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AFGHANISTAN: CHE FARE?! RICORDAR-SI SEMPLICEMENTE CHE SIAMO ITALIANI E ITALIANE!!!

venerdì 25 settembre 2009
RICORDAR-SI DELLA LA LEGGE DEI NOSTRI PADRI E DELLE NOSTRE MADRI COSTITUENTI - LA COSTITUZIONE: *
ART. 11. L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con (...)

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> AFGHANISTAN: CHE FARE?! --- Wikileaks, l’Italia nei documenti. Nel 2007 l’Italia promise rinforzi in Afghanistan. Le tensioni su Calipari, il grande gelo Bush-Prodi. Tutto nei rapporti riservati divulgati (di Marco Pasqua).

mercoledì 28 luglio 2010

IL DOSSIER

-  Wikileaks, l’Italia nei documenti
-  "Più soldati, ma in segreto"

Nel 2007 l’Italia promise rinforzi in Afghanistan. Le tensioni su Calipari, il grande gelo Bush-Prodi. Tutto nei rapporti riservati divulgati sul sito

di MARCO PASQUA *

Sì a rinforzi militari e all’invio di altri mezzi italiani in Afghanistan, ma a patto che l’argomento non venga trattato pubblicamente. E’ una delle condizioni poste dall’Italia all’invio di altre forze in questo terreno di guerra. E’ il maggio del 2007, e il particolare, fino a ieri segreto, viene svelato da Wikileaks, responsabile di quella che in molti hanno definito la più grande fuga di notizie della storia militare americana. Tra gli oltre 90mila rapporti riservati, la cui divulgazione, secondo il presidente Obama, mette a rischio la sicurezza nazionale americana, ce ne sono molti che riguardano anche l’Italia. Si tratta di centinaia di documenti, molti dei quali si riferiscono ad incidenti, scontri a fuoco, attentati, ritrovamenti di mine, operazioni di propaganda. In alcuni, vengono anche svelati alcuni nostri segreti militari, oltre che delicate situazioni di equilibri politici internazionali. Il caso più noto, ad oggi, è quello relativo al dossier su Daniele Mastrogiacomo, il giornalista de La Repubblica sequestrato nel marzo 2007.

Di rinforzi militari, in Afghanistan, si parla in un rapporto del 30 e 31 maggio 2007 classificato come "riservato", e contraddistinto dall’acronimo Noforn: non può essere comunicato a governi e persone non americane. La fonte delle informazioni è l’ambasciata americana a Roma, che preannuncia rinforzi alla International Security Assistance Force (ISAF), la missione di supporto al governo dell’Afghanistan che opera sulla base di una risoluzione dell’Onu e di cui fa anche parte il nostro Paese. Il titolo spiega la riservatezza del documento: "Afghanistan: L’Italia pianifica altri contributi all’Isaf. Bisogna lavorare con discrezione, ad un livello tecnico".

A preannunciare l’invio di altri mezzi, nel corso di due incontri, sono Gianni Bardini (dal 2005 è capo dell’ufficio responsabile per le problematiche di sicurezza e le questioni NATO della Direzione Generale Affari Politici Multilaterali e Diritti Umani) e un altro diplomatico italiano, Achille Amerio. I due fanno sapere che l’Italia sta già aumentando, in maniera discreta, "le capacità militari in Afghanistan" e preannunciano che pochi giorni dopo, durante un incontro di ministri della difesa presso la Nato, a Bruxelles, il nostro paese potrà annunciare ulteriori contributi. Viene anche specificato che "le leggi italiane rendono difficile la donazione di equipaggiamenti militari". Ma, nonostante ciò, "Bardini ha fatto sapere che l’Italia avrebbe cercato un modo". Infine, un particolare che testimonia l’attenzione del governo (il presidente del consiglio è Romano Prodi) sul tema rinforzi: "Vista la sensibilità politica dell’Italia sulla missione Isaf, sia Bardini che Amerio hanno sottolineato il fatto che la discussione di altri contributi italiani non dovrebbe essere resa pubblica, ma dovrebbe essere mantenuta a livello di canali tecnici".

Dell’allora presidente del Consiglio Prodi, si parla anche in un rapporto datato 9 aprile 2007, relativo ad una conversazione tra il vice segretario di Stato americano John Negroponte e l’ambasciatore italiano a Washington, Giovanni Castellaneta. "L’ambasciatore ha detto che la mancanza di un incontro tra Bush e Prodi - si legge - sta diventando un problema politico, a Roma, perché è passato un anno dall’elezione di Prodi". L’Italia, secondo il documento, si sarebbe detta disponibile a far svolgere l’incontro indifferentemente a Washington o a Roma. Massima flessibilità viene garantita sulla tempistica. Il rappresentante Usa, da parte sua, solleva alcune criticità in merito al caso di Mario Lozano, accusato di aver ucciso volontariamente, il 4 marzo 2005 a Baghdad, il funzionario del Sismi Nicola Calipari subito dopo la liberazione dell’inviata del ’Manifestò Giuliana Sgrena. Per l’America, il processo a Lozano è "molto problematico": bisognava far sì che il governo italiano risolvesse la questione, facendo capire al tribunale che "le azioni sul campo di guerra esulano dalle sue competenze". Gli americani premono per una soluzione rapida. Bisogna assolutamente evitare "l’ipotesi di un processo in contumacia", che "manderebbe un messaggio orribile". Castellaneta, da parte sua, replica evidenziando che "i crimini commessi all’estero rientrano nella giurisdizione del tribunale di Roma". Il diplomatico italiano, infine "esprime poche speranze sulla possibilità che il governo italiano possa rallentare o interrompere il processo", ma propone una visita del ministro dell’Interno, Giuliano Amato, a Washington. In ogni caso, promette di far arrivare il messaggio degli americani al ministro degli esteri, Massimo D’Alema.

In tempi più recenti, è il dicembre 2009, si trova notizia di un passaggio di un prigioniero, dalle mani degli americani a quelle italiane. Il rapporto parla di "trasferimento di un detenuto", avvenuto il 20 dicembre scorso nella base aerea americana di Bagram, in Afghanistan (qui si trova un centro di detenzione già al centro di polemiche per i trattamenti subiti dai detenuti). A essere trasferito è il prigioniero ISN 1455 (Isn sta per Internment Serial Number, codice univoco usato dal Dipartimento della difesa Usa). La persona, di origini pakistane, è stata caricata su un aereo C-130, per "essere trasferita al governo italiano". "Non ci sono stati problemi nel trasferire la custodia di questo detenuto", conclude il rapporto riservato. Sul perché di questo trasferimento, si cita un ordine contraddistinto da una sequenza alfanumerica.

Non mancano gli incidenti sul campo, come quello che ha visto per protagonisti i soldati italiani, il 7 luglio del 2008. Nel testo pubblicato on-line viene spiegato che "un ufficiale italiano ha sparato ad un ufficiale dei servizi segreti afghani NDS". Gli italiani si stavano muovendo su tre mezzi: mentre uno è riuscito a fuggire, gli altri due sono stati arrestati dagli stessi servizi locali. Alla fine, però, "tutti gli italiani sono stati rilasciati". Il bilancio è di un ferito afghano.

* la Repubblica, 28 luglio 2010


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