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PER L’ITALIA E PER LA COSTITUZIONE. CARO PRESIDENTE NAPOLITANO, CREDO CHE SIA ORA DI FARE CHIAREZZA. PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI ... di Federico La Sala

martedì 4 novembre 2014
CRISI COSTITUZIONALE (1994-2011). DUE PRESIDENTI GRIDANO: FORZA ITALIA!!! LA DOMANDA E’: CHI E’ "PULCINELLA"? CHI IL MENTITORE?
AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA L’INVITO A RIPRENDERSI LA "PAROLA" E A RIDARE ORGOGLIO E DIGNITA’ A TUTTO IL PAESE: FORZA, VIVA L’ITALIA, VIVA L’ ITALIA!!!
ITALIA: LA (...)

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> PER L’ITALIA E PER LA COSTITUZIONE. --- PENSARE ALL’ITALIA. "RITROVARE COESIONE NAZIONALE": NEL RICORDO DI ENRICO DE NICOLA, L’APPELLO DI NAPOLITANO E FINI.

martedì 5 gennaio 2010

LA sTAMPA, 5/1/2010

-  L’appello di Napolitano e Fini:
-  "Ritrovare coesione nazionale"

-  L’intervento a Napoli del capo dello Stato, Giorgio Napolitano
-  Il Capo di Stato e il presidente della Camera: "Pensare al bene del Paese"

NAPOLI In tempi difficili per il Paese si deve riscoprire il senso dell’interesse nazionale e il Presidente della Repubblica è pronto a dare prova di correttezza e rigore. Parla del suo predecessore Enrico De Nicola, Giorgio Napolitano, ma pensa al presente. Un presente in cui «la libera dialettica di posizioni e di ruoli tra maggioranza e opposizione non esclude che si riproponga - in momenti di serie prove per il Paese - l’esigenza di non smarrire il senso del comune interesse nazionale».

L’attività del Quirinale riprende dopo tre giorni di riposo. Napolitano ha trascorso le prime giornate dell’anno nella quiete di Villa Roseberi, tra gli affetti dei nipoti e rare puntate in città, causa maltempo. Oggi la prima uscita ufficiale, nella città natale del Capo dello Stato. Motivo: revocazione storica della figura del primo Presidente della Repubblica italiana a 50 anni dalla scomparsa. Insieme a lui Gianfranco Fini, che come da programma parla per primo ed enuncia il concetto fondamentale della giornata, la necessità di tenere compatto il Paese. Aula gremita, quella dell’antica sede dei tribunali partenopei, impianto elettrico che fa i botti come a Capodanno.

«Ho particolarmente apprezzato il discorso del Presidente Fini, il contributo che con le sue riflessioni istituzionali egli ha offerto a questa cerimonia», esordisce Napolitano. E si sofferma a lungo sulla figura del primo Capo di Stato dell’Italia repubblicana per metterne in evidenza «il debito di riconoscenza che tutti devono avere nei suoi confronti, in particolare chi esercita la sua stessa funzione». Ecco allora il grande merito storico di De Nicola, «l’uomo che presiedette alla duplice ed ardua transizione dalla Monarchia alla Repubblica e dalla nascita della Repubblica alla sua costituzionalizzazione». In altre parole: fu colui che «gettò le basi dell’esercizio della funzione presidenziale», e si può ben dire che «ci si muove tuttora lungo la rotta da lui aperta».

Lo stesso Napolitano riconosce un debito personale: «Da lui ho tratto esempio nello svolgimento del mio mandato, e più che mai lo traggo». Soprattutto su due fronti, «il tenace attaccamento alla necessità di un clima di unità nazionale», e, in secondo luogo, «il rigore nell’esercizio» delle sue funzioni. Concetto, quest’ultimo, che allarga ed estende «ad ogni soggetto istituzionale». Soprattutto per quanto riguarda il saper «rispettare sempre i limiti invalicabili» delle proprie funzioni. Un richiamo, insomma, al non strafare, anche quando ci si sente potenti. Oggi, prosegue nel suo ragionamento il Capo dello Stato, «abbiamo ancora molto da imparare da quella lezione». Rispetto agli anni dell’immediato dopoguerra «una lunga strada è stata percorsa, pur tra forti difficoltà ed evidenti anomalie, della nostra esperienza democratica». Da ultimo siamo arrivati a quello che è il culmine di questo percorso, cioè «il passaggio a una democrazia dell’alternanza».

Questa però sembra aver portato con sè anche un eccesso di dialettica fra maggioranza e opposizione. Ragione per cui il Quirinale oggi chiede che si riscopra quel minimo di senso dell’interesse comune che serve a fare fronte nei passaggi più delicati della vita repubblicana. Quanto poi al lascito di Di Nicola, e qualcosa resta ancora da aggiungere, Napolitano parla di «una lezione di serena fermezza». Di ciò, conclude, «gli siamo egualmente grati». Come dire che l’esempio non viene certo dimenticato.


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