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COMPLOTTO CONTRO BERLUSCONI? MA SCHIFANI, FINI, BOSSI, E TUTTI GLI ALTRI HANNO "SPOSATO" IL FALSO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E NON GLI HANNO SCRITTO ALCUNA "lettera di ripudio" (Paolo Farinella) E CANTANO ANCORA "Forza Italia"!!! Dormono alla grande!!!

mercoledì 7 ottobre 2009
Il presidente del Senato: "Basta calunnie". E poi: "No al voto agli immigrati"
Il leader della Lega al presidente della Camera: "Gli immigati portateli a casa tua"
Schifani: "No ai teoremi dei magistrati"
Bossi: "Complotto contro il governo"
GUBBIO - Premette: "Il mio dovere è la (...)

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> COMPLOTTO CONTRO BERLUSCONI? ---- ... l’idea che il presidente della Camera, per via delle posizioni che ha preso di recente, e ieri ha ribadito con esplicita ruvidità, si prepari a lasciare il partito che ha fondato insieme a Berlusconi, va detto chiaro: è fuori dalla realtà (di Marcello Sorgi - Il Cavaliere, la testa e la pancia)..

venerdì 11 settembre 2009

Il Cavaliere la testa e la pancia

di MARCELLO SORGI (La Stampa, 11/9/2009)

A differenza di quanti, ed erano molti, aspettavano il discorso di Fini a Gubbio come un preavviso della sua uscita dal Pdl - e magari, a dispetto perfino delle stesse parole pronunciate, l’hanno considerato tale - l’idea che il presidente della Camera, per via delle posizioni che ha preso di recente, e ieri ha ribadito con esplicita ruvidità, si prepari a lasciare il partito che ha fondato insieme a Berlusconi, va detto chiaro: è fuori dalla realtà.

Lasciamo stare lo «stillicidio» (come lui stesso lo ha definito) di maldicenze, gossip, boatos che hanno accompagnato tutte le prese di posizione di Fini, accusato di volta in volta di essere impazzito, di esser diventato un «compagno travestito» o di aspirare al ruolo di Capo dello Stato. Sono giudizi impietosi e irrispettosi verso uno dei due maggiori leader del partito neonato, che nuocciono all’insieme dell’immagine del Pdl.

Ma, si sa, la politica italiana non è avvezza alle buone maniere. Al dunque, Fini ha chiesto di poter discutere e di fare della discussione, del dibattito interno sulle questioni aperte - come avviene in tutti i normali partiti democratici del mondo - il metodo attraverso il quale elaborare posizioni condivise. Mettendo in conto - questo non lo ha detto, ma è facile desumerlo dall’insieme del suo intervento - perfino di poter restare in minoranza su temi come il biotestamento o la cittadinanza agli immigrati, su cui di recente s’è spinto in avanti, e rispetto ai quali la sensibilità del Pdl e dei suoi elettori potrebbe anche rivelarsi meno avanzata.

Se Fini ha fatto un discorso del genere, e soprattutto se non ha cercato la rottura, è certamente perché non è convinto - come invece da qualche parte gli viene attribuito - che Berlusconi e il suo governo siano al capolinea, e la legislatura si prepari a una svolta o alla fine. Non si capisce, quindi, come ipotesi siffatte possano affacciarsi, e farsi strada fino a diventare parole d’ordine o incubi di politici anche di una certa importanza. E non è chiaro neppure come possano trovar credito nella cerchia più vicina al premier, o addirittura essergli attribuite, come se appunto Berlusconi vedesse il baratro di fronte a sé e fosse pronto a tutto - ma proprio a tutto - pur di non precipitarci dentro.

In realtà l’errore di Berlusconi è proprio l’opposto. Cioè convincersi, o essersi autoconvinto, che tutti i problemi che ha davanti siano inesistenti, se confrontati al suo invincibile consenso da parte degli elettori. E, di conseguenza, rivolgersi ai cittadini per mobilitarli ogni giorno contro i suoi nemici: i giornali, i comunisti, l’opposizione, gli avversari interni della sua maggioranza che vogliono approfittare delle sue difficoltà. Di questo passo il Cavaliere punta, martedì 15, a officiare da protagonista la consegna delle prime case ai terremotati dell’Aquila, a rispondere ancora una volta «con i fatti», e con la logica dell’«uomo del fare», alle critiche che gli sono state rivolte, e ad archiviarle una volta e per tutte insieme con un’estate da dimenticare e con gli attacchi della stampa nemica, nazionale e straniera.

Per paradossale o ultra-semplificata che sembri, questa è purtroppo la strategia che emerge quotidianamente dalle parole del presidente del Consiglio. Ma allo stesso modo non è detto che sia la strada giusta per rilanciare il suo esecutivo, che, oltre a tutte quelle che ha in comune con gli altri governi del mondo alle prese con la crisi economica globale, ha dovuto fronteggiare le conseguenze dei problemi personali, di comportamento e familiari, del premier.

Nasce di qui il logoramento che in soli diciotto mesi la coalizione di centrodestra ha accumulato, e che ha fatto apparire il governo in declino. Ma dal declino alla fine, ancora, ce ne corre. In altri termini, Berlusconi a questo punto può rendersi responsabile della sua rovina - una rovina comunque assai lenta, non essendoci all’orizzonte alternative realistiche. E può verosimilmente recuperare, avviando la fase 2 del suo governo e indirizzandosi verso una prospettiva di legislatura.

Né più né meno è quel che il Cavaliere aveva fatto a metà del suo secondo percorso (2001-2006) a Palazzo Chigi, quando, memore dell’assalto riservatogli nel primo (1994), rivelò a sorpresa insospettabili dosi di pazienza e di negoziazione. Così, l’uomo che era stato capace di conquistare Palazzo Chigi in tre mesi - e di perderlo in soli otto! - fu capace di piegarsi alle più odiate liturgie di coalizione. Di attraversare verifiche, rimpasti e crisi pilotate di governo, sacramentando e insieme redistribuendo quote di potere, ed alternando il volto dell’arme a sorrisi compiacenti verso alleati-avversari ed amici-nemici. E dimostrare che, quando vuole, sa fare politica come e meglio di tanti altri.

Anche stavolta - se crede, è in tempo per riuscirci - Berlusconi può riconoscere che quelle di Fini, se non tutte per l’oggi, sono buone idee per la destra di domani: una destra più moderata e composta, meno rivoluzionaria, come sarà giusto nel prossimo futuro. Allo stesso modo il Cavaliere sa bene che l’assenza dei cattolici dal governo non ha migliorato, anzi ha reso più problematici, i rapporti con il mondo cattolico, e che non può sperare di ricostruirli da solo, né soltanto stringendosi alla Gerarchia. Non c’è niente di male a riconoscere che scaricare Casini dalla maggioranza s’è rivelato una mossa «di pancia», avventata e poco accorta. E, subito dopo, verificare se esiste la possibilità di una ripresa seria di collaborazione con l’Udc, che non potrà più essere subalterna, ma anzi competitiva, come avviene del resto con la Lega.

Infine, Berlusconi ha già detto varie volte, anche in campagna elettorale, che considera questo il suo ultimo giro alla guida del governo. A 73 anni, e con gli acciacchi di cui si lamenta, scherzosamente, di tanto in tanto, è legittimo credere che non ci abbia ripensato. Ma anche questo punto, data la situazione, va chiarito. Per cominciare a discutere, senza urgenza, quando verrà il momento, dopo quasi un ventennio ma in tempo, della successione.


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