I cattolici e il caimano
di Silvia Ballestra (l’Unità, 11 aprile 2011)
Forse è troppo chiedere ai cattolici italiani di comportarsi come una categoria politica, seppur molto vasta e diffusa nella società. E quindi sarebbe forse fuori luogo pensare a una mobilitazione, che so, a una manifestazione di cattolici, o a una grande adunata. L’ultima che si ricorda è quella del Family Day dove decine di leader cattolici con due o tre famiglie si precipitarono in cerca d’applausi.
Eppure sarebbe bello vedere un sussulto identitario dei cattolici italiani, sapere cosa pensano davvero, cosa sentono nel loro intimo, quando vedono Silvio Berlusconi vantarsi di rappresentare i valori cristiani. “Sono qui a rappresentare la maggioranza del popolo italiano che crede nella tradizione cristiana. Questi valori non potranno mai essere sconfitti”, ha detto l’altro giorno davanti ai seguaci del ministro Rotondi. E poi, tra un’invocazione al Signore (“Al buon Dio chiedo di dare uno sguardo dall’alto perché abbiamo bisogno anche di lui per riuscire”) e una promessa a Giovanardi (“Se Tremonti non trova cinquanta milioni per la famiglia te li do di tasca mia”), ha molto apprezzato che dalla platea gli ha gridato “Santo subito”.
Per una volta niente barzellette zozze con bestemmia allegata, niente doppi sensi e ammiccamenti sessuali. Qualche tempo fa fece rumore sui giornali la decisione di Telecom di sostituire Belen come testimonial: si disse che non era gradita alle famiglie italiane, poco adatta ai loro valori. E Silvio sì, invece? Davvero i cattolici italiani possono tollerare un simile testimonial? Un devoto così furbetto? Forse anche per loro sarebbe ora di dire: quel signore non ci rappresenta.