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IL MONOTEISMO DEL "PARTITO DELL’AMORE" E DEL DENARO (Benedetto XVI, "Deus caritas est", 2006) NON E’ IL MONOTEISMO DELL’AMORE ("Deus charitas est": 1 Gv., 4.8) DEI NOSTRI PADRI E DELLE NOSTRE MADRI E DELLA COSTITUZIONE. E IL "LOGOS" NON E’ UN "LOGO"!

IL VATICANO E IL "BERLUSCONISMO" DELLA PAROLA. BENEDETTO XVI: "L’IDEA DI UGUAGLIANZA DEMOCRATICA E’ FIGLIA DEL MONOTEISMO EVANGELICO". MA - COME SI SA - NON DEL MONOTEISMO CATTOLICO-COSTANTINIANO!!! Il discorso del Papa ai membri della Commissione teologica internazionale - a c. di Federico La Sala

(...) sappiamo bene che la parola «logos» ha un significato molto più largo, che comprende anche il senso di «ratio», «ragione». E questo fatto ci conduce ad un secondo punto assai importante (...)
domenica 5 dicembre 2010 di Federico La Sala
[...] Contemplazione di Dio rivelato e carità per il prossimo non si possono separare, anche se si vivono secondo diversi carismi. In un mondo che spesso apprezza molti doni del cristianesimo - come per esempio l’idea di uguaglianza democratica senza capire la radice dei propri ideali, è particolarmente importante mostrare che i frutti muoiono se viene tagliata la radice del l’albero. Infatti non c’è giustizia senza verità, e la giustizia non si sviluppa pienamente se il suo orizzonte è (...)

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> IL VATICANO E IL "BERLUSCONISMO" DELLA PAROLA. ---- Dal Vaticano, via libera al cavalier...Berlusconi e Bertone si sono rassicurati a vicenda sulla governabilità, sulla solidità del dialogo tra la la Santa Sede e il governo (di Giacomo Galeazzi).

venerdì 10 dicembre 2010

Via libera al Cavaliere (almeno in Vaticano)

di Giacomo Galeazzi (La Stampa, 10.12.2010)

Ha regalato ai novelli principi della Chiesa una preziosa croce pettorale promettendo che da un salesiano come lui non dovranno mai temere politiche o leggi ostili. Silvio Berlusconi ha garantito che il suo governo «mai agirà contro la Chiesa», si è detto «molto ottimista» sul «passaggio parlamentare» di martedì, ha rivendicato il proprio ruolo nell’avvicinare la Russia all’ Ue e gli ortodossi ai cattolici. Da parte sua il braccio destro del Papa, Tarcisio Bertone, ha ringraziato l’esecutivo per aver recepito le indicazioni della Santa Sede sui temi eticamente sensibili (vita, famiglia, istruzione) e ha definito eccellente lo stato delle relazioni tra le due sponde del Tevere. Un esplicito riconoscimento che, a pochi giorni dal «redde rationem» della fiducia, offre una rilevante sponda al presidente del Consiglio. Un chiaro segnale del favore con cui la Segreteria di Stato guarda all’esecutivo e diffida dei «salti nel buio».

Alla colazione di lavoro all’ ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, il Segretario di Stato ha presentato al premier i dieci nuovi cardinali italiani festeggiando con loro Antonio Zanardi Landi, l’uomo-ponte tra Vaticano e governo, promosso a Mosca. Prendendo spunto dal trasferimento in Russia del suo mediatore nei Sacri Palazzi, Berlusconi ha illustrato al vertice della Curia Romana l’importanza geopolitica e anche interconfessionale del legame con «l’amico Putin», ha assicurato per il resto della legislatura «ancora maggiore attenzione» alla salvaguardia dei valori cattolici, poi ha lasciato ai più stretti collaboratori la spiegazione delle linee d’azione ai loro «omologhi» d’Oltretevere.

Al momento del caffé si è concesso una battuta: «Se non ottengo la fiducia, è la volta buona che finalmente potrò riposarmi un po’». Quindi, Letta ha evidenziato la positiva cooperazione tra Stato e Chiesa per il bene comune in un momento difficile di crisi economica mondiale, Tremonti si è soffermato sulle misure di sostegno ai nuclei familiari come strumento politico di gestione delle difficoltà finanziarie e strumento di progresso sociale, Frattini ha ricordato l’impegno italiano nelle sedi internazionali contro le persecuzioni dei cristiani, la Gelmini ha esposto le novità della riforma universitaria derubricando le manifestazioni studentesche a «protesta di fuori corso». Insomma, tutt’altro che un «clima di smobilitazione».

Berlusconi e Bertone si sono rassicurati a vicenda sulla governabilità, sulla solidità del dialogo tra la la Santa Sede e il governo e, «nell’ interesse dei cittadini», sulla tenuta del sistema Paese nel complesso quadro planetario. Assente («per impegni a Genova») Bagnasco, capo della Chiesa italiana e titolare delle relazioni con l’esecutivo.

Anche stavolta (come già al ricevimento in nunziatura) si è fatto sostituire dal segretario generale Crociata, segno di un approccio più defilato rispetto all’asse di ferro Bertone-Berlusconi. In Cei ritengono rischioso appiattirsi su un’unica leadership e non escludono, in caso di bisogno, la prospettiva di un governo d’emergenza guidato da una figura più tecnica e «super partes». Dalle gerarchie ecclesiastiche (concordano Segreteria di Stato e Conferenza episcopale) non arriverà alcun avallo al terzo polo . Un «non possumus» dovuto alle posizioni laiciste di Fini su testamento biologico, procreazione assistita e riconoscimento giuridico delle coppie di fatto. Al premier, però, viene richiesto uno sforzo supplementare per dare espressione alle istanze cattoliche attraverso l’introduzione del quoziente familiare, nuove politiche di accoglienza e di integrazione degli extracomunitari.

Al di là di qualche entusiasmo sopra le righe (come la speranza di agevolare lo storico incontro tra il Papa e il patriarca russo Kirill), il Berlusconi-pensiero ha fatto breccia tra i porporati. Dalla Curia non ci saranno appoggi all’intesa Udc-Fli, anzi si farà ulteriore pressing su Casini nell’eventualità di un Berlusconi bis o di una «fase due» del governo «più moderata» e depurata dagli slanci antiimmigrazione della Lega (ieri assente a Palazzo Borromeo).


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