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LA ’NDRANGHETA. LA CALABRIA E L’ITALIA....

’NDRANGHETA, PROBLEMA NAZIONALE. In un’intervista all’Adnkronos, il procuratore capo di Reggio Calabria spiega l’arresto del boss Candeloro Parrello: ’’Un risultato molto importante, ma è solo la punta dell’iceberg’’.

"Naturalmente l’azione repressiva non basta. Ci vuole la consapevolezza al di fuori della Calabria dell’entità del problema e serve in Calabria una reazione di tutta la società’’ (Giuseppe Pignatone).
lunedì 12 gennaio 2009 di Federico La Sala
[...] ’’In Calabria e in particolare nella provincia di Reggio - assicura il procuratore capo - gli organi dello Stato stanno producendo grossi sforzi e hanno raggiunto notevoli risultati in poco tempo con la cattura di numerosi latitanti e con il sequestro di beni dall’importo molto elevato. Naturalmente l’azione repressiva non basta. Ci vuole la consapevolezza al di fuori della Calabria dell’entità del problema e serve in Calabria una reazione di tutta la società’’.
’’In questo senso - (...)

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> ’NDRANGHETA, PROBLEMA NAZIONALE. ---- REGGIO CALABRIA. Arrestato il "re dei videopoker", Gioacchino Campolo. Sequestrati beni per 35 milioni di euro. Quasi certi legami con la politica locale, indagini su possibili relazioni con la ’ndrangheta

martedì 13 gennaio 2009

La Stampa, 13/1/2009 (10:10)

-  IN MANETTE RICCO IMPRENDITORE

-  Arrestato il "re dei videopoker"

-  La moglie e il figlio dell’imprenditore sono agli arresti dociliari

-  Sequestrati beni per 35 milioni di euro. Quasi certi legami con la politica locale, indagini su possibili relazioni con la ’ndrangheta

REGGIO CALABRIA Il 70enne Gioacchino Campolo, noto imprenditore del settore di giochi elettronici, è stato arrestato stamane dalla Guardia di Finanza del comando provinciale di Reggio Calabria. Inoltre, su disposizione della magistratura, gli sono stati sequestrati beni per oltre 35 milioni di euro. All’imprenditore sono inoltre stati sequestrati, su disposizione della magistratura, beni per oltre 35 milioni di euro con l’accusa di trasferimento fraudolento di valori. Tra i beni sequestrati anche due appartamenti di lusso a Roma e Parigi e circa altri 40 immobili.

L’operazione della Guardia di Finanza che ha portato all’arresto di Campolo rappresenta la prosecuzione dell’attività investigativa che nel luglio dello scorso anno aveva portato al sequestro di appartamenti di lusso, di locali adibiti a sale giochi e di un laboratorio per la riparazione di videogiochi. Nella circostanza i sigilli furono apposti anche ad un ex cinema, un teatro ed a diversi locali commerciali per un valore di 25 milioni di euro. L’attività, che si era conclusa nella scorsa estate, aveva consentito agli investigatori di scoprire una vera e propria organizzazione che aveva assunto il controllo totale sulle sale gioco e sul gioco d’azzardo della città.

Il meccanismo funzionava mediante l’utilizzo di «slot machine» contraffate che procuravano facili ed ingenti guadagni con la conseguente evasione delle imposte proprorzionalmente al numero delle giocate. I successivi controlli bancari e patrimoniali hanno accertato che gli indagati avrebbero riciclato i proventi della frode fiscale investendoli, appunto, nel settore immobiliare.

Un’ulteriore indagine sui trascorsi del 70enne ha evidenziato probabili rapporti anche con ambienti politici ed istituzionali di Reggio Calabria, oltre che con settori della criminalità, Gioacchino Campolo, il re dei videopoker arrestato stamattina dalla Guardia di finanza. Tra i beni sequestrati nel luglio scorso, infatti, l’ex Teatro Margherita era stato utilizzato come segreteria politica nel corso delle campagna per le elezioni amministrative di Giuseppe Scopelliti, attuale sindaco di Reggio Calabria mentre in un altro immobile è ubicata la sede del Tribunale di sorveglianza locale. L’ ipotesi che viene fatta dagli investigatori, inoltre, è che Campolo abbia utilizzato la sua attività imprenditoriale, con decine di milioni di euro movimentati ogni anno, per mettere in atto operazioni di riciclaggio in favore di alcune cosche della ’ndrangheta.

Soddisfatto del buon esito dell’operazione il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone: «Si tratta di un momento importante nell’aggressione dei patrimoni illeciti costituiti da imprenditori che, come Campolo, dichiarano al fisco molto meno delle somme che investono». Sui contatti con le cosche camorristiche Pignatone afferma:« Ci sono dichiarazioni di collaboratori di giustizia che affermano una contiguità di Campolo alla cosca De Stefano, ma su questo vi sono altre indagini in corso».


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