Don Seppia confessa
"Sono sieropositivo"
Il sacerdote si sente minacciato dagli altri detenuti di Marassi. Chiede il trasferimento e ammette la sua malattia. Ora potrebbe essere accusato anche di lesioni. In manette il suo sodale ex seminarista. Nuovo inquisito: è il diciottenne straniero che procacciava minorenni ai due pedofili
di DONATELLA ALFONSO e GIUSEPPE FILETTO *
Cocainomane, tossicodipendente e anche sieropositivo. Lo avrebbe confessato lui stesso, il prete accusato di pedofilia, don Riccardo Seppia: al medico del carcere di Marassi, sabato scorso, durante la prima visita, quando ha chiesto una perizia psichiatrica. La notizia è filtrata soltanto ieri ed inevitabilmente costringe i carabinieri del Nas ad un approfondimento di indagine in questa direzione. Soprattutto perché scatena un allarme sociale. I diversi rapporti sessuali non protetti del sacerdote, che avrebbe abusato di minori, avrebbero potuto trasmettere la malattia ed allora per lui si profilerebbe un altro capo di imputazione: le lesioni che si andrebbero ad aggiungere ai reati di cessione di cocaina, di violenza sessuale e di induzione alla prostituzione minorile.
Il difensore del prete, Paolo Bonanni, non rilascia commenti al riguardo, ma fa sapere delle minacce che don Riccardo riceve in cella. La legge del carcere non perdona la pedofilia, tanto che il sacerdote della chiesa di Sestri Ponente, quartiere industriale di Genova, ha rinunciato anche all’ora d’aria e ieri ha chiesto un incontro con il direttore dell’istituto di pena. "Mi ha esposto le sue paure, che poi non sono altro che quelle scaturite dagli insulti - si limita a dire Salvatore Mazzeo - cercheremo un’altra sede, forse Sanremo, dove potrebbe essere trasferito entro lunedì".
La vicenda assume sempre più le dimensioni di un "verminaio", di pedofilia, cocaina e soldi, al quale ieri è stato alzato di nuovo il coperchio. Un quarto indagato genovese (l’ottavo compresi quelli che sono iscritti dalla procura di Milano) si aggiunge al fascicolo in mano al pm Stefano Puppo e trasmesso per competenza dai colleghi del capoluogo lombardo. Di induzione alla prostituzione e di favoreggiamento deve rispondere il giovane egiziano che nell’ottobre scorso aveva ancora 17 anni e che era stato abusato sessualmente sia dal parroco che dal suo amico ed amante Emanuele Alfano, ex seminarista.
Il nordafricano da vittima quando era minorenne ora deve rispondere penalmente. Il pm lo ha aggiunto ieri, subito dopo avere interrogato Alfano in carcere, accusato anche lui di induzione alla prostituzione e favoreggiamento (tranne la cessione di cocaina). Il magistrato lo ha fatto dopo 5 ore di interrogatorio dell’ex seminarista, arrestato giovedì pomeriggio mentre si preparava a partire per una crociera sul Mediterraneo. Sulla nave finalmente aveva ottenuto un contratto da croupier, sua grande aspirazione.
Secondo fonti investigative quello di ieri nel carcere di Marassi, in presenza dell’avvocato Andrea Trucchi, è stato un colloquio molto proficuo: l’ex seminarista starebbe collaborando con la magistratura e pare intenzionato a vuotare il sacco. Intanto, don Seppia, dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere al gip Annalisa Giacalone quando ha varcato la soglia di Marassi, ha deciso di farsi sentire dal pm, che oggi lo interrogherà nuovamente in carcere.
Dall’altra parte, ieri pomeriggio nella sede del Nas di Genova altre persone informate sui fatti (per ora testimoni) sono state sentite dai carabinieri ed è stato riascoltato, in presenza del suo difensore, il diciottenne egiziano. Quest’ultimo sarebbe stato uno dei partecipanti, ma anche figura di rilievo nei festini di coca e sesso organizzati da don Seppia a da Alfano: prima come giovinetto reclutato negli ambienti del centro commerciale "La Fiumara", terreno di "caccia" dove il seminarista andava a cercare prede per sé e per il parroco. A sua volta il nordafricano sarebbe diventato procacciatore di bambini, pagati a 50 euro a prestazione. Sarebbe colui che ha distribuito i "pizzini", i bigliettino con i numeri di telefono del parroco e del sedicente croupier. Tanto che ad Alfano si attribuisce pure l’induzione alla prostituzione nei confronti di un tredicenne.
* la Repubblica, 20 maggio 2011