Roma 19 luglio 2006: la Costituzione è stata di nuovo violata La Camera approva i crediti di guerra
di Giovanni Sarubbi (www.ildialogo.org/editoriali, Giovedì, 20 luglio 2006)
Ieri 19 giugno 2006 la Camera dei Deputati ha approvato la mozione sul rifinanziamento di tutte le missioni militari italiane all’estero, compresa quella in Afghanistan dove, come in Iraq, è in corso una guerra che, come tutte le guerre, è cruenta e dove sono molto forti i segnali di una sua ripresa in grande scala. E la legge approvata alla Camera, prevede non una diminuzione del contingente italiano in Afghanistan ma un suo rafforzamento. I soldati che verranno ritirati dall’Iraq andranno in Afghanistan, come nel più classico gioco delle tre carte.
Il consenso parlamentare a questa sciagurata posizione che viola palesemente la Costituzione, è stato molto ampio: 549 voti a favore, solo 4 voti contrari. I 4 contrari sono tutti deputati di Rifondazione Comunista, uno di essi, Paolo Cacciari, nel corso della sua dichiarazione di voto, si è anche dimesso da deputato.
Nel suo breve intervento Paolo Cacciari, partendo da ciò che sta succedendo in questi giorni in Medio Oriente e rispondendo all’argomentazione che il documento approvato costituirebbe una posizione di mediazione in vista del ritiro dell’Afghanistan, ha detto: «Potremmo non avere a disposizione altri sei mesi per convincerci che non saranno mai gli interventi militari a portare stabilità, sicurezza, pace (per non parlare della "democrazia") né a "loro", né a noi. Dal Libano alla Siria all’Iran il passo della spirale si allarga paurosamente. Il nostro è, oramai, il tempo della guerra. La violenza, sotto qualsiasi forma, determina altra violenza.»
Crediamo sia molto significativo che a favore della legge abbiano votato sia il centrodestra che il centrosinistra. E’ il segno inequivocabile che a vincere è stato il partito trasversale delle armi, di coloro che sono legati a filo doppio con gli interessi del complesso militare-industriale statunitense che dalle guerre trae profitti e potere.
Non possiamo non nascondere la nostra profonda amarezza per tale scelta che sancisce una pesante continuità con il governo precedente. In Afghanistan si continuerà a morire e l’Italia sarà anch’essa responsabile di quelle morti perché ha scelto non la via dell’intervento pacifico (ospedali, scuole, ricostruzione...) bensì quello dell’intervento militare. E la continuità con il governo precedente la riscontriamo persino nel metodo usato per chiedere la prosecuzione dell’intervento, quello della bugia, che in questo caso è relativo al non potersi rifiutare un intervento in ambito ONU. Di seguito riprendiamo una serie di articoli che sbugiardano definitivamente tale falsità.
E che ci sia la voglia di partecipare alle guerre in corso lo si evince anche dalle dichiarazioni relative alla guerra che sta insanguinando ora il Libano. Subito l’Italia si è detta pronta ad inviare truppe, sempre con la scusa dell’ONU: la politica oramai la fanno i militari o, meglio ancora, gli amministratori delegati delle aziende che producono armamenti.
Ciò che sta accadendo in Medio Oriente rende sempre più evidente che guerra e terrorismo sono una cosa sola e che per fermare le guerre non c’è altro da fare che scegliere il disarmo, la chiusura di tutte le fabbriche di armi e scegliere la nonviolenza come metodo per risolvere i conflitti. E’ l’unica cosa che può consentire di evitare la catastrofe che minaccia l’intera umanità.
Non c’è più tempo. La guerra va fermata subito, sono illusorie e drammaticamente perdenti le vie “intermedie” che cercano mediazioni con chi dalla guerra trae profitti e potere. Nessuno poi si permetta di spargere lacrime di coccodrillo sui prossimi soldati che rientreranno morti in Italia. Con il voto di oggi il parlamento è il responsabile diretto di quei morti. E quei morti non saranno “eroi” o “martiri” ma solo vittime di un sistema sociale e politico che non tiene in alcun conto la vita umana e quella dell’intero universo.