TESTIMONI DEL ’900
Una folla enorme ha salutato l’«apostolo dei senza tetto», morto lunedì scorso a 94 anni. Insieme alle massime autorità nazionali tantissimi poveri cui aveva ridato speranza
L’ultimo abbraccio all’abbé Pierre
Nella cattedrale parigina di Notre Dame ieri i funerali del religioso. Tanta la gente rimasta fuori. Il cardinale Barbarin: la forza nel servire i poveri gli veniva dal dialogo quotidiano con Gesù
Da Parigi Daniele Zappalà (Avvenire, 27.01.2006)
Le massime autorità politiche e religiose francesi, i confratelli di Emmaus e, soprattutto, un’immensa folla silenziosa assiepata in gran parte all’esterno della Cattedrale di Notre Dame.
Sono stati in migliaia a rendere ieri a Parigi l’estremo omaggio alla salma dell’abbé Pierre, «apostolo dei senza tetto» che in vita non aveva mai rinunciato a tendere la mano agli esclusi. E non è un caso se, in mezzo alla commozione generale, gli occhi più luccicanti e i volti più sconsolati sembravano proprio quelli di tante persone «riscattate» dalla Fondazione Emmaus. Volti spesso gonfi e scavati dai morsi del freddo di chi aveva trovato nell’abbé un padre accogliente ancor prima che un formidabile avvocato.
Al cordoglio di tutti i presenti si è aggiunto quello di Benedetto XVI che, tramite il segretario di Stato Vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, ha inviato un telegramma al cardinale Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux e presidente della Conferenza episcopale francese. Un messaggio, letto durante la celebrazione, nel quale il Pontefice prega affinché il «Signore accolga nella pace del suo regno questo prete che in tutta la sua vita ha lottato contro la miseria».
La salma è giunta verso le 11 davanti al sagrato ed è stata poi accompagnata verso l’altare da tre familiari e tre «compagni» di Emmaus internazionale. Sopra la semplicissima bara sono stati posati la celebre mantellina e il copricapo scuri, oltre che le decorazioni pubbliche della République.
Le prime parole sono toccate ai presidenti del ramo francese e mondiale di Emmaus, che hanno ricordato il ruolo svolto dal fondatore fino all’ultimo. Se l’abbé non ha rifiutato in vita la prospettiva di funerali di Stato, ha spiegato Martin Hirsch il responsabile transalpino della Fondazione, è solo perché vedeva in ciò un’occasione per dare «forza supplementare alla lotta contro l’ingiustizia». Ma «il vero omaggio sarà di continuare la sua battaglia» ha concluso Hirsch, anticipando la promessa che ha poi voluto lanciare, a nome di tutti i compagni «giunti dai quattro continenti»: «Caro padre, siamo venuti qui per dirle arrivederci e dirle che continueremo sulla via che lei ha tracciato».
«L’abbé Pierre era un cristiano battezzato e i compagni di Emmaus ricordano questa luce che è stata portata dal Battesimo», ha detto durante l’Eucaristia l’arcivescovo di Parigi André Vingt-Trois sottolineando la continuità dell’apostolato cristiano dell’abbé, fin dall’impegno come novizio neppure ventenne nell’Ordine dei Cappuccini che ha preceduto di diversi anni le prime responsabilità pastorali nella diocesi di Grenoble.
L’omelia è stata pronunciata dal cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione e primate di Francia, che ha tratteggiato con affetto la figura dell’abbé Pierre a partire dalla sua infanzia. Quei primissimi anni di vita, ha ricordato il porporato, segnati dall’esempio di carità e di rigore morale del padre Antoine che un giorno lanciò al piccolo una folgorante domanda: «E gli altri non contano per te?».
Quindi, rivolgendosi direttamente al religioso morto il porporato ha lanciato un vibrante appello: «Lei scompare e noi, come i discepoli di Emmaus, ripartiamo di buon passo, oggi, per testimoniare quest’amore e servire gli altri, fino al nostro ultimo alito». Barbarin ha infine ricordato che l’eccezionale «energia» dell’abbé nell’azione di tutti i giorni al servizio dei poveri era il frutto esclusivo di una «conversazione quotidiana con Gesù». Il segreto del «dinamismo intrepido» del pellegrino ammirato in Francia e nel mondo non può avere altre origini e in proposito l’arcivescovo di Lione ha esclamato: «Grazie, Signore, di averci dato un tale fratello! Grazie, abbé Pierre, di averci dato un tale esempio». Emmaus, «la parola che ha segnato tutta la vita di colui che nacque 94 anni fa proprio a Lione col nome di Henri Grouès», significa anche «pasto», ha spiegato il cardinale Barbarin: «È il pasto che viviamo in questo momento a Notre Dame di Parigi, e l’abbé Pierre vi prende parte misteriosamente». Il cardinale Ricard, infine, ha ringraziato l’abbé per «aver suscitato ciò che c’è di meglio in noi».
Il corpo dell’abbé riposerà nel piccolo cimitero di Emmaus ad Esteville (dipartimento della Senna Marittima), luogo dove il padre cappuccino aveva vissuto a lungo soprattutto negli anni Novanta. La sepoltura è avvenuta nel pomeriggio in presenza di pochi intimi. Col vento gelido a ricordare ancora una volta la missione su terra dell’abbé.