FA UDIRE I SORDI E FA PARLARE I MUTI
di don Aldo Antonelli *
Il vangelo di domani narra di Gesù che restituisce la parola ad un balbuziente e gli ridona l’udito.
Il “miracolo”, come spesso avviene, potrebbe oscurare il significato profondo del messaggio.
Il miracolo, nella sua portentosità, affascina e imprigiona, trascina folle e le schiavizza, accende la fantasia e accieca l’intelletto.
Il miracolo può inquinare la fede dell’adulto.
In occasione della beatificazione di Padre Pio, il santo dei miracoli a buon mercato, Umberto Galimberti si chiedeva: «E’ questa la buona novella del Xmo o è il suo più radicale fraintendimento?».
Gesù stesso, come dicono molte volte i Vangeli, sembrava molto infastidito dai suoi miracoli, al punto da non sopportare più che glieli chiedessero. Parecchie volte, si capisce che vi vede una deriva pericolosa, e precisa che la fede deve precedere il miracolo, non succedergli.
I miracoli non valgono in quanto fatti straordinari, ma in quanto segni della misericordia di Dio! Quella misericordia cui spesso papa Francesco fa riferimento e che nel brano di questa domenica mette in evidenza come Gesù sia preoccupato di questo sordo balbuziente perché nella sua condizione non è più capace di comunicazione: è un essere “out”, un “fuori”, uno “scarto”.
Ecco quindi che gli ridà la capacità di ascoltare e di parlare; lo rimette in comunicazione con il mondo degli uomini e delle donne.
E’ quello che dovremmo fare noi come chiesa!
Padre Josè Maria Castillo, commentando questo brano del vangelo conclude così:
«L’attualità di questo vangelo è appassionante. Viviamo nella società delle tecnologie dell’informazione. Le tecnologie che ci riempiono di notizie, ma ci nascondono le verità. E soprattutto ci allontanano dalle persone, dai problemi delle persone, dal dolore e dalla gioia che vivono gli esseri umani. Sappiamo molto degli altri, ma non li conosciamo, i loro veri problemi non ci interessano, non ci importano, non li sentiamo come nostri. E così capita che ogni giorno siamo più soli. E finiamo con l’essere più egoisti. Oggi abbiamo un’eccellente “teoria di azione comunicativa” (J. Habermas). Ma di fatto l’informazione (manipolata) sta facendo ogni giorno più complicata la vera comunicazione che ci rende più trasparenti verso le persone. »
Anche Anzo Bianchi si domanda:«Ma cosa sarebbe una chiesa che sa dare l’ascolto a quelli che ne sono privi, che sa parlare a coloro ai quali nessuno parla? Cosa sarebbe una chiesa che sa dare la parola, che autorizza a prendere la parola il semplice fedele, a volte non istruito e incapace di prendere la parola in assemblea? Perché noi cristiani non diventiamo capaci di “logoterapia”, della quale vi è tanto bisogno nelle nostre comunità sovente mute, incapaci di esprimere un’opinione pubblica e, ancor più, incapaci di dare eloquenza alla loro fede, di annunciare la buona notizia che è nel cuore dei credenti? Sono troppi oggi i sordi balbuzienti che non sanno ascoltare gli altri e parlare loro, comunicando e instaurando una relazione. Nella comunità cristiana occorrerebbe pensare a questo elementare servizio di carità, prima di inventarsene altri...».
Buon fine settimana!
Aldo
* Testo inviato via mail