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GESÙ E IL CATTOLICESIMO-ROMANO. UNA LEZIONE DI JOYCE (da "FINNEGANS WAKE").

mercoledì 3 febbraio 2021
Gesù - nel messaggio evangelico ...
Marco 7,31-37:
Di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano.
E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose (...)

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> GESU’ E IL CATTOLICESIMO-ROMANO. UNA LEZIONE DI JOYCE --- L’etica di papa Francesco (di Giannino Piana)

martedì 18 marzo 2014

di Giannino Piana (Rocca, 15 marzo 2014)

Sono molti gli interventi di papa Francesco che riguardano l’etica; e questo non solo nei documenti uf ficiali - si pensi in particolare alla Evangelii gaudium - ma anche (e soprattutto) nelle udienze pubbliche del mercoledì e nelle omelie quotidia ne di Santa Marta.

Un cumulo di riflessio ni che, a distanza di non ancora un anno dall’inizio del suo pontificato, delineano un quadro piuttosto preciso del pensiero del papa attorno ad alcune tematiche mo rali e, più in generale, circa gli indirizzi di fondo dell’etica cristiana.

Non è certo possibile condensare, nel breve spazio di un articolo, l’insieme variegato di proposte che papa Francesco ha offerto (e continua ad offrire), ma non è difficile in travedere dietro all’insieme dei suoi interven ti un disegno innovativo dai contorni ben definiti, che manifesta la volontà di far usci re l’etica cristiana dalla visione angusta che l’ha per troppo tempo contrassegnata e di restituirle un autentico respiro evangelico.

il rifiuto di un’etica ossessiva e ideologica

A sorprendere, accostando i testi papali, è anzitutto l’insistenza con cui viene ribadita la necessità di andare oltre una precettistica dilatata ed ossessiva, relativa soprattutto ad alcuni ambiti della vita morale - quello del la sessualità in primis - per fare spazio alla radicalità e alla bellezza del messaggio mo rale cristiano.

Si tratta, in altri termini, di abbandonare una prospettiva negativa e le galistica, che riduce l’etica a una serie infi nita di divieti o a una lunga lista di peccati, per dare corso a una prospettiva positiva, che coincide con l’annuncio di ciò che con corre alla vera realizzazione umana e mette l’uomo nella condizione di attingere la feli cità. O, ancor più, si tratta di concepire l’eti ca cristiana come risposta alla chiamata del l’amore infinito di Dio, che chiede di essere ricambiato mediante il dono di se stessi nel servizio ai fratelli.

«Quando la predicazione è fedele al Vange lo - scrive al riguardo papa Francesco - si manifesta con chiarezza la centralità di alcune verità e risulta chiaro che la predica zione morale cristiana non è un’etica stoica, è più che un’ascesi, non è una mera filosofia pratica né un catalogo di precetti e di errori. Il Vangelo invita prima di tutto a rispondere al Dio che ci ama e ci salva, riconoscendolo negli altri e uscendo da se stessi per cercare il bene di tutti... Se tale invito non risplende con forza e attrattiva, l’edificio morale della Chiesa corre il rischio di diventare un castello di carte, e questo è il nostro peggior pericolo. Poiché allora non sarà propriamen te il Vangelo ciò che si annuncia, ma alcuni accenti dottrinali e morali che procedono da determinate opzioni ideologiche. Il messaggio correrà il rischio di perdere la sua freschezza e di non avere più ’il profumo del Vangelo’» (Evangelii gaudium, n. 39).

Ma c’è di più: papa Francesco non si accon tenta di segnalare un orientamento fonda mentale; si spinge anche ad indicare la via da percorrere per dare ad esso attuazione.

Egli non nega l’esigenza di un’etica norma tiva, incentrata sulla formulazione cioè di alcuni precetti, i quali - come affermava Tommaso d’Aquino - hanno il compito di aiutare il credente a dare concreta incarna zione alle istanze scaturenti dalla legge in teriore dello Spirito e di verificare la confor mità ad esse dell’agire, ma rileva con forza la necessità di un loro uso parsimonioso per evitare di incorrere in una schiavitù, che contrasta con l’annuncio della libertà evan gelica. «Ci sono norme e precetti ecclesiali - sono ancora parole del papa - che possono essere stati molto efficaci in altre epoche, ma che non hanno più la stessa forza edu cativa come canali di vita.

S. Tommaso d’Aquino sottolineava che i precetti dati da Cristo e dagli Apostoli al popolo di Dio ’sono pochissimi’. Citando Sant’Agostino, notava che i precetti aggiunti dalla Chiesa posterior mente si devono esigere con moderazione `per non appesantire la vita dei fedeli’ e tra sformare la nostra religione in una schiavi tù, quando ’la misericordia di Dio ha voluto che fosse libera’.

Questo avvertimento, fatto diversi secoli fa, ha una tremenda attualità. Dovrebbe essere uno dei criteri da conside rare al momento di pensare una riforma della Chiesa e della sua predicazione che permetta realmente di giungere a tutti» (Evangelii gaudium, n. 43).

ideale di perfezione e misericordia

La proposta morale di papa Francesco non è tuttavia indulgente o permissiva; egli non esita a richiamare l’attenzione sull’ideale di perfezione evangelico, che esige l’adozione di stili di vita rigorosi ispirati alla logica delle beatitudini e dei «ma io vi dico» del discorso della montagna. Il richiamo ai te sti di Matteo e di Luca che espongono tale programma è assai frequente nella sua pre dicazione.

Alla sublimità della chiamata ricevuta dall’alto deve corrispondere una risposta generosa e radicale. La povertà, la mitezza, l’umiltà, la gratuità, la tenerezza, il servizio, la magnanimità e il perdono dei nemici sono altrettanti atteggiamenti sui quali il papa ritorna spesso nelle omelie quotidiane (un magistero semplice e feriale, ma largamente incisivo), non solo per ché devono connotare il modo di essere del cristiano, ma anche perché rispondono ad istanze di liberazione umana che vanno offerte a tutti.

Per questo egli stigmatizza una serie di comportamenti che alterano i rapporti umani, creando situazioni di conflitto: dal la ricchezza e dalla cupidigia del danaro alla ricerca smodata del benessere materiale; dall’ipocrisia alla gelosia e all’invidia; dalle chiacchiere malevole alla calunnia fino alla collera e all’insulto; e la rassegna potrebbe continuare.

Ma soprattutto non manca di denunciare le radici profonde di tali com portamenti, che hanno la loro sede ultima nella superbia e nell’adesione allo spirito mondano - significativa è in proposito la formula ricorrente di «mondanità spiritua le» - nonché nella corsa al consumismo e alle mode, che alimentano sentimenti di rivalità e generano condizioni di oppressio ne per molti.

Il cuore attorno a cui ruota in positivo l’in tero edificio della morale cristiana è dun que per papa Francesco il comandamento nuovo, la carità, che ha il suo fondamento nella essenza stessa del mistero di Dio - il Dio Trinità che, secondo la definizione di Giovanni, non ha l’amore ma è Amore - e il suo paradigma comportamentale nella per sona di Gesù di Nazaret, il quale è venuto al mondo per servire e dare la vita.

L’insi stenza con cui ritorna nella riflessione del pontefice il riferimento a questo motivo ispiratore, che non ha il carattere di un sem plice precetto ma costituisce la chiave in terpretativa dell’intera condotta cristiana, sta a significare come ciò che conta nella valutazione del comportamento morale è la capacità del soggetto di uscire dalle stret toie dell’egoismo e dell’autoreferenzialità per fare di sé e della propria vita dono ai fratelli: «Chi cerca la propria vita, la perde rà; chi perde la propria vita, la troverà».

L’etica di papa Francesco è allora un’etica delle intenzioni profonde, del cuore o dello spirito, dell’opzione fondamentale; un’eti ca che, lungi dal rinunciare al radicalismo evangelico, lo propone con forza, senza al cuna esitazione, confidando nella capacità trasformativa della grazia e nell’opera rin novatrice del perdono.

Non è certo assente dalla lettura che il pontefice fa della realtà - anzi è da lui costantemente richiamata - la consapevolezza della debolezza e della precarietà della condizione umana: non solo per il limite connaturale allo stato di creaturalità, ma anche per la presenza del peccato, che esercita un forte condiziona mento sulle decisioni dell’uomo.

Di qui l’attenzione a non misurare soltanto i risultati conseguiti, ma a premiare lo sfor zo di chi si impegna a vincere il male e la sollecitazione ad andare costantemente avanti, facendo della propria esistenza un cammino di conversione permanente.

Di qui soprattutto l’annuncio, ripetuto con insistenza, di affidamento alla misericor dia di Dio, la cui porta è sempre aperta al l’accoglienza di chi riconosce la propria povertà e non esita ad abbandonarsi al l’azione dello Spirito. Affidamento reso possibile dall’incontro con una chiesa, che rinuncia all’esercizio del solo giudizio e si fa portatrice soprattutto dell’amore mise ricordioso del Padre.

«La Chiesa - scrive papa Francesco - deve essere il luogo della misericordia gratuita, dove tutti possano sentirsi accolti, amati, perdonati e incorag giati a vivere secondo la vita buona del Van gelo... Dobbiamo dare al nostro cammino il ritmo salutare della prossimità, con uno sguardo rispettoso e pieno di compassio ne, ma che nel medesimo tempo sani, liberi e incoraggi a maturare nella vita cristia na» (Evangelii gaudium, n. 184).

il primato dell’etica sociale

Se infine dal piano del metodo e dell’impo stazione di fondo si passa a quello dei contenuti ciò che risulta immediatamente evi dente è il primato che papa Francesco as segna alle questioni dell’etica sociale e po litica, lasciando in secondo piano temati che più strettamente connesse con l’etica della persona e delle relazioni intersogget tive - dalla sessualità alla famiglia alla vita
-  che hanno occupato uno spazio assai con sistente negli interventi dei pontefici pre cedenti. Vi è, anzi, talvolta persino la ten denza negli interventi del papa attuale a stemperarne l’importanza, rilevando la pre senza di un’ossessività patologica laddove si ritorna con troppa frequenza a parlarne.

La ragione di questa scelta va anzitutto addebitata alla provenienza geografica del Pontefice: l’appartenenza al continente la tino-americano, cioè ad un’area del mon do caratterizzata dalla presenza di gravi for me di povertà e di pesanti disuguaglianze sociali, ha senz’altro esercitato (ed eserci ta) un peso determinante sui suoi orienta menti etici.

Ma, al di là delle motivazioni sociologiche, la ragione più importante (e più profonda) di tale scelta è di natura teo logica o meglio ecclesiologica: fin dagli inizi del suo ministero papa Francesco ha voluto dare alla sua azione una chiara impronta riformatrice, contrassegnata dalla pro posta di «una chiesa povera per i poveri», riprendendo in questo un filone significa tivo di riflessione che, in occasione del Concilio, un gruppo consistente (sebbene minoritario) di Padri aveva sviluppato, ma che aveva trovato scarso sbocco nei testi ufficiali. L’adesione a questo modello di chiesa, sul quale il papa torna con insisten za, spiega il taglio non ideologico ma pie namente evangelico, e per questo radicale (è sintomatico che vi sia stato negli Usa chi è giunto impropriamente ad accusarlo di marxismo), delle prese di posizione in cam po sociale.

Molte sono le questioni esaminate, a tale proposito, da papa Francesco; esse spazia no dal piano delle opzioni individuali a quello degli interventi di carattere struttu rale.

Non manca infatti la denuncia esplicita di comportamenti soggettivi devianti, frequenti peraltro nel nostro paese, come il clientelismo, l’evasione fiscale (e l’elusio ne), l’omertà nei confronti delle varie for me di mafia, e molto altro.

Ma il pontefice prende soprattutto in considerazione alcu ne tematiche di ordine strutturale nelle quali le ingiustizie e le sperequazioni sono particolarmente evidenti: dalla situazione del mercato del lavoro, dove si va dalla drammatica riduzione dei posti - si pensi al livello allarmante raggiunto dalla disoc cupazione in Italia (e, più in generale, in Europa) - e dalla persistenza di quello che il papa definisce come «lavoro schiavo», cioè con salario indecoroso e con l’assenza della salvaguardia dei diritti fondamentali del lavoratore - alla denuncia della crisi ambientale, dove accanto alle responsabi lità strutturali, legate al modello di svilup po tuttora dominante, esistono le respon sabilità dei singoli dovute al consumo in controllato delle risorse; fino alla esplicita condanna dei focolai di guerra e alla pro clamazione del bene della pace.

alcune condizioni

Le condizioni, che il papa spesso richia ma come necessarie, sono, da un lato, la produzione di una cultura dell’incontro e del dialogo, che favorisca lo sviluppo di relazioni improntate alla reciproca cono scenza e al rispetto delle differenze, non ché volte alla ricerca della giustizia e del l’equità e, dall’altro, l’acquisizione di stili di vita, ispirati a valori come l’austerità, la sobrietà, la riduzione dei bisogni, l’uso parsimonioso delle risorse e l’attenzione agli sprechi come via per restituire valore ai beni relazionali e migliorare la qualità della vita.

Si tratta, secondo papa Bergo glio, di avere il coraggio di andare contro corrente, di non avere paura di affrontare situazioni nuove con spirito nuovo, uscen do dalle postazioni consolidate, dalle ap parenti sicurezze acquisite e ricercando ciò che davvero conta per il bene di tutti.

L’etica che il papa privilegia è, in definitiva, un’etica della missione, impegnata a dilatare creativamente gli spazi della libertà e del la solidarietà umana e finalizzata ad offrire a coloro che vivono in situazioni difficili, sia di ordine materiale che spirituale, un vero sostegno fraterno.

Di qui l’invito a uscire allo scoperto, accettando anche il rischio di sba gliare, per porsi incondizionatamente al ser vizio di quanti attendono dai credenti e dal la chiesa un segno di speranza per il futuro «Più della paura di sbagliare - afferma papa Francesco - spero che ci muova la paura di rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci trasfor mano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli, mentre fuori c’è una moltitudine affamata e Gesù ci ripe te senza sosta: Voi stessi date loro da man giare’ (Mc 6, 37)» (Evangelii Gaudium, n. 49).


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