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ECOLOGIA: GRANDE EMERGENZA AMBIENTE . Per il 21 giugno, Giorno della Pace, un appello ai leader religiosi e spirituali di tutto il mondo - del Leader spirituale della Nazione Lakota, Arvol Looking Horse.

martedì 15 giugno 2010
Appello di un capo indiano Cheyenne, guida spirituale della Nazione Lakota
Ai leader religiosi e spirituali di tutto il mondo
[premessa e cura ] di LUISELLA GARDA *
DALLA guida spirituale di un popolo sconfitto dal­la storia ufficiale e relegato ai margini della società arrivano parole di una (...)

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> ECOLOGIA: GRANDE EMERGENZA AMBIENTE . ---- Natura e Teologia di Ralph Waldo Emerson - a c. di Pier cesare Bori (rec. di Roberto Mussapi - Emerson il poeta salva il «teologo»).

domenica 20 giugno 2010

Emerson il poeta salva il «teologo»

Lo scrittore americano dell’Ottocento legge la natura come una manifestazione dell’anima universale E così il punto di vista artistico diventa mistico

di ROBERTO MUSSAPI (Avvenire, 19.06.2010)

«Sono nato poeta. Poeta di terz’ordine, senza dubbio, ma poeta. Questa è la mia natura e la mia vo­cazione. Il mio canto, non c’è dubbio, è rauco, e per la maggior parte in prosa. Tuttavia sono poe­ta, nel senso che percepisco e amo le armonie che sono nell’anima e le armonie che sono nella materia e specialmente le corrispondenze tra queste e quelle». Nato a Boston nel 1803, morto nel 1882, Ralph Waldo Emerson è uno dei grandi fondatori della letteratura e del pensiero americani. Il suo saggio fondamentale, Natura, esce nel mitico quinquennio in cui esplo­de in forma piena la nuova lettera­tura americana: tra il 1850 e il 1855 vedevano la luce Moby-Dick di Melville, i capolavori di Tho­reau, Hawthorne, il mitico Foglie d’erba , grande libro di Walt Whit­man che fonda la poesia america­na, e appunto i saggi di Ralph Wal­do Emerson. Che non solo sono fondamentali come alimento del­la poesia di Whitman, ma metto­no in azione e in scena la poesia come forza motrice dell’universo letterario.

Emerson sa di essere, in senso stretto, poeta di terz’ordine, come i suoi peral­tro pochi versi dimostrano. Ma sa di essere poeta in toto, in quanto fonda il suo pensiero sulla poesia come forza simbolica al centro dell’essere. Quan­do pubblicai un’ampia scelta dei suoi saggi nel 1989 in un Oscar Mondadori (un’edizione mirata a un pubblico va­sto), speravo che la centralità della sua esperienza si imponesse nell’elabora­zione poetica e in genere culturale ita­liana. Ciò non avvenne, ma la crescen­te attenzione alla sua opera sembra di­mostrare che bisogna avere pazienza.

Una raccolta di saggi appena uscita, Teologia e natura, a cura di Pier Cesare Bori (traduzione di Massimo Lollini), attesta che Emerson sta entrando nel nostro mondo. L’elemento fondamen­tale dell’opera di Emerson è la conti­nua attenzione alle relazioni, a ciò che lega tutte le parti della realtà. Per otte­nere tale visione profonda, Emerson postulò uno «sguardo obliquo», o «in­direzione », consistente nel guardare le cose «con l’angolo meno usato dell’oc­chio... Non apprendiamo niente esat­tamente finché non apprendiamo il carattere simbolico della vita». L’agget­tivo «trascendentale» coniato da E­merson indica la parola capace di co­gliere la natura simbolica della cosa, in tal modo riunificandola ulteriormente all’anima di cui la cosa è simbolo.

Splendida la metafora della vita come «un cerchio il cui centro è ovunque e la circonferenza in nessun luogo» che pare desunta dall’osservazione del mi­racoloso crearsi e svanire della for­ma quando si lancia un sasso in un’acqua ferma. Circolarità, natura come manifestazione dell’anima universale, le due polarità che reg­gono il mondo, di cui l’interprete eletto è il poeta. Non necessaria­mente o meglio non esclusiva­mente il grande poeta, ma l’uomo che osserva la realtà dal punto di vista della poesia. Visione poetica del mondo che è anche visione mi­stica.

I grandi temi del pensiero, della natura, della storia, del mito, della morale sono rivisitati in un excursus straordinario che - para­frasando l’autore - scorre perenne­mente davanti alla Sfinge: Platone e Socrate, Buddha e Shakespeare, Coleridge e Swedenborg, i sapienti dell’umanità sfilano davanti alla statua dell’enigma. È un supera­mento del pensiero filosofico in senso stretto, nel recupero, accan­to ai filosofi, del pensiero lontano, orientale e antico, di quell’origina­rio e generante stupore. Ora nello scritto illuminante che accompa­gna la felice e necessaria scelta di saggi emersoniana, Bori indica ad­dirittura un superamento del pen­siero teologico dal quale, come egli dimostra, Emerson in parte so­stanziosa discende. Al magistero di quelli che definisce ebrei e greci, intendendo l’Antico e il Nuovo Te­stamento, Emerson accosta la pa­rola della natura stessa e la lettura di altre grandi religioni.

Non un generoso eclettismo, prosegue Bori, ma uno smarginamento e una di­scesa verso il fondo del pensiero biblico. Che non è ridimensionato ma come liberato al suo brivido germinale e al suo divenire. Emer­son esce dalla teologia grazie all’i­dea di essere poeta. Un poeta sca­dente per i suoi versi, un vero poe­ta perché mette al centro di filoso­fia e teologia la voce profetica e vi­sionaria che le originarono e anco­ra le ispirano.

-  Ralph Waldo Emerson

-  TEOLOGIA E NATURA

-  Marietti. Pagine 208. Euro 12 ,00


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