Inviare un messaggio

In risposta a:

CITTADINANZA E "DIRITTO DEL SOLE" ("IUS SOLIS"): AL DI LA’ DEL DIRITTO DEL SANGUE ("IUS SANGUINIS") E DELLA TERRA ("IUS SOLI"). Una nota di Michele Ainis - a c. di Federico La Sala

domenica 1 gennaio 2012
“Ius soli” cade il tabù
di Michele Ainis (La Stampa, 11 gennaio 2010)
La prima riforma degli Anni Dieci non ha il timbro della legge, né tantomeno della legge
costituzionale. Viaggia su una vettura più dimessa, più modesta: la circolare ministeriale. Quella
con cui il ministro Gelmini ha (...)

In risposta a:

> CITTADINANZA E DIRITTO DEL SOLE ("IUS SOLIS") --- Ius culturae: Ius soli, l’Italia ha già scelto (di Andrea Olivero)

venerdì 16 marzo 2012

Ius soli, l’Italia ha già scelto

di Andrea Olivero (“Europa”, 16 marzo 2012)

Sono 109.268 le firme raccolte per concedere la cittadinanza ai figli degli immigrati che nascono in Italia (da almeno un genitore legalmente residente da 1 anno), 106.329 quelle per estendere il diritto di voto nelle elezioni amministrative agli stranieri residenti da almeno 5 anni.

In tutto, oltre 200mila firme per i diritti di cittadinanza consegnate nei giorni scorsi alla camera dei deputati. Sono i risultati conclusivi della campagna “L’Italia sono anch’io” promossa dalle Acli con altre 18 organizzazioni della società civile, di area laica e religiosa, di orientamenti anche diversi: dall’Arci alla Caritas, dalla Cgil all’Ugl, dalla fondazione Migrantes della Cei alla Federazione delle evangeliche in Italia.

Un risultato straordinario e per certi versi inatteso, su un tema difficile e delicato, destinato necessariamente a riaprire il dibattito politico sull’immigrazione e la cittadinanza, rilanciato in maniera autorevole e incalzante, all’inizio di quest’anno, dal presidente della repubblica Giorgio Napolitano.

Un dibattito incappato recentemente in uno spiacevole incidente di percorso, di cui Europa ha dato opportunamente conto, che ha coinvolto persino un leader di sicuro profilo riformista come Francesco Rutelli. Nessuna delle proposte in campo prevede la concessione automatica della cittadinanza italiana “a chiunque nasca, magari casualmente, sul nostro territorio nazionale”. Tutti i progetti di riforma presentati in parlamento, compresa la proposta della campagna “L’Italia sono anch’io”, prevedono - quale più, quale meno - il requisito della stabilità di residenza di uno o di entrambi i genitori.

Il dibattito va dunque sgomberato da equivoci e falsità, soprattutto in questa nuova stagione politica che chiede a tutti un di più di responsabilità e lungimiranza, la capacità di guardare al futuro con uno sguardo aperto alle grandi trasformazioni che stanno attraversando il paese. Forse la spinta dal basso da parte dei cittadini italiani, rappresentata da questa campagna di sensibilizzazione, può offrire la chiave di volta per orientare la discussione sul giusto binario.

Si registra da più parti, nel paese, il bisogno di aprire una nuova fase di segno riformista, orientata al riconoscimento del diritto di ogni donna e di ogni uomo di sentirsi appieno cittadino italiano. Il bisogno e l’attesa di una ripartenza sui grandi temi, non solo economici, che interrogano il futuro dell’Italia. Tra cui, appunto, il tema dell’immigrazione.

Se esiste una via di uscita dalla grave crisi che stiamo attraversando, non può che passare dalla valorizzazione delle spinte innovative, creative e anche imprenditoriali presenti nel nostro paese e provenienti da culture diverse. È la promozione del valore aggiunto dei cittadini di origine straniera presenti in Italia, che già oggi contribuiscono alla sua crescita economica e sociale, che con i loro figli - le cosiddette seconde generazione - contribuiscono alla sua crescita umana e culturale.

Per questo crediamo che la discriminante del diritto di cittadinanza non può più essere solamente la condizione di nascita (lo ius sanguinis), ma deve essere la condivisione e l’accettazione di un comune patto etico e sociale. Qualcosa di più anche del semplice ius soli, che è forse lo ius culturae di cui parla il ministro Andrea Riccardi. Il paese è pronto per questo cambio di passo. Oggi più di ieri ci sono le condizioni per cui il parlamento sia all’altezza delle attese dei suoi cittadini.
-  La legge sulla cittadinanza ha 20 anni esatti di vita. È giunto il tempo di cambiarla, con lo sguardo rivolto al futuro.


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: