbia nel deserto.

Attorno a padre Pio, l’eccesso è sempre stata la norma e questo mi permette di dire, dal punto di vista eminentemente teologico, che è difficile scorgervi «il dito di Dio». Papa Giovanni XXIII, parlando del frate di Pietralcina, diceva che si trattava di «dolorosa infatuazione religiosa», giudizio che, secondo me, resta ancora valido. Lo stesso vale per Medjugorje, dove la Madonna è diventata una turista professionista.

Il Cristianesimo non è una religione né può esserlo; quello che è accaduto nella storia è una degenerazione riuscita a opera di imperatori e opportunisti clericali che ne hanno voluto fare una religione in sé prima e poi di Stato per avere uno strumento di oppressione e controllo, alla stessa stregua di tutte le religioni istituzionalizzate nel corso della storia degli ultimi quattro millenni.

Il Cristianesimo è una relazione, anzi un nuovo modo di concepire la vita, la storia e in essa le relazioni tra le persone: l’istinto di sopravvivenza che induce a vedere nell’altro il nemico da abbattere è compensato dal dinamismo della collaborazione e condivisione che in un processo di crescita e di sviluppo arriva fino all’esperienza della fraternità, trasformando il presunto nemico in carne della propria carne.

La fede cristiana è l’esercizio storico di questa nuova prospettiva che i vangeli definiscono come «Regno di Dio». In questa visione non c’è posto per i miracoli e l’eccesso del miracolistico, ma solo della nudità della Parola e della fiducia che si abbandona e si affida per costruire insieme a tutte le persone di buona volontà un mondo più giusto, umano, dove ognuno possa trovare il suo posto nella piena uguaglianza e nell’assoluto rispetto. Figli di Dio vuol dire persone con gli stessi diritti e doveri.

La dottrina cattolica tradizionale considera apparizioni e fenomeni (per altro incontrollati) alla stregua di padre Pio come fatti privati per cui, come cattolico, credente e consapevole dichiaro pubblicamente che faccio a meno di padre Pio e soci perché mi basta Gesù Cristo e, credetemi, ne avanza anche in abbondanza.

* Micromega, 4 febbraio 2016


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