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"VINCERE". Il film di Marco Bellocchio sarà presentato a Cannes. Racconta un duce inedito. Di una donna perseguitata e del figlio Benito Albino

MUSSOLINI, IDA DALSER, E BENITO ALBINO MUSSOLINI: UNA TRAGEDIA ITALIANA. Sul film di Marco Bellocchio, una nota di Michele Anselmi, un’intervista al regista di Aldo Cazzullo, e una nota di Malcom Pagani - a cura di pfls

Ida fu sua moglie, sempre. «Accusò il fratello Arnaldo». Lo stesso che sulla Gazzetta Ufficiale mutò l’identità di Albino «Gli fece assumere un altro cognome. Cambiò la vita di una persona e quella di una nazione».
giovedì 7 maggio 2009 di Federico La Sala
[...] Racconta Bellocchio che il finale è cambiato rispetto al progetto. «Pensa­vo di chiudere il film con una scena am­bientata dopo la Liberazione: il cogna­to di Ida Riccardo Paicher, l’uomo che non aveva saputo difenderla, esce da un cinema richiamato dalle sirene del­la polizia, assiste agli scontri di un cor­teo politico con le bandiere rosse e tut­to, e soccorre una ragazza ferita. Poi mi sono detto che il film non meritava un finale consolatorio. È una tragedia, e così deve finire» (...)

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> “MADDALENA SANTORO -- Margherita Sarfatti da un mito all’ altro (di Nello Ajello)

venerdì 10 febbraio 2017

Margherita Sarfatti da un mito all’ altro

di Nello Ajello (la Repubblica, 22.12.2003)

Giornalista, critica d’ arte, corifea del fascismo nascente: Margherita Sarfatti (1883 - 1961) viene descritta in questo volume con molta passione. Si tralascia a bella posta il legame intimo fra la scrittrice - ebrea veneziana trapiantata a Milano - e Benito Mussolini. Simona Urso lavora a un ritratto culturale del personaggio, sul percorso da socialista a «donna-icona» del fascismo».

La Sarfatti conobbe infatuazioni febbrili - interventismo, femminismo, «modernismo» cattolico - e assunse a maestri Prezzolini, Ruskin, Carlyle. Dall’ Avanti! al Popolo d’Italia, dalla Voce ad Ardita, il suo progetto consisteva nel trasformare l’ estetica in una sorta di religione dello Stato nuovo incarnato da Mussolini.

Il «Novecento», la corrente da lei fondata nel 1922, adottò il futurismo come lievito contemporaneo per modernizzare la classicità romana. A quest’ ultima si rifaceva fin dal titolo il volume Dux (1926), precoce e fortunatissima icona biografica di Mussolini. Anzi, «doppia biografia»: di Mussolini e della Sarfatti insieme.

Il tramonto della scrittrice si profila quando la politica culturale del regime «adulto» diventa un compito da apparato; e si concluderà con le leggi razziali.

In un libro - testamento della Sarfatti, L’ America alla ricerca della felicità (1937), il mito eroico da lei fabbricato per il dittatore italiano troverà una reincarnazione imprevista: Roosevelt.

*

Simona Urso Margherita Sarfatti, dal mito del duce al mito americano Marsilio pagg. 240 euro 21,00

NELLO AJELLO


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