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CARMELITANI SCALZI ED ECUMENISMO: STORIA E MEMORIA. Ritrovato nel salernitano "file" perduto del tardo Rinascimento

giovedì 14 marzo 2024
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> CARMELITANI SCALZI ED ECUMENISMO: STORIA E MEMORIA. --- DA CONTURSI TERME (SALERNO) A RIPACANDIDA (POTENZA): GIAMBATTISTA ROSSI E IL FILO "DELLE MONACHE" TERESIANE.

venerdì 30 agosto 2019

GIAMBATTISTA ROSSI E IL FILO "DELLE SIBILLE" - "DELLE MONACHE" TERESIANE - DA CONTURSI TERME (SALERNO) A RIPACANDIDA (POTENZA). Note: *

      • La Storia e le Chiese di Ripacandida: [...] La chiesa di S. Giuseppe, fondata nel 1173, è comunemente chiamata “delle monache” ed è passata sotto il titolo di Santa Teresa nel 1735, allorché l’arciprete Giovanni Battista Rossi fondò il convento delle suore Teresiane, conosciute anche come “Carmelitane scalze”. Questo nel 1753 fu frequentato daS. Gerardo Maiella, quando ne era priora Suor Maria Araneo di Gesù, nata a Pescopagano nel 1725, nipote per parte materna di Giambattista Rossi, e morta nel 1801, il cui corpo èstato ritrovato integro dopo 190 anni, durante i lavori di riparazione della chiesa a causa del terremoto del 1980.
        -  Una lapide fatta affiggere nella cuspide della facciata nel1750 da don Giovanni Rossi, arcidiacono e presbitero, molto legato ed umilmente devoto a San Giuseppe, invita ad elevare preghiere (pia vota) per il defunto fratello Giovanni Battista al santo Patriarca, protettore di Santa Teresa, padre putativo di Gesù e vero sposo della Vergine:

      • D.O.M. / INCARNATI VERBI PUTATIVO PATRI / VERO DEIPARAE VIRGINIS SPO(n)SO / S. THERESIAE PRAECIPUO TUTELARI / SS. PATRIARCHAE / JOSEPH / DEVINCTISSIMUS HUMILISSIMUS CLIE(n)S / U.J.D. JO(h)ANNES ROSSI / P. A. IOANNIS BAPTISTE DEFUNCTI FRATRIS / PIA VOTA PROSER(it) / A.D. MDCCL
      • (“A Dio Ottimo Massimo. Al padre putativo del Verbo incarnato, vero sposo delle Vergine Madre di Dio, principale protettore di Santa Teresa, il santo patriarca Giuseppe, il fedele a lui assai legato ed umilmente devoto Giovanni Rossi dottore in entrambi i diritti presbitero e arcidiacono invita ad elevare fervide preghiere per il fratello defunto Giovanni Battista. A. D. 1750”).

      • [...] A destra dell’altare maggiore, in cornu epistulae, è il maestoso monumento funebre dell’arciprete Giovanni Rossi, ornato dello stemma di famiglia, fatto erigere dal nipote Giambattista Maria Araneo, fratello della priora Suor Maria di Gesù, con il seguente epitaffio:

      • D.O.M. /JOHANNES ROSSI / ARCHIPRESBYTER CONTURSINUS / HUJUS MONASTERIJ S. JOSEPH / MONALIUM S. THERESIAE FUNDATOR /IN SACRIS HUMANISQUE LITTERIS / PROFUNDA ERUDITIONE CONSPICUUS / DIGNITATES MERITUS OBLATAS DESPEXIT / CUI / SANCTISSIMI SUAVISSIMIQUE MORES /RERUMQUE HUMANARUM DESPECTUS / /SUMMAM APUD OMNES MERITAMQUE / VIRTUTIS COMMENDATIONEM PEPERERE / VIXIT ANNOS LXXII M. I D. II /RIPAECANDIDAE / LUCEM CLAUSIT EXTREMAM / DIE XXIII JULIJ MDCCLI /JOHANNES BAPTISTA MA. ARANEO /AVUNCULO DULCISSIMO AC INCOMPARABILI / GRATUS EJUSDEMQUE MEMORIAE STUDIOSISSIMUS / MONUMENTUM / L. M. P.
      • Vi si esalta l’uomo di profonda cultura e di grande umiltà, fondatore insieme con il fratello Giambattista del monastero delle Teresiane: “A Dio ottimo massimo. Giovanni Rossi, arciprete, originario di Contursi, fondatore di questo Monastero di San Giuseppe e delle Monache di Santa Teresa, distintosi per la profonda conoscenza delle lettere sacre e umane, disdegnò le cariche offertegli, pur essendone meritevole, al quale i costumi santissimi e dolcissimi e il disprezzo delle cose umane procurarono presso tutti grandissimo e meritato titolo di affidamento per il suo valore. Visse 72 anni 1 mese e 2 giorni; a Ripacandida chiuse l’ultimo giorno il 23 luglio 1751. Giovanni Battista M.a Araneo allo zio dolcissimo ed incomparabile, grato e assai premuroso della sua memoria, questo sepolcro pose per mandato testamentario”
        -  (Cfr. LEO VITALE, La Storia e le Chiese di Ripacandida, Rionero in Vulture 2010, p. 161, e pp. 165-166).

[GIAMBATTISTA ROSSI: Padre Giambattista Francesco Donato Rossi (anche Giovanbattista, Johannes Baptista Rossi in latino) (Ripacandida, 10 marzo 1690 - Ripacandida, 25 ottobre 1746) è stato un presbitero italiano.

Figlio dell’avvocato Donatantonio Rossi (originario di Contursi) e di Porzia Baffari. Le sue spoglie sono custodite nel cappellone del Santissimo Sacramento, in un monumento opera di stuccatori napoletani, nella chiesa di Santa Maria del Sepolcro di Ripacandida. Lo scrittore storico Giustino Fortunato affermò che:

      • «"... nel settecento il Vulture fu teatro dell’onnipotenza divina, per opera di due venerabili servi del Signore, l’arciprete di Ripacandida Giambattista Rossi e il fratello laico liguorino San Gerardo Maiella."»

I suoi genitori pii e religiosissimi, ospitavano i pellegrini che giungevano nella festa solenne di San Donato d’Arezzo, patrono di Ripacandida, dividendo con loro il cibo. Fin da piccolo visse come eremita nelle stanze attigue alla cappella della Madonna del Carmine, con Tommaso da Potenza. Praticava la stessa penitenza del suo concittadino San Donatello, del quale era devotissimo.

Affetto da epilessia guarì per voto fatto a san Donato, era devoto anche di san Pietro d’Alcantara. Crebbe con la lettura delle opere di Santa Teresa d’Avila e di San Giovanni della Croce, alimentando così la sua vocazione carmelitana. Portava il cilicio sulla nuda carne; e sul petto una croce di legno con 45 chiodini premendola spesso sul petto. La sua alimentazione era di tipo quaresimale, mangiava solo olive ammuffite, malva, frutti acerbi, beveva acqua mista ad aceto ed usava per letto la nuda terra.

Nel 1703 manifestò ai genitori di voler diventare religioso dei Carmelitani. Ottenuto il consenso anche dal fratello don Giovanni, arciprete di Ripacandida, partì alla volta di Napoli ma non poté attuare il suo sogno: fu rifiutato perché miope. Richiamato in famiglia per combinare il suo matrimonio con una ragazza del luogo, rifiutò dicendo "sarò prete". Nell’aprile 1713 fu ordinato sacerdote. Celebrando la messa era spesso rapito in estasi e dopo la celebrazione Eucaristica ringraziava con il volto proteso a terra. Rimaneva a lungo nel confessionale, si dedicava alla catechesi dei ragazzi e degli adulti, si portava al tramonto nelle campagne per raggiungere chi non poteva seguirlo in paese.

Per acclamazione del popolo e dell’ordine diocesano veniva eletto arciprete e nel 1731 gli viene affidata la chiesa madre di Santa Maria del Sepolcro. Desideroso di costruire un ricovero per le ragazze esposte a gravi pericoli, con il consenso del fratello Giovanni, donò la sua casa natale per la fondazione del monastero nel 1735 delle carmelitane, nel quale accorsero ragazze dai paesi vicini. Per un intero quaresimale, si recò tutti i giorni nella vicina Rionero in Vulture, in quel momento senza confessori. Partiva a piedi, predicava, ascoltava le confessioni per tornare a Ripacandida in serata. I rioneresi, volevano ricompensarlo con elemosine, ma egli non accettò esortandoli a fare il possibile per la costruzione della nuova chiesa. Memori dell’apostolato dell’arciprete Rossi vollero l’immagine della Madonna del Carmine, da allora la patrona di Rionero. Il 25 ottobre 1746 il venerabile servo tornò alla casa del padre, l’elogio funebre fu tenuto dall’arciprete Fusco di Rionero (Wikipedia, ripresa parziale).

*

Sul tema si cfr.:

UOMINI E DONNE, PROFETI E SIBILLE, OGGI: STORIA DELLE IDEE E DELLE IMMAGINI. A CONTURSI TERME (SALERNO), IN EREDITA’, L’ULTIMO MESSAGGIO DELL’ECUMENISMO RINASCIMENTALE .....
-  RINASCIMENTO ITALIANO, OGGI: LA SCOPERTA DI UNA CAPPELLA SISTINA CON 12 SIBILLE.

Federico La Sala


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