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IL SONNO MORTIFERO DELL’ITALIA. In Parlamento (ancora!) il Partito al di sopra di tutti i partiti - quello più uguale degli altri.

venerdì 5 aprile 2024
PER L’ITALIA E PER LA COSTITUZIONE. CARO PRESIDENTE NAPOLITANO, CREDO CHE SIA ORA DI FARE CHIAREZZA. PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI ...
Materiali sul tema (24.05.2012):
"PUBBLICITA’ PROGRESSO": L’ITALIA E LA FORZA DI UN MARCHIO REGISTRATO!!!
GLI APPRENDISTI STREGONI E L’EFFETTO "ITALIA". LA (...)

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> UN #BUONLAVORO ALL’#ITALIA INTERA, e al #GovernoDraghi.... 23 i ministri del governo Draghi: otto le donne, 15 gli uomini. Quindici ministri sono politici, 8 tecnici.

sabato 13 febbraio 2021

      • ...continuazione

La scheda.

Da Bianchi a Messa, tutti gli uomini e le donne del presidente

Quindici ministri sono politici, 8 tecnici. Il 33% sono donne. Gli esordienti sono 6

di Redazione Internet (Avvenire, venerdì 12 febbraio 2021)

      • [...]

Roberto Speranza alla Salute

Confermare Roberto Speranza sulla poltrona più importante di Lungotevere Ripa per Mario Draghi deve essere stata una scelta di garanzia: la macchina dell’emergenza contro l’epidemia funziona, e nonostante le critiche arrivate nell’ultimo anno nei momenti più difficili della pandemia, il ministro ha ricevuto valutazioni positive anche nei sondaggi, risultando tra i più popolari. E il gradimento non è sceso neppure quando è esplosa furibonda la polemica sul piano pandemico. Certo, il giorno in cui Speranza prese il posto della pentastellata Giulia Grillo non si sarebbe neppure lontanamente aspettato che sulle sue spalle potesse cadere la gestione di una catastrofe. Lo stato d’emergenza, il blocco dei voli, il lockdown, la chiusura delle discoteche: misure pesanti per l’intera popolazione, al centro di feroci scontri nel cuore dell’esecutivo. Per il ministro della Salute, poco più che quarantenne, negli ultimi 12 mesi è stato come trovarsi dentro ad uno tzunami. La via continua ad essere in salita. Almeno fino a quando buona parte della popolazione non sarà vaccinata.

Cristina Messa all’Università

È una carriera da manager della ricerca, quella di Cristina Messa, che prima dell’incarico di rettore dell’Università di Milano Bicocca è stata vicepresidente del Consiglio nazionale delle Ricerche (Cnr), ed è delegata del ministero dell’Istruzione, l’Università e la Ricerca nel programma Horizon 2020 ed è membro del Comitato Coordinatore di Human Technopole (2016-in corso). Nata a Monza l’8 ottobre 1961, Messa si è laureata in Medicina e Chirurgia nel 1986 e si è specializzata in Medicina Nucleare presso l’Università di Milano. Dopo aver studiato per un periodo all’estero, negli Stati Uniti e poi in Gran Bretagna, ed è al rientro in Italia, dopo essere stata ricercatrice all’Istituto San Raffaele di Milano, nel 2001 è diventata professore associato nell’Università di Milano Bicocca e ordinario nel 2013. Dal 2005 al 2012 ha diretto l’unità operativa di medicina nucleare dell’ospedale San Gerardo di Monza, che attualmente fa parte della Fondazione Technomed dell’Università di Milano-Bicocca, e dal 2012 al 2012 ha diretto il dipartimento di Scienze della Salute della stessa università. Dal 2013 al 2019 è stata rettore dell’Università di Milano-Bicocca, prima donna di un ateneo milanese e quarta in Italia. Ha fatto parte della Giunta della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (Crui) con la delega alla Ricerca. Dal 2016 fa parte del Comitato Coordinatore di Human Technopole e dal 2017 è membro dell’Osservatorio nazionale della formazione medico specialistica del ministero. Autrice di oltre 180 pubblicazioni scientifiche, nel 2014 ha ricevuto il premio Marisa Bellisario, "Donne Ad Alta quota".

Federico D’Incà ai Rapporti con il Parlamento

Riconfermato per un secondo mandato al ministero per i Rapporti con il Parlamento, il bellunese Federico D’Incà, era stato "promosso" nell’esecutivo Conte II dopo essersi fatto notare come uomo della mediazione nel Movimento. Deputato pentastellato della vecchia guardia, eletto con il M5s già nel 2013, è stato prima capogruppo del Movimento e successivamente, presidente del gruppo parlamentare. Nel 2016 ha ricoperto il ruolo di vice presidente della Commissione Parlamentare di inchiesta per la digitalizzazione della Pubblica amministrazione. Rieletto nel 2018, D’Incà è stato anche questore della Camera. Con questo incarico ha dato direttive per il contenimento dei costi che hanno portato a un risparmio di 52 milioni di euro annui nella gestione dell’assemblea, che sommati a 48 milioni di euro di avanzi di amministrazione precedenti, costituiscono una restituzione complessiva al bilancio dello Stato di 100 milioni di euro, la più alta di sempre. È stato anche componente della Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione, del Comitato per la Comunicazione e l’Informazione Esterna, del Comitato di Vigilanza sull’Attività di Documentazione, del Comitato per gli Affari del Personale, del Comitato per la Sicurezza. Nato il 10 febbraio 1976, sposato e con una figlia, laureato in Economia e Commercio all’università di Trento, D’Incà ha un passato da analista di sistemi informatici e quindi da caposettore in una società della grande distribuzione. Il suo ingresso in politica risale a prima del boom del M5S, quando si presentò nella località in cui risiedeva, Trichiana, con una lista civica. Quindi, l’abbraccio con il Movimento di Beppe Grillo e l’elezione nel 2013 a Montecitorio. Nel 2017, in Veneto, si fa notare come uno dei promotori in prima linea del referendum per l’Autonomia. Quando nel 2018 viene rieletto alla Camera, si schiera tra quanti nel Movimento erano critici del governo giallo-verde.

Dario Franceschini ministro della Cultura

Nel febbraio del 2014, fresco di giuramento al Quirinale, Dario Franceschini, avvocato di formazione, politico di professione, ma anche appassionato romanziere, stupì i cronisti definendo i beni culturali che si accingeva a guidare "un ministero dell’economia". Un assunto che nei quasi quattro anni del suo primo mandato e poi nei 18 mesi circa del secondo (nel quale alla cultura si era aggiunto il turismo) ha cercato in tutti i modi di mettere in pratica. Con una rivoluzione nel mondo dei musei che - almeno fino all’arrivo della pandemia e quindi dei lockdown - ha fatto crescere di molto i visitatori, creando pure polemiche e più di una insofferenza tra i ranghi del dicastero fondato nel 1975 da Giovanni Spadolini, tanto che ultimamente, sottolineando il record dei suoi ben 1707 giorni in carica da ministro della cultura, c’è chi non ha esitato a definirlo "Re Sole". Tant’è, i suoi interventi per lo spettacolo, per il cinema prima di tutto con la nuova legge e tanti interventi di defiscalizzazione, gli hanno garantito appoggio e lealtà di un settore di forte peso. Protagonista di primissimo piano nel governo Conte e poi nei giorni della crisi, non ha di fatto mai lasciato le sue stanze ai beni culturali, dove teneva moltissimo a ritornare per completare il progetto, avviato ormai 7 anni fa, che dovrebbe fare davvero del Collegio Romano un dicastero economico a tutti gli effetti. Libero dai nodi del turismo, che Draghi ha affidato a Massimo Garavaglia, Franceschini dovrà impegnarsi per i teatri "da troppo tempo chiusi", come gli ha ricordato ieri il maestro Muti. Franceschini, in politica dai tempi della scuola, papà partigiano bianco poi deputato della Dc e grande ammirazione per Pierluigi Castagnetti, è stato spesso definito ’uomo del dialogo’. Ferrarese, classe 1958, padre di tre figlie amatissime, appassionato di jazz, il neo ministro della cultura è sposato in seconde nozze con Michela Di Biase, ex consigliere pd in Campidoglio e alla Regione Lazio.

Mara Carfagna al Sud

Una donna meridionale per il ministero del Sud e della Coesione sociale. La salernitana Mara Carfagna, 45 anni, esponente ormai storica di Forza Italia, torna al governo dopo 10 anni: era stata ministro delle Pari opportunità nel quarto governo Berlusconi dal 2008 al 2011. Dal 2018 è vicepresidente della Camera, nella quale è deputata ininterrottamente dal 2006, tra Forza Italia e Popolo delle Libertà. Laureata in legge, Carfagna ha esperienze giovanili in tv e nel mondo dello spettacolo, come valletta, presentatrice e modella. Ha anche partecipato a Miss Italia nel 1997, vincendo il titolo di Miss Cinema. Nel 2004 esordisce in politica come coordinatrice del movimento femminile di Forza Italia in Campania. Nell’ottobre 2007 è nominata Coordinatrice Nazionale di Azzurro Donna. Nella sua attività parlamentare Carfagna ha legato in particolare il proprio nome alla legge che ha introdotto il reato di stalking, della quale è stata la principale promotrice. In generale si è occupata a lungo di violenza contro le donne e di mutilazioni genitali femminili, guadagnandosi stima e consensi anche fuori della sua parte politica, il centrodestra. Nel 2009 Carfagna ha realizzato la campagna "Nessuna differenza", la prima contro l’omofobia e la violenza legata all’orientamento sessuale mai realizzata da un Governo in Italia. Il 3 aprile 2019 la Camera dei Deputati approva l’emendamento di Carfagna al disegno di legge "Codice Rosso", che introduce in Italia il reato di matrimonio forzato e l’istituzione di un fondo per le famiglie affidatarie di orfani di femminicidio. Il 19 giugno dello stesso anno Silvio Berlusconi la sceglie assieme al Presidente della Liguria Giovanni Toti come coordinatori di Forza Italia con l’incarico di redigere una proposta di modifica dello statuto del partito. Ma pochi mesi dopo il leader azzurro nomina un nuovo coordinamento di 5 persone, tra cui la deputata, che però non accetta l’incarico. Alla fine del 2019 Carfagna fonda l’associazione ’Voce Libera’ all’interno di Forza Italia, alla quale aderiscono diversi colleghi parlamentari moderati e del Sud, oltre a Stefano Parisi, Antonio Martino come presidente onorario, il costituzionalista Alfonso Celotto e l’economista Carlo Cottarelli.

Enrico Giovannini alle Infrastrutture e Trasporti

Una lunga carriera internazionale ai vertici dell’Ocse, la presidenza dell’Istat, il ministero del Lavoro, e da anni la battaglia quotidiana per coniugare sviluppo, uguaglianza e sostenibilità come cofondatore e portavoce dell’ASviS, l’Alleanza dello Sviluppo sostenibile. Ad Enrico Giovannini, 64 anni, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti è ora affidato il complicato compito di gestire quei quasi 32 miliardi (31,98 miliardi di euro per l’esattezza) che il Recovery destina al capitolo Infrastrutture, tenendo conto della necessità di ammodernamento del Paese da conciliare con la grande battaglia dello sviluppo sostenibile. Romano, classe ’57, laurea in statistica alla Sapienza, il neoministro alle Infrastrutture ed i Trasporti è conosciuto come un riformatore "cortese ma risoluto": da direttore generale dell’Ocse dal 2001 al 2009 ha realizzato una profonda riforma complessiva sistema statistico dell’Organizzazione e lo stesso è avvenuto alla guida dell’Istat dal 2009 al 2013 dove ha realizzato numerosi progetti innovativi. Suo, tra l’altro, proprio l’avvio del progetto per la misura del "Benessere Equo e Sostenibile (BES)". Da ministro del Lavoro, con sguardo attento alla disoccupazione giovanile ha avviato, tra l’altro la riforma degli ammortizzatori in deroga e disegnato Garanzia giovani, concentrando anche l’attività di indirizzo del ministero sulla lotta alla povertà e al lavoro nero e ribadendo più volte agli imprenditori la necessità di investire "sul capitale umano". Docente di statistica economica a Tor Vergata, ha cofondato l’Alleanza dello Sviluppo sostenibile nata nel 2016 che riunisce 270 tra società, istituzioni e reti della società civile con lo scopo di promuovere i temi dell’Agenda 2030 e lo sviluppo sostenibile."

Andrea Orlando al Lavoro

Andrea Orlando, vicesegretario del Pd, è il nuovo ministro del Lavoro e delle Politiche sociali del governo Draghi. Prende il posto di Nunzia Catalfo (M5s). Nato a La Spezia, classe 1969, maturità scientifica, ha iniziato da giovanissimo l’attività politica e ha già rivestito incarichi da ministro. Dal 28 aprile 2013 al 22 febbraio 2014 è stato alla guida dell’Ambiente, tutela del territorio e del mare del governo Letta, e dal 22 febbraio 2014 al 12 dicembre 2016 è stato ministro della Giustizia del governo Renzi, riconfermato nel governo Gentiloni, fino al 31 maggio 2018. Il suo esordio in politica risale al 1989 come segretario provinciale della Fgci. Nel 1990 la prima elezione a Consigliere comunale nella sua città con il Pci, carica che mantiene, divenendo poi capogruppo al Consiglio comunale, con il Pds alle successive elezioni. Nel 1995 segretario cittadino del Partito e nel 1997 diviene assessore prima alle Attività produttive ed in seguito alla Pianificazione territoriale. Nel 2000 entra nella segreteria regionale dei Ds come responsabile degli enti locali, e nel 2001 è segretario provinciale. Nel 2003 è nella direzione nazionale del Partito come vice responsabile dell’organizzazione e poi come responsabile degli enti locali (2005) e nel 2006 è responsabile nazionale del partito. Viene eletto deputato dell’Ulivo nel 2006. Confluito nel Partito democratico allo scioglimento dei Ds, nell’aprile 2007, ne diviene responsabile dell’organizzazione. Rieletto nel 2008 per il Pd alla Camera, nello stesso anno viene nominato portavoce del partito da Walter Veltroni, incarico che mantiene anche nella segreteria di Dario Franceschini. Nominato nel 2009 da Pierluigi Bersani presidente del Forum Giustizia del partito, diviene membro della commissione Giustizia della Camera (2010). Nel gennaio 2011 commissario del Pd a Napoli. Alle elezioni politiche del 2018 viene rieletto alla Camera e dal 2019 è vicesegretario del Pd.

Giancarlo Giorgetti ministro dello Sviluppo economico

Numero due della Lega e braccio destro di Matteo Salvini, Giancarlo Giorgetti è considerato il mediatore che ha favorito la svolta del leader della Lega alla virata europeista, ma ritenuto da mesi uno strenuo sostenitore di un eventuale governo Draghi. Il suo endorsement è arrivato forte e chiaro all’indomani dell’incarico dato all’ex presidente della Bce dal Capo dello Stato: "Draghi è un fuoriclasse come Ronaldo. Uno come lui non può stare in panchina". Approda al Ministero dello Sviluppo economico al posto di Stefano Patuanelli segnando la sua seconda volta al Governo. La prima esperienza è stata sempre in una posizione forte, come sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri nel Conte I, un ruolo chiave nel quale ha gestito tutti i più importanti dossier dopo che si era distinto anche allora come uomo in grado di mediare tra le diverse forze politiche, uno dei protagonisti della trattativa per la costituzione dell’esecutivo giallo-verde. Già uomo macchina della Lega Nord di Umberto Bossi, Giorgetti è stato segretario nazionale della Lega Lombarda dal 2002 al 2012, nonché capogruppo per la Lega Nord alla Camera nella XVII legislatura dal 2013 al 2014 e nella XVIII. Nato a Cazzago Brabbia (Varese) il 16 dicembre 1966, si è diplomato perito aziendale e laureato alla Bocconi, diventando commercialista e revisore contabile. Ma è l’attività politica, targata Lega Nord, a coinvolgerlo già prima dei 30 anni. Entra in Parlamento nel 1996 e non vi esce più, ricoprendo il ruolo di presidente della commissione Bilancio della Camera dal 2001 al 2006 e dal 2008 al 2013. Di fatto è nella Lega tra gli uomini che conoscono meglio i conti pubblici e l’economia. Schivo, riflessivo, pontiere nato, Giorgetti si occupa da decenni dei rapporti della Lega con gli altri partiti ma ne è anche un po’ l’ambasciatore presso le più alte istituzioni e le sedi diplomatiche stranieri, facendo da contraltare, in questi ultimi anni, al ben più impulsivo Salvini.

Marta Cartabia alla Giustizia

Marta Cartabia, chiamata a guidare la Giustizia, rappresenta il tecnico perfetto, per profilo accademico e istituzionale. Riservata, mai sopra le righe ma assertiva sulla sue posizioni. Giurista cattolica, allieva di Valerio Onida, è originaria della provincia di Milano, sposata, con tre figli. A fine 2019 ha rotto "il tetto di cristallo", come opportunamente ha sottolineato lei stessa al momento dell’insediamento, diventando la prima donna presidente della Corte Costituzionale. Cartabia è arrivata alla Corte Costituzionale nel 2011, a solo 48 anni, chiamata da Giorgio Napolitano, è la terza donna a farne parte e la prima a diventare presidente. Può contare sulla stima del presidente Mattarella, maturata nel comune lavoro come giudici delle leggi. I due sono stati anche vicini di casa, dirimpettai, alla foresteria della Consulta. Alla Consulta è stata relatrice di importanti sentenze su questioni che spaccano l’opinione pubblica, come quella sui vaccini, con la quale la Corte ha stabilito che l’obbligo non è irragionevole. Ha dato una speranza ai detenuti, proseguendo il viaggio per portare la costituzione nelle carceri italiane. Dagli incontrati nelle carceri ha imparato che "ogni storia e ogni uomo ha alle spalle qualcosa di unico, per questo la pena non deve dimenticare l’unicità di ciascuno". Era da poco tornata alla vecchia passione, l’insegnamento, in piena emergenza Covid.

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