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> SACRIFICIO - Come può essere Amore un Dio che ha bisogno che si paghi il debito, e in quella maniera? Un ricorsdo e una cit. di Ernesto Balducci (di Aldo Antonelli).

venerdì 19 ottobre 2012

SACRIFICIO

Una nota di Aldo Antonelli

      • REPETITA IUVANT!
        -  Ci sono dei luoghi comuni talmente radificati nella comune mentalità cattolica che non è mai sufficiente tornarci su per rimuoverli definitivamente e riportare la coscienza del credente al livello della dignità pensante e della matura fedeltà credente.
        -  Uno di questi è il concetto di "Sacrificio", proprio delle religioni pagane e che il cristianesimo ha fatto suo abbrutendo l’immagine di Dio e ridicolizzando il dolore e la sofferenza.
        -  Ricordo di aver affrontato questo tema già altre volte, ma spinto dalla prima lettura di Domenica prossima, ci ritorno sù, con la bellissima pagina di Ernesto Balducci che vi riporto qui di seguito. Buona lettura e buon fine settimana. Aldo

Vorrei premettere due osservazioni per aprirci la strada ad una lettura il più possibile vivificante e illuminante della Parola di Dio. La prima riguarda il venir meno, sia al livello più ufficiale della teologia, sia a quello della coscienza comune, di un modo di leggere la sofferenza del Gesù della Croce che la faceva rientrare in una specie di grande ordine logico.

In poche parole - e voi sentirete in queste poche parole qualche riflesso che richiama il catechismo che avete imparato - siccome l’uomo ha compiuto verso Dio un peccato di infinita gravità (l’offesa a Dio è oggettivamente infinita) era necessaria una riparazione che avesse la stessa misura: fosse infinita. Ma non essendo l’uomo capace di atti infiniti era necessario che ad espiare fosse, sì, un uomo, perché l’uomo era colpevole, ma un uomo che fosse anche Dio, perché solo un atto di Dio è infinito.

Così, nel Medio Evo si costruì la logica entro la quale la sofferenza della croce appariva ovvia come il pagamento di un debito: tanta la colpa, tanta la riparazione.

Solo che non si avvertiva adeguatamente - possiamo dirlo, a distanza - che con questa spiegazione logica, si colpivano, nel cuore, due misteri fondamentali. Innanzitutto quello del Dio-Amore.

Come può essere Amore un Dio che ha bisogno che si paghi il debito, e in quella maniera? Come possiamo chiamare Amore un Dio che ha bisogno delle nostre sofferenze per sentirsi appagato? Se Dio è amore non ha bisogno delle nostre sofferenze, come un padre, una madre, non hanno bisogno, per sentirsi appagati di eventuali offese, che i figli soffrano. Si colpiva il mistero dell’amore.

E poi si colpiva, un altro mistero: quello della persona umana. Perché Dio, in questa teologia ideologica, amava più l’ordine che l’uomo. Era l’ordine che doveva essere ristabilito, e se, per ristabilire l’ordine, un uomo doveva essere sacrificato, si sacrificasse l’uomo. Queste ideologie non sono mai Innocenti, perche fanno da copertura suprema ad altre posizioni più immediate e più terrene. E noi conosciamo bene una ideologia - che abbiamo alle spalle, e Dio voglia, soltanto alle spalle - in cui l’ordine conta più che l’uomo. Per ristabilire un ordine ci vogliono i roghi e la ghigliottina. Ci vogliono le fruste, le punizioni. Questo concetto dell’ordine come supremo valore, a cui tutto va sacrificato, aveva, nella teologia cristiana, un sigillo in più. (Ernesto Balducci: Il mandorlo e il fuoco; vol: 2° pagg. 381-382)


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