Il bue e l’asinello negati dal Papa
di Marco Politi (il Fatto, 21.11.2012)
Sotto l’albero di Natale papa Ratzinger mette il suo libro su L’infanzia di Gesù. Il racconto della nascita di Cristo nella mangiatoia, ma senza il bue e l’asinello. Perché “nel Vangelo non si parla qui di animali”. Ma niente paura. Come in una favola allegorica tutto viene recuperato dal pontefice e così i due animali, così cari ai bimbi di tutto il mondo, vengono riletti come simbolo dell’umanità intera - ebrei e pagani - china sul Salvatore nato nella povertà.
È stato un anno drammatico il 2012 per il pontificato: è esploso lo scandalo della corruzione negli appalti vaticani, è stato decapitato il vertice dello Ior, il Vaticano non è entrato per mancanza di trasparenza finanziaria nella “lista bianca” Moneyval del Consiglio d’Europa. C’è stato il tradimento del maggiordomo ed è emerso il malumore di vasti settori della Curia nei confronti del Segretario di Stato Bertone... e in tutto questo uragano fino al 15 agosto Benedetto XVI ha avuto un pensiero prevalente: finire di scrivere l’ultimo volume della sua trilogia su Gesù di Nazareth.
IL LIBRO (edito da Rizzoli e la Libreria editrice vaticana) conquisterà lettori come i precedenti per il suo stile affettuosamente colloquiale e il suo ripercorrere le storie che per duemila anni hanno nutrito fede, cultura e arte del cristianesimo. Ma soprattutto perché Ratzinger chiama direttamente la massa dei credenti a interrogarsi sulle storie del Vangelo: “È vero ciò che è stato detto? Riguarda me? E se mi riguarda, in che modo? ”. Dopo il 2010, mentre la Chiesa faticava a fare i conti con lo scandalo degli abusi sessuali, qualche cardinale straniero sospirava: “Speriamo che il Papa non scriva un altro libro su Gesù”.
Invece Benedetto XVI si è gettato a capofitto nell’opera, che nel suo intimo sente come missione fondamentale del pontificato. E qui sta forse un aspetto tragico del suo regno. Ratzinger sa - e ha ragione - che le ultime generazioni (vale per i giovani ma ormai anche per una vasta fascia mediana di età) hanno smarrito la conoscenza di base dei vangeli e della storia di Gesù Cristo. E sente come suo dovere, appassionatamente, di riportare i credenti all’incontro con Cristo, definito il “volto di Dio” che ciascuno può conoscere.
Ma in questa impresa, chinandosi sui suoi libri e le ricerche, è diventato un pontefice part-time, che segue un piano editoriale e un obiettivo teologico ma non possiede un programma di governo. Lo ha detto, d’altronde, lui stesso nella messa di insediamento il 24 aprile 2005: “Non ho bisogno di presentare un programma di governo”.
NON LO HA elaborato nemmeno in seguito. Ma un’organizzazione di un miliardo e cento milioni di uomini e donne non è una piccola comunità come quella degli apostoli nell’anno trentatré dopo Cristo. Ha bisogno della mano di un reggente. Sulla scena mondiale è calato il ruolo e il peso della Santa Sede.
Israele minaccia la “guerra di Gaza” per distogliere l’attenzione dall’occupazione di terre palestinesi attraverso le colonie del tutto illegali e impedire il riconoscimento della Palestina come stato-osservatore dell’Onu? Silenzio della Santa Sede. La primavera araba, l’evento internazionale più rilevante dopo il crollo del muro di Berlino? Non c’è stato in due anni un discorso papale di vasto respiro sul fenomeno. È stagnazione sui grandi problemi interni della Chiesa. Si sta accartocciando, per mancanza di preti, la rete delle parrocchie. Si sta riducendo drammaticamente la forza degli ordini religiosi femminili, spina dorsale della Chiesa cattolica: 45.000 presenze perse in sei anni. Il pontefice regnante nulla propone. A Parigi il cardinale Vingt-Troisi ha denunciato la disorganizzazione della Curia: “Ogni dicastero va per conto suo”. E Benedetto XVI finora non riesce a sostituire il Segretario di Stato. Tocca le corde dei ricordi dell’infanzia davanti al presepe e all’albero di Natale, quest’ultimo libro di Benedetto XVI, che narra dell’annunciazione, dei pastorelli, della fuga in Egitto.
CERTO RATZINGER non dice più - come nella sua Introduzione al Cristianesimo di oltre quarant’anni fa - che Giuseppe avrebbe potuto anche essere il padre biologico di Gesù. Oggi proclama che “se Dio non ha anche potere sulla materia, allora egli non è Dio” e quindi è vero il concepimento verginale.
Storicamente veri o almeno verosimili vengono anche presentati la leggendaria strage degli innocenti e l’arrivo dei re magi. Con l’apodittica affermazione dello studioso Klaus Berger: “Anche nel caso di un’unica attestazione... bisogna supporre - fino a prova contraria - che gli evangelisti non intendono ingannare i loro lettori, ma vogliono raccontare fatti storici”. Se è per questo, anche Omero non voleva ingannare i suoi ascoltatori e allora non va contestato il ratto di Elena!
L’infanzia di Gesù ratzingeriana ha molti momenti lirici. Nella rievocazione dell’aprirsi di Maria all’annuncio di Gabriele. Nel racconto intrigante dei re magi visti come “sapienti” alla ricerca del vero oltre la razionalità della scienza, in cerca di Dio e della filosofia più autentica. Pregnante è il suo appello a credere che la vita di Cristo non è mito ma “storia concreta, in un luogo e in un tempo” reali, svoltasi nelle varie fasi della vita umana.
Bue e asinello non c’erano
La rivelazione sulla nascita di Gesù nel libro del Papa
È il terzo volume che Bendetto XVI dedica alla vita del Nazareno
Da oggi sarà
in tutte le librerie
di Roberto Monteforte (l’Unità, 21.11.2012)
«DI DOVE SEI?» È LA DOMANDA CHE PILATO RIVOLGE A GESÙ. «VOI CHI DITE CHE IO SIA?» È QUELLA, INVECE, CHE GESÙ RIVOLGE AI SUOI DISCEPOLI. Parte da questi interrogativi Papa Benedetto XVI per affrontare il tema dell’infanzia di Gesù, quello che mancava per completare la sua opera sulla vita del Nazareno (i primi due, Gesù di Nazaret I e II, sono stati pubblicati rispettivamente da Rizzoli e dalla Libreria editrice vaticana). Con profondità e chiarezza, ed anche con umiltà come ha sottolineato ieri nella presentazione dell’opera alla stampa il cardinale Gianfranco Ravasi il teologo e Papa Joseph Ratzinger si è cimentato con il commento dei 180 versetti che i Vangeli, in particolare quello di Matteo e di Marco, dedicano all’infanzia e agli eventi che hanno preceduto la nascita di Gesù di Nazaret. L’obiettivo è quello di sottolineare la concreta storicità dell’evento. Il «nuovo inizio» per la storia del mondo e per la liberazione dell’umanità dal peccato.
Così scopriamo, per esempio, che il bue e l’asino non erano nella stalla con Gesù e che pastori in visita al figlio di Dio non cantavano. Il Papa spiega l’origine della nascita secondo le Sacre scritture ma non invita affatto a buttare a mare la tradizione. Perciò chi allestisce presepi a casa o altrove può tranquillamente inserire il bovino e l’equino nella capanna. «Nel Vangelo non si parla di animali», chiarisce Ratzinger. «Ma aggiunge la meditazione guidata dalla Fede, leggendo l’Antico Testamento e il Nuovo, ha ben presto colmato questa lacuna rinviando ad Isaia: “il bue conosce il suo proprietario e l’asino la greppia del suo padrone, ma Israele non conosce, il mio popolo non comprende”».
Vi era attesa per l’arrivo di un Salvatore. Eppure il Salvatore non trova un posto dove essere accolto. Nasce nella povertà ed è annunciato ai pastori. È stato Gesù a guidare la stella cometa che ha portato a lui i Magi sapienti. Loro sono l’emblema dell’inquietudine dell’uomo in ricerca e dell’attesa interiore dello spirito umano e della ragione che cerca Cristo. Non è mito, ma storia.
Tutto nasce da un atto di libertà. Lo sottolinea l’autore. Da Dio che interpella Maria e da lei che liberamente risponde e si affida al mistero della sua volontà. Il Papa cita Bernardo di Chiaravalle: «Creando la libertà, Dio, in un certo modo, so è reso dipendente dall’uomo. Il suo potere è legato al “sì” non forzato di una persona umana». Perché è solo con l’assenso di Maria che può cominciare la storia della salvezza. L’autore si sofferma sulle reazioni di Maria e di Giuseppe che la prende in sposa. Dei suoi dubbi, della sua intenzione di ripudiarla in segreto e poi della sua scelta di amore e di saggezza. Accetta il mistero. Farà da padre a Gesù e formalmente lo legherà alla tribù di Davide. Ma solo Dio sarà il suo vero padre e Maria, la vergine di Nazaret, sua madre. Vergine e madre. L’altro mistero. Benedetto XVI lo spiega con la potenza di Dio che ha dominio anche sulla materia. Che si mostra nella nascita di Gesù e poi nella sua Resurrezione.
Nel libro si dà conto dei passaggi che anche pubblicamente danno il segno della dimensione umana e della natura divina del figlio di Maria come quando dodicenne lascia la famiglia e con sorprendete sapienza va a predicare nella sinagoga. Un atto di apparente contestazione, di ribellione ai doveri verso i genitori.
Benedetto XVI corregge le letture di un Gesù «liberale» o «rivoluzionario» per sottolinearne la nuova relazione dell’uomo con Dio. Nel racconto di Gesù nella sinagoga a 12 anni, dunque, si ha una «novità radicale e una fedeltà altrettanto radicale».
Gesù compie il suo dovere di figlio di Dio che alla fine lo porterà a morire di croce e Maria a vivere lo strazio del dolore per la morte del figlio per poi vincere la morte. «È un libro su un bambino e su una donna e sul grande significato della libertà» ha osservato il presidente Rcs libri, Paolo Mieli intervenuto alla presentazione del volume con il cardinale Ravasi, la teologa brasiliana Clara Lucchetti Bungemer, il direttore della sala stampa vaticana padre Federico Lombardi. L’infanzia di Gesù, pubblicato da Rizzoli e dalla Libreria Editrice Vaticana (176 pagine, 17 euro) sarà da oggi in libreria. È stato già tradotto in 9 lingue e diffuso in 50 paesi (tiratura di oltre un milione di copie) e presto sarà tradotto in 20 lingue per essere pubblicato in 72 Paesi.