Margherita Sarfatti da un mito all’ altro
di Nello Ajello (la Repubblica, 22.12.2003)
Giornalista, critica d’ arte, corifea del fascismo nascente: Margherita Sarfatti (1883 - 1961) viene descritta in questo volume con molta passione. Si tralascia a bella posta il legame intimo fra la scrittrice - ebrea veneziana trapiantata a Milano - e Benito Mussolini. Simona Urso lavora a un ritratto culturale del personaggio, sul percorso da socialista a «donna-icona» del fascismo».
La Sarfatti conobbe infatuazioni febbrili - interventismo, femminismo, «modernismo» cattolico - e assunse a maestri Prezzolini, Ruskin, Carlyle. Dall’ Avanti! al Popolo d’Italia, dalla Voce ad Ardita, il suo progetto consisteva nel trasformare l’ estetica in una sorta di religione dello Stato nuovo incarnato da Mussolini.
Il «Novecento», la corrente da lei fondata nel 1922, adottò il futurismo come lievito contemporaneo per modernizzare la classicità romana. A quest’ ultima si rifaceva fin dal titolo il volume Dux (1926), precoce e fortunatissima icona biografica di Mussolini. Anzi, «doppia biografia»: di Mussolini e della Sarfatti insieme.
Il tramonto della scrittrice si profila quando la politica culturale del regime «adulto» diventa un compito da apparato; e si concluderà con le leggi razziali.
In un libro - testamento della Sarfatti, L’ America alla ricerca della felicità (1937), il mito eroico da lei fabbricato per il dittatore italiano troverà una reincarnazione imprevista: Roosevelt.
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Simona Urso Margherita Sarfatti, dal mito del duce al mito americano Marsilio pagg. 240 euro 21,00
NELLO AJELLO