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VENEZUELA. Il presidente Hugo Chavez si riconferma col 54,4%

lunedì 8 ottobre 2012
Venezuela, quarto mandato per Chavez
Il presidente si riconferma col 54,4%, Capriles al 44,4% *
CARACAS, 8 OTT - Il presidente venezuelano Hugo Chavez ha conquistato il suo quarto mandato consecutivo vincendo le presidenziali col 54,4% dei voti. Il suo sfidante Henrique Capriles ha avuto il (...)

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> VENEZUELA. --- Hugo Chavez vince e festeggia il quarto mandato con oltre un’ora di fuochi d’artificio che illuminano e scuotono la notte di Caracas (di Omero Ciai).

lunedì 8 ottobre 2012


-  SUD AMERICA

-  Venezuela, Chavez eletto per il quarto mandato
-  "Grazie al mio amato popolo, viva Bolivar"

-  Il leader bolivariano, al potere dal 1999, ha conquistato oltre il 54 per cento dei voti. Lo sfidante Capriles, candidato di un’alleanza delle forze di opposizione, si è fermato poco sotto il 45

dal nostro inviato OMERO CIAI *

CARACAS - Hugo Chavez vince e festeggia il quarto mandato con oltre un’ora di fuochi d’artificio che illuminano e scuotono la notte di Caracas. Con il 90 per cento dei voti scrutinati il presidente venezuelano uscente ha ottenuto il 54,2 per cento dei voti (7 milioni e 400mila) contro il 45 per cento (6 milioni e 200mila) del suo principale avversario, Henrique Capriles. Chavez vince ma non è un trionfo. Anzi. Dal 2006, quando sfiorò il 63 per cento dei suffragi, ha perso nove punti in percentuale. Non poco per un presidente e un governo che in Venezuela controllano tutto: dalla macchina dello Stato, utilizzata a piene mani per conservare il consenso, ai profitti del petrolio, l’unica vera e fenomenale risorsa del Paese. Mentre Capriles, che partiva dal 36 per cento ottenuto dall’opposizione sei anni fa, conquista tutto quello che perde Chavez.

Ormai tra i due blocchi, anche ideologici, che si contendono il governo del Venezuela c’è poco più di un milione di voti di differenza. Sei anni fa erano più di tre milioni. La forza di Chávez, anche se non è più il candidato invincibile di qualche anno fa, continua ad essere nel suo talento populista e nei programmi sociali finanziati grazie al controllo su Pdvsa, la holding del greggio. Ha aumentato il salario minimo, alzato le pensioni, allungato le ferie. Il prezzo per il Paese è alto perché ha debilitato il settore dell’industria privata e aumentato a dismisura il ruolo di uno Stato che ha sempre più impiegati e sempre più ruoli nella società. Ma d’altra parte il suo obiettivo è quello del "socialismo del XXI secolo", sempre più Stato e sempre meno mercato. Se la "rivoluzione bolivariana" subirà una nuova accelerazione o un ripensamento tattico è presto per dirlo dopo un’elezione che ha registrato una partecipazione eccezionale, l’81 per cento dei 19 milioni aventi diritto al voto, il 6% in più rispetto al 2006.

A giudicare dai grandi festeggiamenti per la vittoria la paura di perdere deve essere stata tanta. Parlando dal palazzo di Miraflores, Chávez ha mostrato ai suoi sostenitori la spada del padre della patria, Simon Bolivar. E in un lungo discorso ha detto che s’impegna a costruire "un grande Venezuela", "un Venezuela potente ogni giorno più democratico, più libero e più giusto". Poi ringraziato "i dirigenti dell’opposizione" guidati da Capriles, i quali hanno riconosciuto "la vittoria del popolo. Non si sono piegati ai piani di destabilizzazione che alcuni stavano accarezzando". "Viva la patria, viva l’allegria, viva il socialismo, hasta la victoria siempre", ha concluso in un tripudio di fuochi d’artificio.

Il nuovo mandato è per sei anni. Un ventennio di potere dal 1998. Resta l’incognita della malattia. Le cartelle cliniche di Chávez sono segrete. E’ stato operato per un tumore due volte e in campagna elettorale ha detto di "averlo già dimenticato".

Un segnale per capire qualcosa di più ci sarà presto. Per la Costituzione in caso di incapacità del presidente bisogna tornare a votare. Se in Parlamento il partito di Chávez cercherà di modificare la regola a favore di un vicepresidente che possa terminare il mandato vorrà dire che la malattia non è così superata come il presidente vuole far credere.

*la Repubblica, , 08 ottobre 2012


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