TANTI CROCIFISSI E POCHI CRISTIANI
di don Aldo antonelli *
Sul giornale La Repubblica di ieri è apparso, nella pagina delle lettere, questa bella lettera di Salvatore Resca, viceparroco di San Pietro e Paolo a Catania.
Per fortuna sono siamo né pochi né soli.
C’è poi chi tace per paura di ritorsioni e chi ha il coraggio di esprimere le proprie convinzioni.
C’è chi ama inquinare e volgarizzare il discorso, purché sia "popolare", e chi vuole ricondurlo alla sua originaria schiettezza.
Chi ne vuol fare arma di difesa e di offesa allo stesso tempo per accattonaggio politico e chi ne fa un tesoro da custodire nella propria vita per alta fedeltà.
Noi siamo tra i secondi.
Scrive don Salvatore Resca:
Sono viceparroco a Catania (chiesa dei santi Pietro e Paolo) e al sovrintendente del Teatro Bellini (che vuole esporre il crocifisso sulla facciata) dico: ti prego, togli la croce! Non so cosa ne pensano preti e vescovi ma credo che anche Cristo, dall’alto dei cieli, vedendosi appeso fra Violetta e Norma stia sussurrando: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. La croce non si appende; i cristiani sanno che si carica sulle proprie spalle per incamminarsi con essa dietro Gesù Cristo. Il Vangelo è una cosa seria. Un luogo come un teatro, a prescindere da ciò che accade all’interno delle sue mura, non è il più adatto per metterne in evidenza le esigenze. Il crocifisso è il simbolo della Fede. Non è un simbolo culturale o un collante di identità etniche e nazionali: abbiamo aule scolastiche piene di crocifissi appesi e vuote di cristiani, veri.
Come non dargli ragione?
Aldo [don Antonelli]