IMPEACHMENT PAPALE: L’ULTIMA MINACCIA DEL CARD. BURKE *
38796 ROMA-ADISTA. Se papa Francesco non risponderà entro l’Epifania ai quattro cardinali che hanno espresso il forte dubbio che la sua Esortazione Amoris laetitia contraddica gli insegnamenti della Chiesa sull’accesso dei fedeli divorziati risposati all’eucarestia (v. Adista Notizie n. 41/16), potrebbe essere avviata una procedura formale di critica, una sorta di impeachment papale.
È quanto ha minacciato il card. Raymond Leo Burke, ultraconservatore patrono dell’Ordine dei Cavalieri di Malta (fin dall’inizio del pontificato di Bergoglio aspramente critico nei confronti delle aperture del papa in materia di morale e famiglia, ma anche molto offeso dalla rimozione da prefetto della Segnatura apostolica).
Ma la situazione rischia di aggrovigliarsi ulteriormente, dal momento che il drappello dei quattro dubbiosi (gli altri sono i cardinali Walter Brandmüller, Carlo Caffarra e Joachim Meisner, tutti ormai privi di ruoli operativi) sembra già sfilacciarsi e che, contestualmente, una grossa polemica interna all’Ordine di Malta ha posto quest’ultimo sotto indagine da parte del Vaticano (v. notizia successiva).
Questi gli ultimi fatti. Dopo l’annuncio, da
parte di Burke, della possibilità di chiedere un
“atto di correzione formale di errore grave” riguardo
alla dottrina affermata in Amoris laetitia,
e in seguito al silenzio del papa (solo il prefetto
della Congregazione per la Dottrina della Fede
card. Ludwig Gerhard Müller ha azzardato
una replica rassicurante, v. Adista Notizie
43/16), Burke è tornato alla carica. Con una intervista
al sito cattolico conservatore Lifesitenews,
ha lanciato un ultimatum, dichiarando che,
conclusesi le celebrazioni legate al Natale e all’Epifania,
si attiverà per far emanare l’atto, peraltro
non previsto nel Codice di Diritto canonico
(sarebbe la seconda volta nella storia, dopo
l’”impeachment” di Giovanni XXII nel XIV secolo).
«I dubia - ha detto - devono avere una risposta
perché si tratta dei fondamenti stessi
della vita morale e dell’insegnamento costante
della Chiesa riguardo al bene e al male riguardo
a diverse realtà sacre come il matrimonio,
la Santa comunione e così via».
Ma uno degli altri tre promotori dell’iniziativa, Brandmüller, ha cercato di abbassare i toni, affermando, in un’intervista a Vatican Insider (26/12), che una eventuale «correzione fraterna » dovrebbe avvenire «in camera caritatis», ovvero non pubblicamente o tramite documenti scritti. Inoltre, Brandmüller attenua il tono ultimativo di Burke, affermando che nella versione originale inglese dell’intervista Burke non stabiliva una scadenza precisa (ma in realtà persino il titolo dell’articolo di Lifesitenews parla di un termine temporale) e che Burke aveva «espresso la propria opinione in completa autonomia, e può trovare l’accordo anche degli altri cardinali»: una sorta di “delegittimazione”, dunque, del ruolo di Burke come portavoce dei quattro cardinali dubbiosi.
Il punto è che le parole di Burke hanno un’ampia cassa di risonanza nel potente network cattolico Ewtn (Eternal Word Television Network), che ha un raggio d’azione planetario ed è molto seguito dai conservatori antibergogliani. Nel frattempo a gongolare sono gli ambienti ultraconservatori, che già cominciano a parlare di “papa eretico” e di “deposizione automatica” del papa. (ludovica eugenio)
38797 ROMA-ADISTA. Mentre il piccolo fronte dei cardinali “dubbiosi” sul contenuto dottrinale di Amoris laetitia spinge per ottenere da papa Francesco risposte soddisfacenti (v. notizia precedente), il Sovrano Militare Ordine dei Cavalieri di Malta, del quale proprio il leader del gruppetto, il card. Raymond Leo Burke, è patrono, sta attraversando una grossa crisi istituzionale. All’inizio di dicembre, infatti, su sollecitazione di Burke stesso e del Gran Maestro dell’Ordine, Matthew Festing, il Gran Cancelliere barone Albrecht Freiherr von Boeselager (il numero tre dell’Ordine più ricco e prestigioso della galassia religiosa cattolica, ministro degli Esteri responsabile delle missioni diplomatiche e dell’interno) è stato invitato a dare le dimissioni. Poiché si è rifiutato di farsi da parte, è stato avviato il procedimento per rimuoverlo dall’incarico, scegliendo, al suo posto, John Edward Critien. La ragione del provvedimento sta in quella che è stata definita dal vertice come «una situazione estremamente grave e insostenibile»: la posizione di Boeselager che, nell’ambito del suo impegno in attività caritatevoli in Africa nella lotta al traffico sessuale per conto dell’Ordine, non avrebbe impedito la distribuzione di preservativi come misura per contrastare la diffusione dell’Aids, contravvenendo così alla posizione della Chiesa che, formalmente, ne vieta l’utilizzo. Il comunicato dell’Ordine, emesso il 13 dicembre scorso, afferma infatti:
Le accuse sono state rigettate dal diretto interessato (il cui fratello, tra l’altro, Georg Freiherr von Boeselager, ha ricevuto di recente la nomina a membro del Consiglio di Sovrintendenza dello Ior, mentre il padre e lo zio parteciparono al fallito attentato del 1944 contro Hitler, noto come “Operazione Valchiria”), che avrebbe chiesto di essere sentito per potersi difendere, ma la Santa Sede, che, a quanto sembra, era già stata informata da Burke stesso, è intervenuta con decisione e tempestività il 22 dicembre scorso, quando papa Francesco ha creato una commissione d’inchiesta incaricata di «raccogliere elementi atti ad informare compiutamente e in tempi brevi la Santa Sede» e fare luce sulla situazione.
Cinque i membri della commissione prescelti: mons. Silvano Maria Tomasi, segretario delegato del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, il canonista gesuita p. Gianfranco Ghirlanda, che ha seguito il processo di purificazione e di rielaborazione degli Statuti dei Legionari di Cristo; lo svizzero Marc Odendall, amministratore di svariate fondazioni e consulente finanziario dell’Ordine dei cavalieri di Malta per il settore filantropico; il belga Jacques de Liedekerke, già Gran Cancelliere dell’Ordine dal 2001 al 2004, fondatore e direttore di uno studio di avvocati internazionalisti a Bruxelles e ad Anversa, e il banchiere libanese Marwan Sehnaoui, presidente dell’Ordine di Malta in Libano.
La procedura attuata con Boeselager - che avrebbe saputo del comportamento del personale medico e sanitario impegnato in diverse missioni in Africa ma non ne avrebbe informato le alte cariche dell’Ordine - è piuttosto singolare e avrebbe già provocato critiche interne: normalmente, infatti, la revoca delle cariche più alte dell’Ordine deve avvenire tramite un capitolo generale straordinario.
Il Gran Maestro, invece, chiedendo le dimissioni di Boeselager, ha fatto prevalere la condizione di quest’ultimo di cavaliere vincolato all’obbedienza.
Nel frattempo, però, la vicenda non manca di dare adito alle interpretazioni più varie: da chi vede l’ultraconservatore Burke come regista tra le quinte, a chi tende a considerare la questione come un regolamento di conti interno all’Ordine, teso tra una componente più religiosa, incarnata dai membri anglosassoni (tra cui il Gran Maestro) e quella più laica, rappresentata dai tedeschi (come Boeselager). Significativa in questo senso la nomina, a succedere a Boeselager, di un altro anglosassone, il maltese John Edward Critien, fatto che darebbe credito alla tesi della tensione interna.
Il Gran Maestro, tuttavia, non ha preso molto bene l’intervento della Santa Sede, invitando con tono diplomatico ma inequivocabile Francesco a restare fuori dalle questioni interne dell’Ordine.
In una nota concordata con Burke, resa pubblica il 24 dicembre scorso, il nobile Festing infatti afferma, in merito alla creazione della commissione, che «la sostituzione del precedente Gran Cancelliere è un atto di amministrazione interna al governo del Sovrano Ordine di Malta e di conseguenza ricade esclusivamente nelle sue competenze. La nomina di cui sopra è il risultato di un equivoco della Segreteria di Stato della Santa Sede».
La commissione dovrebbe concludere alla fine del prossimo gennaio la propria indagine sull’Ordine, fondato nove secoli fa con il motto tuitio fidei et obsequium pauperum, difesa della fede e aiuto ai poveri. Si tratta di un ente sovrano che ha un seggio all’Onu e ambasciate in un centinaio di Stati, conta su un patrimonio finanziario ingente ed opera nel mondo con ospedali e centri di assistenza, poggiando sul lavoro di più di 80mila volontari. (ludovica eugenio)
* Adista Notizie 7 GENNAIO 2017 • N. 1