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MILANO. BERLUSCONI FERITO DOPO IL COMIZIO. FERMATO L’AGGRESSORE, MASSIMO TARTAGLIA. Berlusconi rassicura dal pronto soccorso: "Sto bene, sto bene".

domenica 13 dicembre 2009
DOPO IL COMIZIO IN PIAZZA DEL DUOMO
Berlusconi colpito al volto a Milano
Il premier ferito, fermato l’aggressore
Bossi: «E’ stato un atto di terrorismo»
MILANO
Silvio Berlusconi è stato colpito al volto dopo il comizio in piazza del Duomo a Milano. L’aggressore è un uomo di quarantadue (...)

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> MILANO. BERLUSCONI FERITO DOPO IL COMIZIO. --- Tartaglia confessa e scrive a Berlusconi.Due testimoni l’avevano sentito.

lunedì 14 dicembre 2009


-  L’aggressore del premier parla con i magistrati milanesi. "Racconto coerente
-  anche se frutto di una mente disturbata". Il padre: "Psicolabile da quando aveva 18 anni"

Tartaglia confessa e scrive a Berlusconi "Chiedo scusa per un gesto vigliacco"

-  "Ho agito da solo. Non sono il killer di nessuno". Due testimoni l’avevano sentito
-  farneticare contro il Cavaliere e hanno provato ad avvertire la polizia senza trovare ascolto

MILANO - Una giornata in carcere a San Vittore, gli interrogatori col procuratore Armando Spataro nei quali ha ammesso di odiare Berlusconi e la precisazione: "Ho agito da solo, non sono il killer di nessuno". Massimo Tartaglia, in serata, si fa dare carta e penna e scrive a Silvio Berlusconi. Chiede scusa per l’aggressione ed esprime il suo dispiacere "per un atto superficiale, vigliaco ed inconsulto". La lettera è stata inviata tramite i suoi avvocati che ne hanno dato conto in una nota: "Il nostro assistito ha detto di non riconoscersi nel suo gesto e ha escluso qualsiasi militanza o appartenenza politica".

In mattinata, dopo quasi due ore di interrogatorio aveva detto a Spataro: "L’ho colpito perché odio la sua politica". Il quarantaduenne, "psicolabile da quando aveva 18 anni", ha detto amaramente il padre, ha fornito la sua versione dei fatti. Quando era stato arrestato dalla sicurezza del premier aveva farfugliato: "Non sono io, non sono nessuno", poi negli uffici della Digos ha messo ordine nei sui pensieri confusi ed ha raccontato di essersi diretto in piazza del Duomo dopo che gli era "saltato" l’appuntamento che aveva con un’amica. Dice di aver ascoltato l’intervento del premier e di essersi allontanato infastidito per quello che aveva sentito. Poi, mentre stava raggiungendo la metropolitana ha visto la macchina del presidente del Consiglio parcheggiata, ma soprattutto ha sentito le grida di alcuni contestatori che hanno attratto la sua attenzione, così si è infilato in una strada laterale per tornare indietro e si è trovato davanti Berlusconi. A quel punto, confessa, "l’ho visto ed ho tirato l’oggetto".

Un racconto, quello di Tartaglia, giudicato tutto sommato "coerente nonostante sia chiaramente frutto di una mente disturbata". In serata, l’aggressore ha voluto chiarire di non aver avuto mandanti: "L’ho fatto io da solo, non sono il killer di nessuno". L’aggressore del premier è in una cella della sesta sezione, da solo; nei suoi confronti sono state predisposte misure di "alta sorveglianza".

Ma a quanto pare, ieri sera in piazza del Duomo, Massimo Tartaglia non ha nascosto le sue attenzioni. "Striscia la Notizia" ha trovato due testimoni, due fratelli che hanno raccontato di aver provato ad allertare un agente Tra la folla, i due avrebbero sentito i commenti di Tartaglia che minacciava un’aggressione. "Abbiamo notato una persona in piedi vicino allo stand del Pdl. Era agitata, parlava di Berlusconi dicendo che lo stava aspettando. Era una frase palesemente minacciosa e lasciava intendere che era uno squilibrato mentale. La sera poi lo abbiamo riconosciuto nelle riprese delle notizie in televisione".

I fratelli, insospettiti, avrebbero raggiunto una pattuglia nelle vicinanze: "abbiamo deciso di informare una pattuglia della polizia di Stato che sostava davanti alla galleria di piazza duomo". Il poliziotto, però, impegnato in una conversazione telefonica, li avrebbe liquidati dicendo: "chiamate il 113". Il due testimoni aggiungono: "ci saremmo aspettati per lo meno un controllo e probabilmente quello che è accaduto si sarebbe potuto evitare". La Questura di Milano, dopo aver visionato il servizio di "Striscia" ha deciso di procedere agli accertamenti necessari a identificare i due testimoni e, soprattutto, il poliziotto col quale avevano parlato.

Nelle tasche e nella valigetta che Tartaglia portava con sé ieri gli agenti hanno trovato un bizzarro "armamentario": una bomboletta di spray urticante, una lastra in plexiglass di venti centimetri, un crocifisso in gesso lungo circa 30 centrimetri, un soprammobile in quarzo e un accendigas di grosse dimensioni. Prima c’era anche la miniatura in alabastro del Duomo scagliata contro il premier. E’ andata in frantumi e i pezzi sono stati raccolti sul luogo dell’aggressione.

Ora gli investigatori scavano nelle reti di amicizie dell’uomo; ma che abbia agito da solo sembra ormai appurato. Lo dice il padre Alessandro, che gli amici descrivono "sconvolto" e impotente di fronte alla malattia mentale del figlio che, giura, "non aveva mai avuto atteggiamenti aggressivi contro altri". "Massimo ha agito da solo, non ha mai fatto parte di gruppi politici. Ieri ci ha detto che sarebbe uscito con un’amica". E questo conferma le parole di Massimo mentre il padre non crede all’odio per il premier confessato dal figlio: "Mai manifestato un’avversione violenta per Berlusconi. In casa si parla di politica ma in modo normale e adesso non so come fare ad aiutare mio figlio".

La magistratura intanto procede per lesioni con l’aggravante della premeditazione e del fatto che la vittima è un pubblico ufficiale. La Digos ha inviato in procura l’informativa sull’accaduto ed il procuratore aggiunto Spataro sta preparando la richiesta di convalida dell’arresto. Il legale del premier Niccolò Ghedini ha detto di voler sentire il Cavaliere prima di decidere se denunciare o no Tartaglia. Comunque il reato di cui è accusato è perseguibile di ufficio.

* la Repubblica, 14 dicembre 2009


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