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MARTIN LUTERO RITORNA A ROMA. Al padre della Riforma protestante, che visitò Roma nel 1510, la capitale dedica due giornate e forse pure una strada... Una nota di Roberto Monforte

venerdì 8 ottobre 2010
Martin Lutero, che gettò le basi della laicità
Al padre della Riforma protestante, che visitò Roma nel 1510, la capitale dedica due giornate e forse pure una strada...
di Roberto Monteforte (l’Unità, 08.10.2010)
Celebrare Martin Lutero a Roma, nella città del Papa, la capitale della (...)

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> MARTIN LUTERO RITORNA A ROMA. --- Il Papa sarà in Svezia all’anniversario di Lutero. Da Carlo V al Vaticano II: Il dilemma su opere e fede.

martedì 26 gennaio 2016

La svolta sulla Riforma

Il Papa sarà in Svezia all’anniversario di Lutero

Per i 500 anni scelta ecumenica di cattolici e protestanti

di Gian Guido Vecchi (Corriere della Sera, 26.01.2016)

CITTÀ DEL VATICANO L’inizio della Riforma è considerato il 31 ottobre del 1517, l’affissione delle 95 tesi sul portone della chiesa di Wittenberg, ma il momento più drammatico è quando il monaco Martin Lutero parlò alla Dieta di Worms, 18 aprile 1521, per dire «non confido né nel Papa né nel solo Concilio, poiché è certo che essi hanno spesso errato e contraddetto loro stessi» e affidarsi alla sola scriptura e alla propria coscienza «prigioniera della Parola di Dio».

Bisogna partire da qui, per misurare la portata del gesto epocale del Papa, mezzo millennio più tardi: Francesco parteciperà a una cerimonia congiunta fra la Chiesa cattolica e la Federazione luterana mondiale per commemorare il cinquecentesimo anniversario della Riforma. In un comunicato congiunto, si spiega che la «commemorazione ecumenica» si svolgerà il 31 ottobre di quest’anno nella città svedese di Lund, e sarà presieduta dal pontefice assieme al vescovo Munib A. Younan e al reverendo Martin Junge, presidente e segretario generale della Federazione luterana mondiale.

«Sono profondamente convinto che adoperandoci per la riconciliazione fra Luterani e Cattolici operiamo per la giustizia, la pace e la riconciliazione in un mondo lacerato dai conflitti e dalla violenza», spiega il reverendo Junge. Il cardinale Kurt Koch ha spiegato che la commemorazione ecumenica sarà possibile «concentrandosi insieme sulla centralità della questione di Dio e su un approccio cristocentrico».

Il cammino di riavvicinamento prosegue dal Concilio. Un momento importante è stata la «Dichiarazione congiunta sulla Dottrina della giustificazione» che nel 1999 superò secoli di dispute teologiche. Resta memorabile il gesto di Benedetto XVI a Erfurt, il 23 settembre 2011, nella chiesa dell’ex convento degli agostiniani dove Lutero si formò dal 1505 al 1511: l’elogio di Lutero e della sua «passione profonda, molla della sua vita e dell’intero suo cammino» per «la questione su Dio» e le considerazioni di Ratzinger sul «pensiero» e la «spiritualità del tutto cristocentrica» del padre della Riforma, «la sua scottante domanda: come mi trovo davanti a Dio?, deve diventare di nuovo, e certo in forma nuova, anche la nostra domanda».

Il cammino è ancora lungo. Ma non a caso l’annuncio è arrivato, ieri, alla fine della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. «Mentre siamo in cammino verso la piena comunione tra noi, possiamo già sviluppare molteplici forme di collaborazione per favorire la diffusione del Vangelo. E camminando e lavorando insieme, ci rendiamo conto che siamo già uniti nel nome del Signore», ha detto ieri Francesco durante i Vespri celebrati nella basilica di San Paolo fuori le Mura con i rappresentanti delle altre confessioni cristiane. Francesco, la sera dell’elezione nella Sistina, si presentò come vescovo della Chiesa di Roma «che presiede nella carità tutte le Chiese»: una citazione di Ignazio di Antiochia, Padre della Chiesa indivisa del II secolo, come segnale a tutti i cristiani.

Le parole di Bergoglio hanno richiamato ieri sera i mea culpa di Wojtyla: «In questo Anno giubilare straordinario della Misericordia, teniamo ben presente che non può esserci autentica ricerca dell’unità dei cristiani senza un pieno affidarsi alla misericordia del Padre. Chiediamo anzitutto perdono per il peccato delle nostre divisioni, una ferita aperta nel Corpo di Cristo. Come vescovo di Roma e pastore della Chiesa cattolica, voglio invocare misericordia e perdono per i comportamenti non evangelici tenuti da parte di cattolici nei confronti di cristiani di altre Chiese. Allo stesso tempo, invito tutti i fratelli e le sorelle cattolici a perdonare se, oggi o in passato, hanno subito offese da altri cristiani». Il Papa ha concluso: «Non possiamo cancellare ciò che è stato, ma non vogliamo permettere che il peso delle colpe passate continui a inquinare i nostri rapporti. La misericordia di Dio rinnoverà le nostre relazioni».



Da Carlo V al Vaticano II

Il dilemma su opere e fede

di Giuseppe Galasso (Corriere della Sera, 26.01.2016)

È difficile non percepire il rilievo storico della partecipazione di papa Francesco all’avvio nel prossimo ottobre, a Lund, delle celebrazioni in vista del cinquecentesimo anniversario di quell’affissione delle 95 Tesi di Lutero alla porta della chiesa del castello di Wittenberg (31 ottobre 1517), che è stata da sempre assunta come data di nascita della Riforma protestante. Molti colloqui tra protestanti e cattolici vi furono nei primissimi tempi della Riforma, e puntò le sue carte su una loro conciliazione Carlo V come sovrano del Sacro romano impero.

Nel 1541 si tenne l’incontro sostanzialmente decisivo di questi ripetuti tentativi. Vi fu presente per i cattolici il cardinale Gasparo Contarini, noto esponente dell’ala moderata della Curia romana. Da parte protestante vi parteciparono Filippo Melantone e Martin Bucer, personalità eminenti del campo opposto.

L’incontro si arenò del tutto sulla questione della Dottrina della giustificazione del cristiano (solo per la fede, come per Lutero, o per la fede e per le opere, come per la Chiesa cattolica?), che implicava quella del ruolo della Chiesa nella vita dei fedeli e nel mondo, nonché quella della posizione e del ruolo del papa nella Chiesa.

In seguito il solco tra cattolici e protestanti si fece molto più largo e profondo di quanto si sarebbe mai potuto pensare fra credenti che si rifacevano tutti al nome e alla parola del Cristo, con conseguenze sanguinose e devastanti nella storia d’Europa e all’interno di ciascuna delle due confessioni cristiane, di cui l’una considerava l’altra come l’impero del male.

Tranne poche eccezioni, un diverso orizzonte si aprì solo col Concilio Vaticano II e con i papi Giovanni XXIII e Paolo VI. Dal Concilio uscì una dottrina dell’ecumenismo come dimensione essenziale della condizione di una vera confessione cristiana, cui si accompagnò pure l’istituzione di un Segretariato vaticano per la ricerca dell’unità fra i cristiani. Sono due prospettive diverse. L’ecumenismo va molto oltre i confini tra i cristiani e abbraccia tutte le altre maggiori religioni.

Quanto a protestanti e cattolici, si è svolto dopo il Concilio un lavoro intensissimo, che giunse nel 1999 a una dichiarazione congiunta sul punto dottrinario di maggiore contrasto, quello della giustificazione. Il documento è, peraltro, più una registrazione sinottica delle due diverse posizioni che una loro effettiva mediazione. Nel frattempo si sono moltiplicate le cerimonie comuni, le concelebrazioni, gli incontri e le altre iniziative che attestano il grande miglioramento del clima dei rapporti fra le due confessioni.

La presenza del Papa a Lund - una novità assoluta, si dica pure gigantesca, del tutto imprevedibile fino a ieri - potrà significare o portare a qualcosa di diverso? Il peso di un passato non casuale né immotivato rende difficile pensare a una totale vanificazione di contrasti di idee che ebbero ragioni profonde e per nulla pretestuose. Ma neppure si pensava che dal Concilio Vaticano II si giungesse fin dove ora si è giunti. Il passato ammonisce anche, infatti, a essere molto prudenti nelle previsioni.


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