Inviare un messaggio

In risposta a:

PER L’ITALIA E PER LA COSTITUZIONE. CARO PRESIDENTE NAPOLITANO, CREDO CHE SIA ORA DI FARE CHIAREZZA. PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI ... di Federico La Sala

martedì 4 novembre 2014
CRISI COSTITUZIONALE (1994-2011). DUE PRESIDENTI GRIDANO: FORZA ITALIA!!! LA DOMANDA E’: CHI E’ "PULCINELLA"? CHI IL MENTITORE?
AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA L’INVITO A RIPRENDERSI LA "PAROLA" E A RIDARE ORGOGLIO E DIGNITA’ A TUTTO IL PAESE: FORZA, VIVA L’ITALIA, VIVA L’ ITALIA!!!
ITALIA: LA (...)

In risposta a:

> PER L’ITALIA E PER LA COSTITUZIONE. CARO PRESIDENTE NAPOLITANO, CREDO CHE SIA ORA --- Trattativa e “Romanzo Quirinale”. Napolitano dovrà dire la verità (di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza)

giovedì 3 luglio 2014


-   Trattativa e “Romanzo Quirinale”
-  Napolitano dovrà dire la verità
-  Al processo Stato-Mafia testimonieranno la prossima settimana Grasso, Marra, Ciani e Vitaliano Esposito
-  Poi, alla ripresa a settembre, sarà convocato il Presidente

di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza (il Fatto, 03.07.2014)

Palermo. Nell’aula bunker di Palermo comincia la marcia di avvicinamento dei giudici al Colle più alto di Roma: il processo sulla trattativa Stato-mafia è pronto a sfogliare le pagine cruciali del Romanzo Quirinale. A settembre, subito dopo la pausa estiva, è prevista l’audizione di Giorgio Napolitano dopo che sul pretorio, a partire da venerdì 11 luglio, sfileranno i protagonisti del ‘giallo’ istituzionale più imbarazzante della storia repubblicana: le pressioni telefoniche esercitate da Nicola Mancino sul Colle, nelle conversazioni con Loris D’Ambrosio, consulente giuridico di Napolitano (di quelle con il capo dello Stato non si sa nulla perché sono state distrutte), per evitare di essere sottoposto a confronto con l’ex ministro Claudio Martelli nel processo agli ufficiali del Ros Mario Mori e Mauro Obinu, accusati (e poi assolti con il dubbio) di avere fatto fuggire Bernardo Provenzano dal covo di Mezzojuso nell’ottobre del 1995.

Ma non è ancora detto che l’inquilino del Quirinale debba realmente aprire il portone al plotone di giudici, pm e avvocati palermitani pronti a volare a Roma per raccogliere la sua deposizione sui timori espressi da D’Ambrosio, poco prima di morire stroncato da un infarto, in una lettera nella quale si diceva preoccupato di essere stato usato come “utile scriba” per fare da scudo a “indicibili accordi” nel periodo tra l’89 e il ’93.

Sulla deposizione di Napolitano deve ancora pronunciarsi, infatti, il presidente della Corte d’assise Alfredo Montalto, dopo che nel novembre scorso il capo dello Stato ha voluto esporre con una missiva ai giudici di Palermo “i limiti delle sue reali conoscenze in relazione al capitolo di prova testimoniale ammesso”. Pur dicendosi pronto a farsi interrogare, infatti, Napolitano ha informato le parti processuali che sul tema del capitolato relativo alla sua audizione - e cioè sui tormenti di D’Ambrosio - non sa più di tanto. In attesa di Napolitano i primi a sfilare sul pretorio saranno l’ex Procuratore nazionale antimafia, oggi presidente del Senato, Pietro Grasso e il segretario generale del Quirinale Donato Marra.

Il primo, rinunciando alle sue prerogative istituzionali, qualche giorno fa dalla Palestina ha scelto di deporre a Palermo (“L’aula bunker - ha detto - è un pezzo della mia vita, per me resta il tempio della verità”) e insieme al segretario del Colle dovrà ricostruire le conversazioni e le richieste giunte dalla Procura generale della Cassazione per indurlo a “coordinare” e forse, come egli stesso ha scritto, ad avocare l’inchiesta sulla trattativa condotta dalla Procura di Palermo.

Il secondo dovrà spiegare, invece, le fibrillazioni dell’intero staff del Quirinale sottoposto a un autentico pressing telefonico da parte di Mancino nel periodo tra la fine del 2011 e la primavera del 2012, fino a spingere il capo dello Stato a stilare una lettera indirizzata al Procuratore generale della Cassazione Vitaliano Esposito per indurre Grasso a intervenire. Ed è proprio Esposito, insieme al suo successore, il Pg Gianfranco Ciani, e all’aggiunto Pasquale Ciccolo , il teste che sarà sentito a Palermo giovedì 17 luglio: anche loro dovranno ricostruire in aula la catena di sollecitazioni istituzionali approdate a piazza Cavour su input di Mancino.

Nell’aula bunker, intanto, si riprende stamane con l’audizione del pentito catanese Maurizio Avola, tra i primi a citare la sigla “Falange Armata”, utilizzata da Cosa Nostra per rivendicare gli attentati di natura terroristico-eversiva della stagione ‘92-‘94.

La prossima udienza è fissata per giovedì 10 luglio e in quella data verranno ascoltati l’ex segretario della Dc Ciriaco De Mita e il pentito Antonio Galliano. Leader della ‘sinistra’ Dc, la stessa corrente di Mancino e dell’ex senatore Calogero Mannino (entrambi imputati del processo, anche se il secondo viene giudicato con il rito abbreviato), De Mita dovrà riferire, tra l’altro, delle preoccupazioni di Mannino sulla necessità di concordare una versione comune tra esponenti della stessa corrente, dopo le accuse di Massimo Ciancimino.

Preoccupazioni timidamente confermate, nella scorsa udienza, da Giuseppe Gargani, altro big della sinistra Dc, che per la prima volta ha ammesso in aula come l’intero Parlamento fosse a conoscenza della revoca dei provvedimenti di 41 bis per 334 detenuti mafiosi da parte del Guardasigilli Giovanni Conso nel novembre ’93 (circostanza sempre negata da Mancino, che disse di aver saputo tutto da un giornalista). Per la Procura è una delle “prove regine” dell’esistenza della trattativa.


il Fatto 3.7.14

Il dietrofront di “Repubblica”: ora il bavaglio va bene

ERA il 2010, ma sembra passata un’epoca. Berlusconi tentava di cambiare la legge sulle intercettazioni, proibendo ai giornali di pubblicarle. Ma sulla sua strada trova un avversario tosto: la Repubblica. Il quotidiano lancia la campagna dei post-it: gli articoli sono accompagnati dalla scritta “Con la legge bavaglio non leggerete più questo articolo”.

Segue un’innovativa campagna 2.0, chi vuole può inviare una foto con un post-it appiccicato addosso, che verrà pubblicata. L’iniziativa è un successo, per questo ogni volta che un governo ci prova la campagna riprende.

Sul giornale di ieri invece c’erano due interviste entrambe pro bavaglio. Questo il titolo di quella a Vietti: “Filtrare le intercettazioni e distruggere quelle irrilveanti”. Sotto, parla il garante Antonello Soro: “Sulla pubblicazione dei nastri serve una svolta”. Solo un eccesso di pluralismo o il bavaglio ora va bene?


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: