Sciopero generale e corteo domani mattina: da piazza Esedra a piazza San Giovanni
Alla vigilia della manifestazione una lettera di operai di Pomigliano: basta attaccare il Lingotto
La Fiom a Roma «Per i diritti di tutti anche dentro la Fiat»
Alla vigilia della manifestazione della Fiom di Roma, alcuni operai di Pomigliano scrivono una lettera sorprendente: basta parlare male della Fiat, così le macchine non si vendono e chiudiamo davvero.
di Marco Tedeschi (l’Unità, 08.03.2012)
Al centro dello sciopero generale indetto per domani a Roma dai metalmeccanici Fiom, c’è il tentativo di «non lasciare soli i lavoratori della Fiat e di impedire che quel modello si estenda», come ha spiegato Maurizio Landini. Il Lingotto insomma è al centro della chiamata alla mobilitazione, insieme alla riconquista del contratto nazionale, del lavoro, ai giovani e alla richiesta al governo di politiche più equilibrate, che si discostino dall’intervento sulle pensioni o dalla strada che si sta intraprendendo sull’articolo 18.
TUTE BLU NELLA CAPITALE
Le tute blu Cgil saranno in sciopero e in corteo a Roma. Si troveranno domani alle 9,30 in piazza della Repubblica per sfilare fino a piazza San Giovanni, dove dopo gli interventi dei lavoratori e degli esponenti dei movimenti, tra i quali i No-Tav, chiuderà Maurizio Landini. Sono attesi almeno 600 pullman da tutta Italia, anche da Bologna, dove ieri i metalmeccanici Cgil denunciavano che alla Magneti Marelli l’azienda avrebbe minacciato provvedimenti nei confronti di chi parteciperà allo sciopero. Ma alla vigilia dello sciopero Fiom arriva una lettera che sembra ispirata dai sindacati che hanno firmato l’accordo, e non avrà fatto certamente piacere ai metalmeccanici di Maurizio Landini, da tempo in conflitto aperto con il Lingotto, ma sempre dalla parte dei lavoratori, anche quelli che non sono iscritti al suo sindacato..
Ufficialmente l’hanno firmata cassintegrati e dipendenti del Vico di Pomigliano D’Arco, lo stabilimento del napoletano che per primo, con il referendum voluto dalla casa torinese, ha accettato le condizioni imposte da Marchionne per garantire gli investimenti nelle fabbriche del Paese. Scrivono a Monti e alla stampa gli operai, chiedono una maggiore «imparzialità da parte di molti rappresentanti della stampa e dei media», perché la «vicenda Pomigliano è strumentalizzata in ogni dove, creando divisioni nell’intera classe operaia». «Vogliamo ricordare sostengono i firmatari della lettera che parlare male della Fiat significa far odiare il prodotto, e se l’opinione pubblica odia la Fiat non compra auto prodotte in Italia, e ciò comporterà la reale chiusura di fabbriche e di conseguenza la reale possibilità di perdita di posti di lavoro».
LE ULTIME INDISCREZIONI
Il riferimento è ovviamente alle ultime indiscrezioni, smentite poi dallo stesso Marchionne, secondo cui il Lingotto avrebbe previsto la chiusura di due stabilimenti italiani se le condizioni di mercato lo avessero reso necessario. Nella lettera, che sta circolando in rete e nello stabilimento per una raccolta firme (sarebbero già un centinaio), gli operai criticano il lavoro di alcune trasmissioni televisive e di alcuni giornali, che avrebbero descritto l’accordo sottoposto a referendum nello stabilimento campano come un’intesa che «straccia la Costituzione, toglie i diritti, e che ci vede passare come uomini e donne privi di ogni dignità e coraggio».
E invece, dice all’Ansa uno di loro, «vorremmo precisare che la malattia ci è consentita, la mensa è sempre aperta, i 10 minuti di sosta in meno vengono pagati, i 18 turni esistevano anche nel vecchio contratto nazionale del lavoro, e possiamo scioperare quando vogliamo».