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ELVIO FACHINELLI (1928-1989). Per il ventennale della morte.

giovedì 18 febbraio 2010
Per il Ventennale della morte di Elvio Fachinelli (1928-1989)
sull’impossibile formazione degli analisti
Conversazione di Sergio Benvenuto con Elvio Fachinelli - http://www.ildialogo.org/stampa/ELVIOFACHINELLIn.pdf] (1928-1989)”, questa “intervista alla quale teneva in modo particolare”. (...)

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> ELVIO FACHINELLI (1928-1989). -- PSICOANALISI. RICORDANDO ELVIO FACHINELLI (di Francesco Marchioro).

venerdì 10 gennaio 2020

RICORDANDO ELVIO FACHINELLI

di Francesco Marchioro (Altoadige.it, 22.12.2019)

Psicanalisi. Il grande analista “non ortodosso”, traduttore di Freud, era nato a Luserna ma aveva studiato ed era vissuto tra Bolzano e Merano. A riportare i riflettori sulla sua figura è la pubblicazione di un libro, “Grottesche”, che verrà presentato il 28 dicembre, presente la figlia Giuditta.

Ricorrono in questi giorni i trent’anni dalla morte di Elvio Fachinelli (21 dicembre 1989), uno psicoanalista che ha mosso i suoi primi passi (1928) a Luserna, un paesino cimbro in provincia di Trento non lontano dal comune di Lavarone, a cui per affezione lascerà in eredità l’intera sua biblioteca.

Dopo un breve periodo passato in Francia, la sua famiglia si stabilisce a Bolzano. Il giovane Elvio frequenta il liceo classico di Merano e poi intraprende gli studi di medicina a Pavia per specializzarsi in psichiatria. Nel 1962 sposa Herma Trettl, bolzanina di solida cultura mitteleuropea, ed inizia un’analisi didattica con Cesare Musatti, divenendo analista della società psicoanalitica italiana.

Bilingue di nascita, Fachinelli traduce una trentina di saggi dell’Opera omnia di Freud, per i tipi della Boringhieri, firmandosi curiosamente con lo pseudonimo di Elvio Luserna ed in particolare si dedica alla traduzione de “l’Interpretazione dei sogni”, in collaborazione con la moglie, Herma Trettl, la quale un giorno mi raccontò un particolare di quel lavoro: mancando a volte le occasioni di discutere e lavorare insieme, la mattina avevano l’abitudine di lasciare l’uno per l’altra sul tavolo di casa dei “telegrammini”, appunti con cui si scambiavano suggerimenti, soluzioni e approfondimenti sulla traduzione di Freud.

Attento ai fermenti intellettuali del suo tempo, intesse una fitta rete di relazioni con personalità italiane ed internazionali della scienza e della cultura.

Partecipa alla vivacità del sociale, come il movimento giovanile, la rivolta studentesca del ‘68, la riorganizzazione basagliana dell’assistenza psichiatrica e indaga a fondo il rapporto tra salute e malattia, individuo e società.

Si tratta di cogliere quel “desiderio dissidente” che emerge dalla ricerca di superamento del capitalismo, della società repressiva, come recita il titolo di un suo contributo presentato nella “calda” primavera del 1968 alla facoltà di Sociologia di Trento, ed ora disponibile in un libro curato da Marco Conci e da me, Elvio Fachinelli, “Intorno al ’68”.

Spirito curioso, ironico, indipendente e analista non ortodosso denuncia con forza una sorta di “freudolente” uso della terapia e accusa la sua stessa istituzione di praticare una “psicoanalisi della risposta”, nel senso che si limita a «dare ragione all’esistente, razionalizzare le irrazionalità, tamponare i conflitti», offrire una terapia dell’adattamento invece di essere una psicoanalisi interrogante, capace di sollevare domande radicali sullo statuto del soggetto e la sua relazione alla Lebenswelt, al mondo della vita.

Fachinelli pubblica saggi che sono tutt’oggi dei classici: “Il bambino dalle uova d’oro” (un viaggio nel pensiero psicoanalitico), “La freccia ferma” (sul tempo, il sacro, la morte), “Claustrofilia” (una critica all’immobilità di molte analisi interminabili), “La mente estatica”, un’esperienza di spogliazione dell’Io e di incontro con l’indistinto originario.

Nello scrivere, ha una modalità molto personale di elaborare il pensiero, nel senso che sa unire tra loro registri diversi, saggistico, narrativo, critico, clinico, e affida al lettore una riflessione non concludente ma aperta alla molteplicità dei piani osservati, assecondando la varietà degli ambiti di ricerca, che vanno dalla psicoanalisi all’educazione, dalla società all’antropologia, alla cultura in tutta la sua ampiezza.

Questa apertura è confermata da uno straordinario libro di Fachinelli che esce in questi giorni: “Grottesche. Notizie, racconti apparizioni” in un’elegante veste editoriale per la casa editrice Italo Svevo di Trieste, con l’attenta cura e l’aggiunta di preziose note di Dario Borso.

A partire dal 1963 l’Autore, in una sorte di caleidoscopio fluido, quasi un diario psico-sociologico, annota una serie di emozioni, pensieri, fantasie, traendo dalla policroma vita quotidiana e dall’esperienza disincantata di medico e analista, con una scrittura libera, non didattica ma autoironica, come mostra il seguente aforisma: « Rileggendo appunti, l’analisi appare al limite una conversazione tra un cieco, che descrive qualcosa che non vede, e un sordo che non sente quello che l’altro dice, eppure risponde.»

C’è poi una annotazione che richiama da vicino le nostre montagne: « Altopiano dolomitico dell’Alto Adige. Fine agosto sull’Alpe di Siusi; con il gusto del travestimento (stivali di gomma, giacca a vento)». A Castelrotto, infatti, Elvio Fachinelli aveva un appartamento in cui trascorreva parte delle sue vacanze.

Troviamo qui un tratto del suo spirito giocoso (“travestimento”), dove il piacere (“gusto”) allude ad un tempo altro, un contro-tempo (qui, è agosto ma anche inverno; c’è il sole ma anche la pioggia, il vento).

Vi ascoltiamo una eco non solo del grottesco enunciato nel titolo ma anche del perturbante freudiano, quella coscienza esplosa che costituisce il tema del saggio scritto nell’ultimo anno della sua vita, dedicato alla figlia Giuditta, “La mente estatica”: un’esperienza di spaesamento, irrealtà ed insieme di gioia assoluta, esaltazione, libertà, dove l’Unheimliche segna il crinale della gioia eccessiva e della pulsione di morte, della nostalgia e della ripetizione.

È rinvenibile in questo sentimento di pienezza anche la gioia per la nascita di Giuditta, dono sorprendente di una paternità felice.

Pochi mesi prima del dicembre 1989, nel mio ultimo incontro con Elvio Fachinelli, parlando di psicoanalisi e religione, avverto nel suo discorso un sentimento di «non meditazione né raccoglimento, ma di accoglimento». Le sue parole hanno non solo la vibrazione della prognosi infausta (cancro) e la consapevolezza della caducità, ma anche l’incanto di una condizione dove i significati opposti evocano un altrove, la lingua fluttua e non definisce, la mente apre al silenzio, forse all’estasi.

A Luserna, nella sala Bacher, il 28 dicembre alle ore 17 Giuditta Fachinelli e Dario Borso presenteranno il libro di Elvio Fachinelli: “Grottesche” editrice Italo Svevo, Trieste, un appuntamento da non perdere.


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